LE OPUNZIE DEI CAICO
Siamo nel febbraio del 1868. Sindaco di Montedoro era
Onofrio Caico, mentre il cugino Cesare era assessore comunale e
consigliere provinciale.
Giorgio Caico chiedeva al cugino Cesare di non continuare a bruciare lo
zolfo estratto dalla sua miniera di Piano di corsa (Stazzone) perché
inquinava il suo terreno limitrofo, rovinandone le colture. Infatti
aveva fatto seminare una palizzata di opunzie (fichi d'india) ed
invocava la legge vigente.
Cesare "se ne frega" e continua imperterrito a bruciare gli
zolfi nei suoi calcheroni.
Giorgio si rivolge al Prefetto, dal comune gli risponde Pappalardo
(consigliere anziano), che da ragione a Cesare. Interviene pure il Corpo
delle miniere il cui ispettore "constata che indubbiamente le
foglie di fico d'india furono piantate nei ginesi (in cui non si sa come
potranno mettere radice e vegetare) da pochissimo tempo e soltanto per
avere un pretesto, in verità poco serio, onde insinuare il già citato
ricorso".
Lotta tra familiari, in palese conflitto d'interesse!
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Giorgio Caico scrive al Prefetto |
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La risposta del Comune |
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Interviene il Corpo delle Miniere |
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