TESTAMENTO DI LINA
CAICO
Lascio tutto quello che possiedo, terre e case,
compreso quello che contengono la case dove dimoro a Montedoro e le sue
adiacenze, e quel che contiene la mia camera a Palermo, a Laura Mangione
da molti anni mia carissima amica che considero mia figlia, la quale
durante la mia lunga infermità si è dedicata a me assistendomi
materialmente e dandomi la migliore compagnia spirituale. Non lascio
nulla dei miei beni immobili alla mia sorella Letizia (ringraziando suo
marito di avere amministrato per me per tanto tempo) perché ella è
molto più ricca di me, ma desidero che scelga quelli che più le
piacciono tra i miei libri e qualunque tra gli oggetti che adornano la
mia camera (quelle a Montedoro e quella a Palermo). Prego Laura di dare
uno di questi oggetti miei, o uno di questi miei libri, in mio ricordo,
alle sue sorelle Sofia ed Eva, ai suoi quattro nipoti, a mia sorella
Giulia, a mio fratello Federico a mia nipote Dionisia, a mia nipote
Lauretta, quando sarà possibile mandarglielo, alle me amiche ed ai miei
amici. Per questi piccoli ricordi, se non bastano gli oggetti, ci sono
anche i libri. A Giulia rimetto tutti i debiti che ha verso di me. E
prego Laura di dare per me mille lire a Dionisia, non subito, ma al
tempo della vendita del possibile raccolto. Io temo di essere sepolta
prima di essere morta, e se non è possibile tenere in casa il
mio corpo sino a che si manifestino segni certi e sia cominciata la
corruzione, voglio che mi siano tagliate le vene prima di seppellirmi.
Prego tutti di perdonarmi le mie mancanze e ringrazio tutti per la
bontà usatami, sicura di vedere quelli che io amo e che mi amano. Dio
sia ringraziato per la mia vita e per la mia morte. Nelle partecipazioni
nel giornale mettere in fine tra virgolette: "Datemi fiori non
della terra ma del cielo".
Lina Caico
Montedoro, 2 Novembre 1941