Settimana Santa
La Settimana Santa a Montedoro è iniziata con la Festa delle palme, il
13 aprile quando un numeroso gruppo di fedeli, molti dei quali ragazzi,
con palme intrecciate in varie fogge e rametti d'ulivo, si sono radunati
presso l'edicola del Santissimo Sacramento, ai piedi della collinetta
del Calvario. Qui il parroco, circondato dai "fratelli"
dell'ex confraternita, (Salvo Gaetano, Duminuco Dario, Marranca
Alessandro, Lombardo Calogero, Bufalino Nicolò, Galante Calogero,
Mantione Giuseppe, Piazza Andrea, Morreale Enrico, Puma Calogero,
Marranca Giuseppe), ha proceduto alla benedizione. Poi, ha preso inizio
una processione festante, sia per i canti di lode a Gesù che per le
palme e i rametti di ulivo, che molti portavano in mano, per le vie del
paese fino a raggiungere la chiesa.
Il portone, come vuole la consuetudine che risale a Ludovico il Pio,
figlio di Carlo Magno, era chiuso e dall'interno della chiesa, il gruppo
del Lamentatori ha cantato il "Gloria laus et honor tibi sit, Rex
ChristeRedemptor; Cui puerile decus prompsit Hosanna pium" (Gloria,
lode e onore a Te sia, Re Cristo Redentore; cui lo stuolo dei fanciulli
cantò l'Osanna pio) ecc, composto da Teodolfo. Dopo, il
"fratello" che portava la croce ha bussato tre volte e il
portone è stato aperto e tutti sono entrati in chiesa per partecipare
alla solenne Messa delle Palme.
Il gruppo dei Lamentatori di Montedoro, la sera prima, nei locali del
Centro sociale aveva eseguito il "Gloria", durante una
Rassegna internazionale del canto devozionale nell'area del Mediterraneo
intitolata "II canto dell'anima", organizzata
dall'Associazione Culturale Musicale di Caltanissetta. Sono intervenuti
anche un gruppo di lamentatori della Confraternita della Madrice di
Mussomeli, i fratelli Mancuso di Sutera ed il gruppo vocale e
strumentale Faraualla di Bari.
Il Giovedì Santo è stato caratterizzato dalla Messa "in coena
Domini" con la lavanda dei piedi da parte del celebrante ai
"fratelli" in camice bianco e "la tavula", in
ricordo dell'ultima cena, nell'attiguo Salone parrocchiale, dove è
stata imbandita una tavola con pane "scanato" a forma di
corona, ceci, mandorle, noci, dolcini, finocchi, arance ed una pecorella
di zucchero e vino. Dopo la benedizione del sacerdote si è svolta la
"truscia": le cibarie sono state raccolte in un fazzoletto
"truscia"e messe in un sacchetto e sono state portate a casa
per poi, essere distribuite ai parenti ed ai vicini di casa.
Il gruppo dei Lamentatori ha cantato il "Pange lingua" l'inno
alla Santissima Eucaristia ed il" Giuda" di Diego Nicolaci. A
tutti i presenti sono stati distribuiti pezzettini di pane benedetto. La
sera, dopo le 21, in chiesa, vi è stata l'adorazione comunitaria
intervallata dai canti dei lamentatori. Il Venerdì Santo è stata la
giornata più significativa della settimana santa montedorese. Nel primo
pomeriggio, Gesù nell' Urna è preceduto dai "fratelli" in
camice bianco e mozzetta rossa, da un gruppo di lamentatori (Pace
Giuseppe, Randazzo Angelo, Pace Calogero, Milazzo Giuseppe, Mantiene
Vincenzo, Alba Salvatore) che eseguono: "Giuda", "O vos
omnes", "Popule meus" e dal sacerdote, mentre, per altra
via, la Madonna Addolorata è accompagnata dagli ex minatori, da un
gruppo di "virgineddri" (Rachele Salvo, Felicia Milazzo, Rosa
Elisa Licata, Eliana Buccoleri, Stefania Salvo, Giada Galletti,
Salvatrice Nugara, Maria Teresa Sferrazza, Adele Montagna, Federica
Puma), vestite a lutto, con abito nero e veletta in testa, e con in mano
dei vassoi, pieni di "balicu" fiori spontanei di colore viola,
con i segni della crocifissione, e un secondo gruppo di lamentatori (Randazzo
Rosario, Randazzo Salvatore, Milazzo Giovanni, Randazzo Calogero) che
eseguono "Maria passa di la strata nova". Poi le due
processioni confluiscono in una sola e lentamente, mentre i lamentatori
cantano lo "Stabat Mater", "Croce ingrata", "Gesù
le dure spine", "Voi che versate lacrime". Si sale la
stradella che porta al Calvario dove il Cristo è messo in croce, mentre
la Madonna Addolorata è collocata nella cappelletta sottostante.
Durante tutta la processione mancava la tromba che suonasse una sola
nota lancinante alternandosi con il suono cadenzato di un tamburo. Dopo
la crocifissione i fedeli hanno reso omaggio al Crocifisso prostrandosi
ai suoi piedi e baciandolo. La sera, dopo le ore venti, c'è stata la
Scinnenza e la commovente deposizione di Gesù nell'Urna, mentre le
donne hanno impregnato di essenze profumate il suo corpo. Ha preso,
quindi, l'avvio la processione dell'Urna e della Madonna Addolorata fino
a raggiungere il centro storico e poi seguire le vie dei santi, sempre
accompagnata dal canto dei Lamentatori, per concludersi in chiesa dopo
una breve omelia del parroco e il canto finale dei lamentatori "Voi
che versate lacrime".
Il sabato sera i Lamentatori, nel centro sociale, hanno cantato alcuni
brani delle lamentazioni a degli ascoltatori insoliti, una delegazione
del comune di Saint Nicolas del Belgio ospiti del comune di Montedoro.
La Domenica di Pasqua, intorno alle ore dieci, nella Piazza Umberto, le
statue del Cristo risorto e della Madonna sono state posizionate, uno di
fronte all'altra, alle estremità della piazza, nascoste da un telo. Il
San Giovanni, il bambino Orazio Salvo di Faustino, vestito di una tunica
bianca con una fascia rossa a tracolla ed un'aureola in testa, ha
percorso tre volte la distanza che separa le due statue in mezzo a due
ali di folla. Alla fine i teli sono stati rimossi e le due statue sono
state fatte "incontrare" al centro della piazza e dopo tre
baci si è sviluppata una processione, tra canti di gioia per "Le
vie dei santi", che si è conclusa in chiesa.
Pasqua 2002
La tradizionale Settimana Santa, a Montedoro, ha perpetuato gli antichi
riti, essenziali nelle manifestazioni esterne, pieni di significato,
tali da coinvolgere la maggioranza della popolazione.
La Domenica delle Palme, intorno alle ore dieci, vi è stato il raduno
di molti fedeli, presso l'edicola del Santissimo Sacramento, di fronte
al rifornimento della Q8, dove il parroco ha benedetto le palme e i rami
d'ulivo. Ha preso inizio la processione, composta in maggioranza da
ragazzi, durante la quale sono stati cantati diversi inni sacri, fino ad
arrivare sul sagrato della chiesa, dopo avere percorso le vie Cavour,
Garibaldi, Roma, Vitt. Emanuele, Cavour e Piazza Umberto. Qui si è
ripetuta la millenaria tradizione: si è bussato tre volte al portone
chiuso ed ogni volta, dall'interno della chiesa, rispondeva il coro col
canto del "Gloria Laus et honor". Alla fine è stato aperto il
portone e tutto il popolo di Dio è entrato, volendo significare
l'entrata della chiesa militante nel Paradiso dove il coro degli angeli
cantava le lodi a Dio.
Quindi è stata celebrata la solenne messa della Domenica delle Palme.
Le celebrazione della Settimana Santa è continuata il Giovedì Santo
con la solenne messa in "Coena Domini" e la lavanda dei piedi
ai "fratelli" della confraternita del Santissimo Sacramento.
Dopo la solenne liturgia, nel salone parrocchiale, "i
fratelli", vestiti sempre con la caratteristica divisa costituita
dal camice bianco, dalla mozzetta rossa e dal medaglione con l'insegna
della Confraternita costituita nel 1754, hanno preso pósto nella Tavola
apparecchiata con un pane a forma di corona, un'arancia, un finocchio,
una pecorella di zucchero, dei vassoi con mandorle, noci, ceci, dolcini
e cioccolatini, delle bottiglie di vino con i rispettivi bicchieri. Dopo
la benedizione della tavola, da parte del sacerdote, e, mentre il Coro
dei Lamentatori eseguiva il "Pange lingua", ogni
"fratello" ha preso la sua parte mettendola nella "rizzimedda",
cioè un grande tovagliolo di stoffa, e a tutti i presenti sono stati
distribuiti pezzettini di pane benedetto e ceci. Fino agli anni
cinquanta la "Tavola" veniva apparecchiata nel coro della
chiesa. La sera, in chiesa, durante la liturgia della veglia, i
lamentatori hanno cantato diverse parti delle lamentazioni, mentre ai
piedi dell'altare sono stati deposti i "piatti" con i "lavuredda"
cioè chicchi di grano germinati segno della vita nuova, della
resurrezione. Il Venerdì Santo è il giorno nel quale le funzioni sacre
esterne assumono un valore ed un significato corale di partecipazione al
mistero della morte in croce del Cristo.
Nel pomeriggio prende avvio la processione dalla chiesa che si divide in
due percorsi diversi: una con la Sacra Urna, portata a spalla da un
gruppo di giovani, con il sacerdote, i "fratelli", i
tamburinai ed un trombettista, mentre l'altra con la Madonna Addolorata,
portata a spalla dagli ex minatori con l'elmetto in testa, "li
virgineddi", che recano in mano dei vassoi con i segni della
crocifissione, e un tamburinalo. Per ogni processione un gruppo di
lamentatori cantano varie parti tra le quali: il Giuda, È cunnannatu,
Maria passa, Vexilla regis, O vos omnes, Stabat Mater. Il primo gruppo
era costituito da Randazzo Rosario, Milazzo Giovanni, Randazzo Angelo,
Randazzo Calogero, Milazzo Giuseppe, Randazzo Salvatore. Il secondo
gruppo era costituito da Pace Giuseppe, Randazzo Salvatore, Mandone
Vincenzo (PA), Lombardo Mario (USA), Alba Salvatore. Le due processioni
confluiscono in una nella via Cavour fino al Calvario che sorge sulla
collinetta ad est dell'abitato dopo una stradina che sale per un
percorso sinuoso. I canti dei lamentatori pregni di dolore, che
costituiscono una nicchia musicale del Mediterraneo per la
caratteristica polivocalità, come è stato riconosciuto da insigni
etnomusicologi quali Roberto Leydi, Ignazio Macchiarella e Giovanna
Marini, il suono tipico dei tamburi e della tromba diventano segno ed
interpretano la partecipazione popolare alla Passione e Morte di Gesù
Cristo. Al Crocifisso i fedeli rendono omaggio salendo sull'edicola e
baciando il simulacro. La Madonna Addolorata viene collocata nella
cappelletta sottostante dove i fedeli accendono lumini e recitano il
Santo Rosario. La sera prende l'avvio la processione della "Scinnenza".
Quest'anno, il comitato degli ex minatori presieduto da Angelo Terrana,
ha istallato, lungo la stradella del Calvario, delle torce antivento
molto caratteristiche.La processione si conclude in chiesa dopo il canto
struggente di "Voi che versasti lacrime" da parte dei
Lamentatori. La Domenica di Pasqua, alle ore dieci, nella Piazza
Umberto, vi è stato "lu 'ncuontru" tra la statua di Gesù
risorto, collocato nella parte sud della piazza e coperto da un telo, e
la Madonna di Pasqua, collocata nella parte nord, dopo che un ragazzo,
che impersona "San Giovanni" percorre per tre volte la piazza,
tra due ali di gente, facendo ogni volta un inchino davanti alle statue,
che vengono fatte incontrare al centro della piazza, e dopo tre baci la
folla esplode in un fragoroso applauso. Prende l'avvio una processione
tra canti di gioia fino alla chiesa dove è stata celebrata la solenne
messa pasquale.
Lillo Paruzzo
Montedoro Venerdì Santo: L'Addolorata
Il Venerdì Santo a Montedoro viene portata in processione, insieme all'
Urna col Cristo, la statua della Madonna Addolorata protettrice dei
lavoratori delle miniere. Ormai le miniere di zolfo sono state chiuse
nel I975 e per tradizione gli ex minatori, in qualche modo, curano tutto
quanto riguarda la statua dell' Addolorata con la processione e il 4
Dicembre partecipano alla Santa messa in onore di Santa Barbara
protettrice dei minatori. Così il Comitato degli ex minatori,
presieduto da Angelo Terrana e formato da Giacomo Bufalino, Calogero
Randazzo, Carmelo Salvo, Calogero Lombardo, Giuseppe Alaimo e Faustino
Puma si è proposto di dare un tocco nuovo alla Bedda Matri che fa parte
della memoria collettiva dei montedoresi da moltissimi anni. Si è
provveduto a confezionare l'abito nero ricco di ricami e paillette.
varie sottovesti con vari tipi di ricami e pizzi artistici, il manto
nero colli bordi impreziositi da pietre dure, il fazzolettino artistico
che porta nella mano destra, lo stellario. Il taglio e la confezione
sono stati realizzati con competenza e devozione da Rosa Alba con la
collaborazione di Angelina Mantione, Alfonsina Lombardo e Grazia
Cravotta. Sono state confezionate anche delle casacche per i portatori
della statua che hanno nel pettorale l'immagine dell'Addolorata.
"Ormai la statua della Addolorata era ridotta ai minimi termini,
per l'usura del tempo e durante la processione del Venerdì Santo dello
scorso anno, i pochi ex minatori che siamo rimasti abbiamo deciso di
fare qualcosa per meglio onorare la Bedda Matri. Certamente se ci fosse
più collaborazione si potrebbe fare di più, - dice il presidente
Angelo Terrana - penso alla partecipazione anche dei figli degli ex
minatori. Col tempo si rischia di far scomparire una tradizione di circa
duecento anni che costituisce una particolarità della sensibilità
religiosa dei montedoresi." Il Venerdì Santo, quindi, gli ex
minatori portano a spalla la statua della Madonna Addolorata dalla
chiesa, per le strade del paese e poi inerpicandosi per una stradella,
fino al Calvario che sorge sulla seconda gobba alta circa 500 metri
della ondulazione collinare di Montedoro: sulla prima gobba alta 470
metri sorge l'abitato. In processione vi è anche la Sacra Urna con il
Cristo, portata a spalla da giovani e preceduta dal gruppo dei
Lamentatori, che tramandano una polifonia molto originale; tre
tamburinai con i tamburi abbrunati che a ritmo lento preannunziano la
crocifissione, un trombettista che rende la drammaticità dell'evento
col suono lancinante della tromba. Vi sono anche dodici
"fratelli", che con la caratteristica divisa costituita dal
camice bianco e dalla mazzetta rossa ricordano i confrati della
Confraternita del Santissimo Sacramento. Un gruppo di ragazze chiamate
"virgineddri" vestite di nero recano in mano dei vassoi con
petali di abbarcu e gli strumenti della crocifissione. Arrivati all'
edicola del calvario, nel vano terreno, viene collocata l'Addolorata,
mentre il Cristo viene crocifisso nella parte soprastante: le due
scalinate laterali consentono ai fedeli di rendere omaggio con un bacio
ai piedi in segno di devozione. La sera verso le ore venti avviene la
Scinnenza: il Cristo viene collocato nella Sacra Urna ed in processione
con la statua dell'Addolorata si ripercorre la stradella del Calvario,
la via dei santi, sempre con l'accompagnamento dei canti dei Lamentatori
che in conclusione cantano "Voi che versate lacrime", un canto
alla Madonna Addolorata,
Lillo Paruzzo
I Lamentatori. Nella tradizione montedorese i Lamentatori
occupano un posto molto importante. Al di là del fatto di fede e di
devozione vi è un evento musicale che solo negli ultimi tempi se n'è
avuto consapevolezza. I vecchi Lamentatori degli anni Cinquanta,
Calogero Mantione, Caluzzu (Calogero) Tappu, Costantino Mantione,
Vincenzo Morreale, Vicienzu (Vincenzo) di Liddru (Lillo, Calogero),
Salvatore Lumia, Giuseppe Alba, Rosario Mantione, Salvatore Randazzo,
Salvatore La Porta, Calogero Farruggia, Taniddru (Gaetano) Mancino e
Gaetano e Calogero Genco, cantavano per devozione e passione per
perpetuare una tradizione che risale ai primi anni della fondazione del
paese. Si arriva al 1984 quando il gruppo viene invitato a partecipare a
Firenze alla 7a Rassegna Musica dei Popoli per interessamento dell'etnomusicologo
Ignazio Macchiarella. I Lamentatori di Montedoro uscivano dal paese e
venivano a conoscenza che avevano contribuito a perpetuare una nicchia
musicale interessante nel bacino del Mediterraneo. La squadra era
formata da Gaetano Genco (1918), Calogero Genco (1920), Angelo Randazzo
(1932), Rosario Randazzo (1962), Calogero Randazzo (1964), Giuseppe Pace
(1963), Mario Lombardo (1963). E dopo Firenze alla Basilica di Santa
Croce, Como, il Teatro La Fenice di Venezia, Messina, Castelsardo (SS),
Francia, USA, Roma, Corsica, Palermo ecc. In ogni occasione una nota
critica per sottolineare la valenza e la preziosità della polifonia
montedorese. Tra gli altri Roberto Leydi ha scritto che " i canti
della Settimana Santa di Montedoro hanno recato nella conoscenza della
musica siciliana di tradizione orale, inattesa apertura ed interesse,
suggerendo altre direzioni di studio, altri valori di considerazione del
complesso fenomeno della polivocalità ..." Negli anni nel gruppo
vi sono stati altri inserimenti di voci: Vincenzo Mantione (1955),
Giovanni Milazzo (1959), Giovanni Licata (1959), Salvatore Randazzo
(1953), Rosario Duminuco (1964), Antonio Bufalino (1959). Poi il lavoro
e l'emigrazione hanno ridefinito il numero dei componenti delle squadre
che risultano formate da Angelo Randazzo, Rosario Randazzo, Calogero
Randazzo, Salvatore Randazzo, Giuseppe Pace, Giovanni Milazzo, Giuseppe
Milazzo, Vincenzo Mantione, Salvatore Alba, Gerlando Scalìa. I fratelli
Gaetano e Calogero Genco sono deceduti. La Domenica delle Palme, la
processione si muove dall'edicola del Santissimo Sacramento alla
periferia del paese, fino in chiesa. Il portone è chiuso e il diacono
bussa. Dall' interno della chiesa si sente il canto Gloria laus et honor:
veramente un'armonia angelica! Ad ogni bussata viene cantata una strofa
per tre volte e infine il sacerdote, seguito da tutti i fedeli recanti
palme e rametti di ulivo, entra in chiesa dove viene celebrata la Messa
solenne. Ritroviamo il loro canto il Giovedì Santo quando viene
benedetta "La tavula di li fratelli": segue il Giuda, che
narra del tradimento dell'apostolo in dialetto siciliano ed il Pange
lingua. La sera, in chiesa, cantano davanti al sepolcro durante la
veglia. Ma il giorno per eccellenza dei Lamentatori è il Venerdì
Santo. Nel primo pomeriggio, dalla chiesa per andare al calvario alla
periferia del paese su una collinetta muovono due processioni: una con
la Sacra Vara del Cristo con i sacerdoti, i fratelli della ex
confraternita del Santissimo Sacramento e una squadra di Lamentatori,
l'altra con la Madonna Addolorata portata dagli ex minatori, li
virgineddri con delle guantiere in mano con i segni della crocifissione
e la seconda squadra di Lamentatori. Le due processioni confluiscono in
una nella via Cavour e le due statue proseguono in parallelo fina al
calvario, mentre le due squadre di Lamentatori si alternano in canti in
latino ed in siciliano( 0 vos omnes, Stabat mater, Vexilla regis, Maria
passa pi la strata noval, Sacri scali, Sedi la matre, E' cunnannatu, 0
crucifissu). La salita al calvario rallenta la processione e si può
avvertire l'intensità comunicativa delle lamentazioni e provare una
emozione insolita. Quando il Cristo viene messo in croce i Lamentatori
eseguono le ultime strofe e poi i fedeli, in segno di devozione, baciano
il Crocifisso. La Madonna Addolorata viene collocata nel piano terra del
Calvario dove i fedeli rivolgono le loro preghiere. Nei tempi passati vi
erano le varie associazioni di qualsiasi natura che facevano "il
viaggio" al calvario per rendere omaggio al Crocifisso ed ogni
gruppo si assicurava l'accompagnamento di una squadra di Lamentatori
alla quale offriva una bevuta di un bicchiere di vino. Col venir meno
delle associazioni sono venuti meno anche i "viaggi" di
gruppo, mentre si effettuano quelli personali. La sera, in processione
si va al calvario per la Scinnenza. Il Cristo viene collocato nella
Sacra Urna e la processione fa il percorso di ritorno verso la chiesa
insieme anche all'Addolorata. I Lamentatori con i loro canti esprimono
il dolore e l'intensa partecipazione anche dei fedeli. Si percorre la
stradella e quindi le vie dei santi del paese per concludere la
processione in chiesa col canto dei Lamentatori che eseguono: Voi che
versati lacrime. Un canto struggente che veramente esprime il dolore
della madre per la morte del figlio.
Lillo Paruzzo
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