IL CROLLO DEL SOFFITTO
DELLA CHIESA
Agostino Alfano e Giuseppe Alaimo
A causa dello
inoltrarsi delle miniere a sud dell'abitato di Montedoro al di sotto
delle stesse costruzioni, fin dal 1897 nei muri perimetrali della
Chiesa, e principalmente nella parte anteriore e in quella esposta a
sud, si erano aperte delle larghe crepe che ne avevano compromessa la
stabilità.
Nel giusto timore
di un crollo del soffitto, si era costruito un muro alla altezza
dell'altare del Croce/isso che divideva in due la chiesa. Nella parte
della abside continuarono ad officiarsi le funzioni. Per dare accesso a
questa parte si era aperta una porta in direzione di Via Garibaldi.
L'Amministrazione
aveva citato per i danni arrecati alla stabilità della chiesa gli
esercenti delle miniere a sud dell'abitato: San Giuseppe e Lenza Talamo,
la prima gestita daH'Ing. Fiocchi, la seconda dai consoci Saverio
Piccillo e Calogero Montana.
Intanto un decreto
prefettizio aveva stabilito che le miniere a sud dello abitato dovevano
tenersi alla distanza di almeno cento metri dalle ultime case. Ma i
lavori avevano continuato lo stesso. L'Amministrazione Comunale aveva
provveduto a fare redigere dall'Ing. De Caro il progetto per la
costruzione di una nuova chiesa, ma erano sorte delle diatribe sulla
scelta del posto dove questa nuova chiesa doveva sorgere, e non se ne
era fatto niente.
Il giorno 29
ottobre del 1901, durante la celebrazione della messa, crollava parte
del soffitto e precisamente la parte che va dall 'ingresso principale
fino allo altare del Crocefisso a sud.
Si rese necessario trovare un
luogo idoneo per le funzioni religiose.
La commozione
popolare fu enorme e lo dimostrano i poeti Alfano e Alaimo.
Venne scelto per il
culto il magazzeno di proprietà dei Caico, che già era stato sede del
partito dei Caico (Liberale - lu casinu) sito nella piazza principale.
Dapprincipio l'inizio delle funzioni religiose veniva annunciato dal
rullo del tamburo, poi nell'orto accanto al magazzeno, fu elevato un
castelletto dove vennero collocate le campane. Le statue dalla chiesa
vennero portate nella nuova sede, tutte tranne la statua della
Immacolata che non fu possibile togliere a causa e del peso della statua
stessa quanto dal trovarsi nel posto di maggiore pericolo. Si disse che
la statua volle restare nella sua chiesa ed era diventata più pesante-,
si disse anche che molti videro le immagini sacre piangere mentre
venivano portate fuori dalla chiesa. E questo ci fa capire meglio la
commozione popolare.
La chiesa restò nel magazzeno
Caico fino al Natale del 1905.
Col crollo della
volta andarono perduti gli stucchi che l'Amministrazione Comunale, tra
il 1860 e il 1861 aveva fatto eseguire dallo adornista Calogero Grifasi
da Racalmuto, discepolo del Serpotta, rimasero solo quelli dell'abside
che ancora si ammirano. Il Grifasi assieme al figlio aveva ornato in
Racalmuto la chiesa del Monte e il Teatro Civico. |