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            Mulino ad acqua con movimento orizzontale
Un mulino simile si trova in
contrada Catalano a Montedoro
           
fare clik sull'immagine per vedere il filmato
                       
(ricerca di Calogero Messana)

    
                                                                                                                        
sito dei mulini su carta IGM

I MULINI AD ACQUA NEL BACINO DEL FIUME GALLODORO ----- MONTEDORO-SERRADIFALCO

Fin da ragazzo sentivo parlare delle peripezie per molire il grano prima che funzionassero i moderni mulini elettrici .

Si doveva andare a dorso di mulo fino al fiume , nei periodi in cui le piogge alimentavano la macina e per strade impervie e fangose. E poi bisognava aspettare per intere giornate finché non arrivava il proprio turno.

Ma dove erano e come funzionavano i mulini ad acqua ?

Da notizie acquisite dal libro di Petix e da conoscenza diretta di alcuni di questi luoghi , visitati ai tempi in cui da ragazzo andavo a caccia con mio padre , ho tentato una ricognizione per vedere e fotografare quello che ormai restava di quelle prime opere industriali del nostro territorio .

Con l’aiuto delle planimetrie IGM e anche di Google sono tornato in quei posti .

I siti sono adesso facilmente raggiungibili con l’auto, anche se c’é da stare attenti a non restare impantanati nel fango delle trazzere che non sempre sono asfaltate .

Il risultato dei sopralluoghi sono nelle foto allegate che si riferiscono ai seguenti siti :

  1. Mulino Chiarchiaro (Tulumello):       
  2. Si trova in territorio di Racalmuto ma per secoli appartenne per diritto al territorio di Montedoro. Fino alla fine del XIX secolo la tassa sul macinato si pagava a Montedoro.

    Petix parla ampiamente della disputa legata ai diritti sull’ex Feudo Gibellini .

    Del vecchio mulino é rimasta la saia che adduceva l’acqua alla "botte" , ovvero la condotta forzata (inclinata) alla cui base la "scannella" erogava l’acqua sulla ruota orizzontale che aveva in asse le macine di pietra dura .

     

  3. Mulino dell’Immacolata :
  4. Si trovava lungo lo stradale che collega Montedoro a Serradifalco poco prima della confluenza del torrente Immacolata nel fiume Gallodoro.

    Fino ad alcuni decenni fa era visibile la saia e tutta la struttura in muratura ( rampa in blocchi di pietra calcarea); adesso é sparito quasi tutti rimosso a seguito delle bonifiche fatte nel terreno.

    Sulle carte IGM risulta ancora segnato il luogo dove sorgeva. Era il più facilmente raggiungibile da Montedoro poiché sorgeva accanto allo stradale .


                  

        

    Alcune immagini del Mulino ad acqua dell' Immacolata. Alcuni anni addietro avevo cercato e fotografato i Mulini del nostro fiume Gallodoro : ero convinto che questo fosse stato distrutto, invece era nascosto dagli alberi sotto lo stradale tra Montedoro e Serradifalco nella proprietà della famiglia Farruggio ( Cda Coda di Volpe). Stamattina sono andato a visitarlo ed è stata una grande sorpresa ritrovarlo quasi integro.

    Prendeva l'acqua nel torrente Immacolata e, a differenza degli altri che ho visitato, aveva una grande vasca di accumulo. L'acqua veniva incanalata nella saia e poi nella "botte".
     Il tetto "incannato" del locale molitura risulta perfettamente conservato: tetti come questo sono veramente rari.

  5. Mulino del Barone :                     
  6. Poco più a monte di quest’ultimo , sempre nel bacini del torrente Immacolata sorgeva il mulino del Barone ; si trova nel territorio di Serradifalco ed è visibile dallo stradale.Per raggiungerlo però occorre imboccare la strada rurale dal bivio di Serradifalco e non sbagliare stradella .

    E’ ancora in buone condizioni la saia e la condotta forzata , mentre i fabbricati alla base sono ormai diruti .

  7. Mulino di contrada Chiarelli :   
  8. Risalendo il corso dell’Immacolata , quasi nei pressi di Serradifalco , ho notato una struttura tipica dei mulini ad acqua . La struttura è in ottime condizioni , compresi i fabbricati alla base della rampa .Purtroppo all’interno non vi é più traccia delle macchine .

    Da notizie attinte dai contadini , risulta che il mulino era alimentato da una grossa sorgiva che scaturiva presso la stazione ferroviaria di Serradifalco e che era in funzione fino a tempi recenti.

  9. Mulino del Catalano:                  
  10. E’ il più noto ai Montedoresi poiché ricade nel territorio comunale .Risulta nella proprietà del signore di Montedoro fin dai tempi feudali ed é stato attivo fino all’inizio del XX secolo .

    Pare che una notevole piena del fiume abbia danneggiato i fabbricati alla base della rampa e distrutto il ponte che consentiva l’attraversamento lato Serradifalco (via dell’Agliastrello) ; da allora è rimasto in abbandono .

    Anche qui é rimasta la saia e la condotta forzata ma non vi è più traccia dei fabbricati anche per le bonifiche apportate ai terrene seminativi circostanti.

    E’ il più difficile da raggiungere anche se vi è la trazzera usata dai contadini .

  11. Mulino Gallo Doro:                    (sullo sfondo Montedoro)

Si trova proprio alle sorgenti del Gallo Doro , poste al confine tra il territorio di Serradifalco e Canicattì .
E’ presente la saia e la condotta forzata.

                                       
     La saja per incanalare l'acqua                             La macina                                       Il buco dove scendeva l'acqua (otturato da detriti)

Ma come funzionavano ?  (vedi disegno)      
          

I mulini Siciliani NON sono come quelli che si vedono in televisione o nei film !

La ruota non viene mossa dall’acqua fluente del fiume .

E’ noto che la maggior parte dei fiumi siciliani sono a carattere torrentizio e praticamente vanno in secca nel periodo estivo , con la formazione di sacche d’acqua (nache); periodicamente straripano distruggendo tutto quello che incontrano nel loro corso .

Nell’alluvione del 1977 il fiume Gallodoro , in corrispondenza del ponte sulla provinciale per Serradifalco era largo più di cento metri e lo stesso ponte rimase sott’acqua !

Da ciò deriva che i mulini non potevano essere costruiti a bordo del fiume .

Allora bisognava sfruttare le conoscenze di idraulica che gli Arabi avevano portato in Sicilia e che si adattavano perfettamente alle zone semiaride delle aree collinari dell’ interno.

Stando a distanza di sicurezza dell’alveo del fiume , si costruiva una "rampa" con grandi blocchi calcarei: nella parte alta si incanalava l’acqua prelevata a monte del fiume e si faceva fare il "salto" come nelle moderne centrali idroelettriche : si tratta infatti di centrali idroelettriche antelitteram : invece del generatore elettrico vi era la ruota posta in un vano sotterraneo per sfruttare la maggior prevalenza possibile.( Le moderne centrali di questo tipo hanno le macchine dentro gallerie scavate nella montagna).

La ruota veniva posta in orizzontale e l’asse della stessa azionava la macina posta a livello del terreno , appunto nel locale di molitura .

Un disegno animato del funzionamento di questo tipo di mulino si trova nel sito del CNR allegato ;lo stesso Consiglio Nazionale delle Ricerche ha finanziato la riattivazione di alcuni mulini in paesi del mediterraneo (Spagna , Grecia, Malta).

Anche in Sicilia vi sono molte iniziative atte a rivalorizzare i manufatti ormai in abbandono da decenni .Su vari siti internet sono visibili le foto di vecchi mulini che in alcuni casi , essendo stati restaurati , sono anche visitabili.

Purtroppo nessuno si trova dalle nostre parti. Il più vicino che ho trovato segnalato si trova a Roccapalumba (PA) nel bacino del Fiumetorto .

In ogni caso la fine dei mulini a acqua arrivò , anche se con molto ritardo rispetto all’Europa industrializzata , con l’avvento del vapore .

Anche a Montedoro intorno al 1900 era già in funzione il mulino a vapore S Giuseppe .
Sorgeva in via Caltanissetta , dietro le vecchie poste , e rimase in funzione fino all’avvento dell’energia elettrica nel 1933 .