Caico, Migneco e Mariannina Coffa
(da Sibilla
arcana di Marinella Fiume)
Mariannina Coffa (1841-1878)
Migneco
(1820-1884)
Giulia Caico
(1849-1931)
Ispirata
a concetti insieme massonici e magnetico-spiritistici è certamente il
componimento a Giulia Caico, sorella di Cesare, dell'illustre famiglia
dei Principi Caico di Montedoro, che aveva avuto con la poetessa
rapporti epistolari e l'aveva conosciuta, non direttamente, ma
attraverso il comune amico, dott. Migneco che, il 16 Marzo 1867, sindaco
Onofrio Caico, aveva ricevuto attestato di pubblica stima e riconoscenza
da parte del Consiglio comunale di Montedoro per avere guarito e
preservato i cittadini dall'epidemia di colera.
Il Migneco dimorò alquanti mesi in casa Caico,
intrecciando un'affettuosa relazione amichevole con tutti i membri della
famiglia e specialmente con Cesare. Giulia, sorella di Cesare e Federico, fu
curata dal medico nella sua casa di Catania. La famiglia ebbe in somma
considerazione le dottrine e il sistema di cura del Migneco, considerato per la
sua opera Fisiologia igienica e patologica un continuatore originale
della Grand'Opera avviata dalla "vera Magia", la quale "servivasi
appunto di ciò che il Migneco chiama tatto a distanza o intuizione o senso
psichico, di ciò che in Magnetismo animale costituisce il senso della malattia
e dei rimedi pel sonnambulismo lucido". Per la Magia, infatti,
"l'adepto" era l'uomo che proveniva alla scienza per la intuizione
magnetica, ed al potere per la volontà e la scienza", e tale il Migneco
sarebbe, "non il ripetitore", avendo inserito delle sue novità in
quella tradizione.
Un diario manoscritto inedito in vari libri di
Cesare Caico, ci avverte che la casa dei Principi Caico a Montedoro era sede di
una Loggia massonica vicina a "quel sol Migneco ", fa risalire la
storia della famiglia alla storia della nascita della Massoneria e l'origine
della sua stirpe "dall'Asia e indica", mentre un dattiloscritto
inedito riporta la notizia che Cesare, avendo stretto amicizia "col Dottor
Giuseppe Migneco, medico omeopatico di Augusta, abitante a Catania, fu sedotto
dal fascino del Migneco e delle sue qualità professionali. Fu allora che
trascurò gli insegnamenti paterni e materni della religione cristiana e divenne
un frammassone accanito", cosa che "gli procurò forti avversari a
Montedoro, dove i Caico erano stati per oltre un secolo i beniamini del Clero
locale". Ma il Migneco restò sempre "il suo idolo" ed egli fece
stampare a sue spese parecchie sue opere e "lo sostenne in diverse liti che
egli ebbe con i suoi detrattori".
La ricostruzione di questo ambiente getta
nuova luce sul componimento della Coffa. Malgrado le due donne non si siano mai
incontrate, la poetessa ha di lei una conoscenza empatica attraverso la
"visione a distanza", sa che le loro "alme" sono legate
"ad una fede antica" e così le si rivolge:
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Ricordi tu le incognite
Plaghe, ricordi il mistico soggiorno,
In cui vaganti e libere
L'anime nostre s'incontràro un giorno? |
Le chiede se non sia stata mai vinta dal desiderio "d'una patria
ignota", in quei momenti "d'estasi" in cui è possibile vedere il
suo "vegliante spirito", compagno al suo.
L'armonia delle anime" è data dunque dal segreto vincolo che le legò
prima della nascita, dopo la quale, "infranta la gentil catena",
"quel nodo angelico", si diventa come stranieri, "cadaveri"
viventi, oppressi dal dolore e dalle miserie, dal "cieco senso" che
"sospinge al nulla", dal "dubbio" e dagli "affetti
volgari" che oscurano i "nobili concetti". Allora,
| Perduti fra le tenebre
Cerchiam la luce, l'armonia, l'amore...
Ma dei celesti al gaudio
No, non si ascende colla morte in core.
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E infine i consigli alla giovinetta perché
"cessino / l'ire, gl'inganni, il dubbio e la sventura"
e si rirovi in terra l'armonia".
Chiudi in te stessa i vergini
Tuoi sogni, e il cor d'alte speranze allieta:
Sprezza i caduchi palpiti,
Guarda le stelle... e troverai la meta.
L'empatheia delle anime è data dalla loro
precedente unione in un universo stellare in cui Dio le avrebbe poste
prime di venire sulla terra, così, mentre è fatale il loro
"riconoscimento", è motivo di infelicità la loro separazione
ad opera degli uomini: è quanto si ricava dal sonetto Anime sorelle, ma
è anche la spiegazione metafisica della storia del suo infelice amore,
mentre il messaggio dolente assume toni quasi titanici nella speranza di
una morte che finalmente ci ricongiungerà al mondo degli spiriti a cui
la fede e l'amore ci fanno anelare.
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