INCREDIBILE !
Scoperti a Milano,
presso l'Abbazia di Chiaravalle,
i meccanismi dell'orologio di Caliddu e Federicu Messana,
spariti misteriosamente negli anni sessanta
dalla Chiesa madre di Montedoro.
Ho dei ricordi bellissimi
quando accompagnavo mio nonno Federico a dare la carica all'orologio, (a
tirare sù le "mazzare", cioè i grossi pesi in pietra) ed
insieme a mio cugino Federico ne combinavamo delle belle. (Andavamo per
i tetti della Chiesa ad inseguire le colombe, etc..).Mio nonno
s'arrabbiava e per punizione non ci portava lassù per qualche tempo!
(leggi la mia poesia "Il terremoto" ). Alla
morte di mio nonno, subentrò per qualche tempo mio zio Ludovico finchè
l'amministrazione comunale non decise d'installare un maledetto orologio
elettrico che non funzianava mai. Il vecchio meccanismo (a detta
dell'arciprete) venne buttato via! Peccato, perchè sarebbe stato un
vero cimelio. (L'orologio di Montedoro non l'avevano costruito mio nonno
e suo fratello Caliddu, ma quello di Bompensiere sì (vedi Libro
mastro); quest'ultimo non sappiamo se esiste ancora, e stiamo indagando.
Per celia ho scritto che quello che ho visto nell'Abbazia di Chiaravalle
è quello di Montedoro!! Magari fosse quello!
presentazione
Power point
(4,5/mb) |
UNA STRANA MELODIA
Da sempre, il suono delle campane ha
regolato e cadenzato il ritmo della giornata: per chiamare a raccolta
gli abitanti del villaggio a contrastare l'avvicinarsi del nemico o per
invitare i fedeli in chiesa. L'invenzione, poi, dell'orologio da torre,
ha contribuito ulteriormente a regolare il ritmo della giornata,
diffondendo nell'etere il suono delle ore, dei quarti, del mezzogiorno e
della mezzanotte. Ma anche suoni e melodie particolari come "ciccanninu"
o le "venti ore" che, in base alla stagione, secondo la
tradizione medievale, cadevano intorno alle ore sedici attuali.
A San Cataldo esistevano due
orologi da torre (purtroppo sostituiti da altrettanti orologi elettrici)
sistemati uno sulla Torre Civica ed un altro sul campanile della chiesa
del Rosario. Questi
due orologi, come raccontano i sancataldesi, alle otto del mattino
emettevano in sincronia una melodia particolare detta "l'urtima
chiamata di li lagnusi". Invitavano,
cioè, i lazzaroni ritardatari a recarsi al lavoro.
Il primo sembrava ritmare: "Va-ga-bbu-nnu,
va 'ttra-va-glia...!".
Mentre il secondo rispondeva: "Va-cci
tu, ca 'mia m'ann-oia....!".
Chissà quanti altri ricordi e storielle
divertenti si stanno perdendo da quando l'elettronica ha sostituito la
meccanica, da quando i monaci delle Abbazie, precursori di antiche
tradizioni, non hanno più tempo per salire sulla torre campanaria a
"dare corda" ai vecchi orologi; o semplicemente da quando la
sparizione dei sacrestani ha delegato anonimi dischi a diffondere
nell'etere, sempre più inquinato, melodie che sanno tanto di musica
leggera, in sostituzione del caldo suono bronzeo delle campane,
che sembravano parlare. |
|