di Lina Caico
(Il "manifesto" di
Lina per reclutare un numero sufficiente di socie, per potere dare
inizio alla rivista Lucciola.)
Firefly in inglese significa lucciola;
letteralmente, "mosca di fuoco". Però in Inghilterra non ci
sono lucciole alate, ma soltanto glow-worms, vermi lucenti, il
cui piccolo bagliore si scorge tra l'erba nelle notti estive. Eppure è
di una Firefly inglese che voglio parlarvi, una lucciola che
vola, vola, portando la sua piccola luce di paese in paese, anche
oltremare, lontano dall'Inghilterra, dappertutto dove c'è una delle
persone che cooperano a mantenerla in vita.
Firefly è il nome di un "amateur
magazine", una "rivista di dilettanti".
Il formare piccole società letterarie è un
passatempo abbastanza comune tra la gioventù inglese: quasi ogni
collegio ha la sua "debating society" che si riunisce
per parlare, leggere i saggi, proporre 1' argomento da discutere. I
soggetti di queste discussioni sono scelti dai membri stessi della
società. Eccone qualcuno trattato in " debating societies
" femminili. - Se i giochi dei ragazzi siano buoni o no per le
fanciulle - Quale sia il genere di lettura più giovevole - Quale il
migliore Sport - Quale si ritenga superiore: la musica o la
pittura - Se sia bene o no che le donne entrino nelle professioni sinora
esercitate dagli uomini. In queste discussioni regna la più gran
libertà di pensiero e di parola, e non mancano gli spropositi e le
risate, quantunque l'elemento serio prevalga.
Questo genere di società, che si forma pure fuori
dei collegi, non ha nessuna professione di intellettualità superiore,
non fa pompa di se, e viene considerata come un innocuo passatempo
giovanile".
Molte altre volte non è una " società di
discussioni " che si forma, ma un giornalino; ogni socia
contribuisce con uno scritto, o una pittura, e quella che fa da
direttrice li cuce tutti insieme, ed il libro che così viene a formarsi
ogni mese, gira tra le collaboratrici, mandato per posta dall'una
all'altra, quando esse abitano paesi diversi.
La Firefly è appunto una di queste " riviste di
dilettanti ", e credo una delle più riuscite. E' già una prova di
valore se essa esiste da sette o otto anni, senza interruzione, mentre
questi giornalini hanno per lo più vita intermittente e di corta
durata. Le socie della Firefly sono sparse per la Gran Bretagna;
ce ne sono state pure in Francia, Ungheria, Danimarca, perfino in
Russia; in generale queste straniere contribuiscono con pitture o
fotografie. Per ora, la sola d'oltremare è in Sicilia... e sono io. Da
parecchi anni sono socia della Firefly, ed il caro giornalino mi
ha dato tanto piacere che ho pensato di parlarvene, per invogliare
alcune di voi a seguire il nostro esempio.
Chiunque può entrare nella nostra piccola società
tra i quattordici e i ventiquattro anni, ma si può seguitare ad
appartenervi anche dopo varcato questo limite, se si vuole; ci sono
adesso due socie che si sono sposate, ed ancora trovano il tempo di
contribuire al giornalino. Anche i ragazzi sono ammessi, ma ne abbiamo
avuto di rado. Quando le socie sono poche, la direttrice suole inserire
un piccolo avviso in qualcuna delle riviste inglesi per giovinette;
nelle colonne ove le abbonate chiedono scambi di cartoline, francobolli,
o altro, spesso si legge l'avviso. "Si cercano socie per società
di discussione", o "per società di pittura", o
"fotografia", o "per rivista di dilettanti".
Rivolgersi per regole e particolari alla direttrice signorina
Tale". Fu appunto vedendo un avviso di questo genere nella Girl's
Owon Paper che io mi associai alla Firefly.
Le socie devono pagare una piccola quota annuale che
serve per la rilegatura dei fascicoli mensili, e pei premi di concorsi;
con dodici socie basta uno scellino e mezzo a testa. Esse devono
contribuire ogni mese alla rivista, con scritti, pitture, disegni,
fotografie.
Bisogna che gli scritti siano tutti su carta dello
stesso formato quello d'un quaderno solito, e che si lasci nel lato
interno di ogni pagina un margine di tre centimetri; questo perché si
possa rilegarli insieme. La direttrice incolla le fotografie e le
pitture su carta da disegno a colore.
Prima del 25 di ogni mese bisogna aver mandato il
proprio lavoro alla direttrice, la quale riunisce e ordina quanto
riceve, vi aggiunge una sua lettera alle socie, l'indice, ed alcune
altre rubriche. La prima che si trova, aprendo uno di questi fascicoli,
è la lista degli indirizzi delle socie, preceduta dalle parole:
"Dopo avere trattenuta la Firefly per una notte, ogni socia
deve spedirla all'indirizzo che segue il proprio". Accanto ad ogni
indirizzo sono due caselle, nelle quali ognuna segna la data dell'arrivo
e della partenza del fascicolo; insieme ad esso si spedisce una
cartolina alla direttrice per farle sapere quando lo si ha ricevuto e
mandato; per ogni notte in più che 10 si trattiene, si paga un penny
di multa.
Se non ci fossero queste regole, ogni fascicolo
durerebbe parecchi mesi a fare il giro delle socie, o potrebbe smarrirsi
senza che la direttrice lo sapesse per molto tempo.
Dopo la pagina degli indirizzi e delle date vengono
quelle dei voti ", divise in caselle; nella prima colonna sono i
nomi delle socie, le altre sono intestate: Racconti - Saggi - Poesie -
Pitture - Fotografie. Ogni socia scrive, in fila col proprio nome, sotto
ciascuna di queste intestazioni, il lavoro di quel tale genere che più
le è piaciuto in questo fascicolo.
Di questi voti si tiene conto, ed alla fine d'ogni
anno c'è un premio per chi ne ha ricevuto di più. Inoltre in fondo al
fascicolo ci sono molte pagine bianche, nelle quali ogni socia - dopo
aver tutto letto ed esaminato - scrive la sua critica dei lavori altrui;
queste pagine sono molto interessanti, e danno da pensare, perché si
vuole essere giuste senza essere scortesi, e trovare le parole esatte
per qualificare i vari lavori, invece di limitarsi ad un comodo "
bello ", o " brutto ", non motivato. Quando la firefly
arriva, si guarda subito nelle pagine della critica, per vedere quello
che le altre hanno detto sul conto del proprio lavoro! Alcune si
sbrigano con poche righe, altre invece hanno sempre molto da dire. Il
fatto che per lo più non ci conosciamo personalmente fa che possiamo
criticarci con maggiore libertà.
Naturalmente non ci giudichiamo alla stregua di
sentirci provette, ma teniamo conto dell'età, dell'ingegno. Perciò
anche quando si critica severamente, il tono si mantiene benevolo; se
mai qualcuna ha fatto osservazioni scortesi, o che sanno di satira
maligna, le altre hanno subito dimostrata tale disapprovazione per
questa mancanza di bontà, che il caso non si è ripetuto. Pare sia di
prammatica - ed è ottima cosa - di non mai fare osservazioni sopra gli
apprezzamenti delle altre sui propri lavori; tutt'al più succedono
piccole polemiche sui meriti di lavori di terze.
Un fascicolo della firefly giunge sempre a
più di cento pagine, alle volte a più di duecento; ma se fosse
stampato si ridurrebbe a pochi fogli, e in un'ora o due lo si legge
tutto. L'essere manoscritto dapprima fa senso ai nostri occhi moderni,
così abituati alla stampa: ma a lungo andare ci si affeziona a vedere
ogni lavoro colla scrittura dell'autrice; le diverse scritture ci danno
un po' l'impressione di sentire la voce, di vedere l'espressione di
ciascuna autrice; sicché quello che può parere un difetto finisce
coll'essere considerato come un pregio.
Nella Firefly i veri racconti sono in
minoranza; per lo più sono episodi allegri o patetici di vita infantile
o giovanile, e a volte seguitano per più mesi. Un socio ci mandò una
lunga storia di avventure più o meno verosimili, tra briganti turchi.
Le mariuolerie di due fratellini, due tipetti presi
dal vero, ci fecero ridere per molto tempo. Tra i racconti più brevi'
ne rammento uno assai grazioso, nel quale marito e moglie sono molto
impensieriti dai frequenti furti notturni successi nel loro quartiere.
Quella sera egli è invitato a pranzo, e rincaserà molto tardi; essa
intanto è nervosa, pensa ai ladri, non può addormentarsi; ecco che
sente un leggero rumore giù: i ladri!! Con gran coraggio scende piano,
al buio, per accertarsene; intanto il marito era tornato, entrando piano
per non svegliarla, e al buio ciascuno crede che l'altro sia il ladro,
finché lui afferra lei che cerca scappare, riconosce il suo grido, e la
luce elettrica pone fine al mistero.
Il più bel racconto, e anche il più lungo e il più
serio che la Firefly abbia riai avuto è stato "Il libro
dell'amicizia"; Esito a parlarne perché con poche parole non posso
darne un'idea esatta. È la storia di due giovani che non si possono
sposare perché lui deve sostentare col proprio lavoro la madre e le
sorelle; egli pensa perciò sia meglio romperla, non vedersi più; ma
essa crede sia possibile mutare l'amore in un'amicizia giovevole per
tutti e due. Questa idea egli dapprima non la accetta, sembrandogli
un'ingenua utopia, impossibile a realizzarsi quando ce l'amore vero. Ma
essa è solo possibile per poche anime elette, non è certo
incompatibile con l'amore il più vero, quello così grande da
sorpassare e vincere ogni inclinazione egoistica. "Ognuno comprende
solo quello che ritrova in se", e perciò molti credono che
quanto più puro è un. affetto, tanto meno caldo e sentito esso è,
mentre invece avviene precisamente al contrario.
"Il libro dell'amicizia " non ha quasi
altri avvenimenti che quelli che succedono nella vita intima delle anime
dei due giovani, ed è notevole soprattutto per la verità delle
esperienze di queste anime sveglie, che acquistano luce e forza da ogni
prova che attraversano. Essi imparano che l'amicizia può esistere e
crescere, può dare dolcezza e conforto, anche tra due persone che non
si vedono e non si scrivono; forse poche anime giungono a sentire
chiaramente questa comunione di spirito, che non è più inverosimile
della telegrafia senza fili.
Ed è notevole che l'amicizia sognata da lei non è
raggiunta preoccupandosi dei propri sentimenti, trascurando tutto ciò
che non ci riguarda, lavorandoci attorno sentimentalmente; è invece
dedicandosi con amore al lavoro indefesso, che essi la raggiungono; è
compiendo il loro dovere quotidiano, è dimenticando se stessi per
occuparsi delle grandi e delle umili questioni che interessano
l'umanità.
Ma non fo che guastare questo bel lavoro
coll'accennare malamente le idee. Sono certa che un giorno lo vedremo
pubblicato forse ampliato e con qualche modificazione suggerita dalle
osservazioni delle altre socie, e la piccola Firefly sarà ben
orgogliosa di averlo ospitato per la prima!
Qualche altro tentativo di romanzo non è stato un
gran che e per lo più è rimasto incompiuto.
Gli scritti più numerosi, ed anche più riusciti
sono brevi bozzetti, presi dal vero. Per esempio: " Un thè di
ragazze ", nel quale prima assistiamo ai preparativi, e poi alle
chiacchiere delle fanciulle. "Una giornata di perdite", nella
quale ogni sorta di cose viene perduta da una comitiva- giovanile - il
treno, la pazienza, l'ombrello, l'equilibrio, ed altre ancora; - però
tutto si ritrova, ed i contrattempi non fanno che accrescere l'allegria
della gita.
"Una chiesa di campagna", - oltre alla
chiesa sono descritti i fedeli, e la via pei campi che vi conduce. -
Marta-Maria della campagna - una piccola campagnola che viene a fare la
serva in città e aspetta la padrona alla stazione d'arrivo - è tutta
scombussolata e attonita in mezzo al confuso viavai della gente di
città, mai vista prima. Comica la sua impressione di sorpresa e
sollievo quando giunge la nuova padrona, ed essa non pare così
formidabile come se l'aspettava Marta-Maria; poiché tutto le pare
formidabile, in questo strano, nuovo mondo della città. Ma con la sua
padrona amorevole e tranquilla Marta-Maria si rasserena, esamina la sua
piccola cucina, cerca di fare tutto bene, e dopo lavate e ordinate le
stoviglie scrive a sua madre, sulla tavola della cucina.
"La gioia e la tristezza di una nevicata in
città" - descrizione viva ed immaginosa, che ben rende l'esultanza
che si prova allo spettacolo della candida nevicata che tutto
abbellisce, e poi lo sconforto della neve che si mescola al fango, che
impantana e sporca, che gocciola, cade, e tutto impregna di fredda
umidità. E poi ci sono descrizioni di giardini, di boschi, di collegi,
di festa; e studi di persone - ne rammento uno riuscito su una brava
ostessa di campagna. - E racconti di gite, di viaggi. Ora riceviamo
lettere scritte alta nonna di una signorina che viaggia per diversi
paesi, ed anche risale il Nilo; lettere briose e interessanti,
quantunque parecchie socie non facciano che deplorare questo modo di
viaggiare dando solo una rapida scorsa superficiale a tutto ciò che vi
è di interessante e di famoso in ogni paese. Maggior simpatia ha
incontrato un altro viaggio, attraverso la Francia e parte del
Mediterraneo, quantunque fosse fatto per necessità e con risparmio,
senza visitare nulla di notevole; ma era narrato molto soggettivamente,
con gran copia di impressioni personali e di divagazioni.
Ultimamente una socia ci parlò di un mese trascorso
al mare insieme alle amiche; una pittura semplice e viva di quattro
fanciulle in vacanza, che insieme tengono casa, si bagnano nel mare,
dipingono e lavorano sulla spiaggia, combinano in quattro delle recite
di Shakespeare.... senza spettatori; fanno passeggiate, gite, pick-nick
sulla spiaggia e nei campi. Pareva di vederle, allegre e libere, coi
sandali, i comodi abiti lavabili, i capelli al vento.
Un altro soggetto sul quale scriviamo, sono i libri
che leggiamo; rammento un bello studio su "Villette" di
Charlotta Bronte, e molti altri pure interessanti, su lavori più
moderni; naturalmente si cerca di leggere i libri che le altre ci
raccomandano.
I versi non mancano e ce ne sono dei buoni. Una
poesia recente è stata " L'esiliato ". - Tra la
lussureggiante vegetazione indiana, innanzi alla grandiosa catena dell'Imalaia,
un uomo rimpiange la " nebbia d'opale " e i " grigi tetti
lucenti di pioggia " della sua cara Londra.
In una delle più belle poesie che abbiamo avute,
parla una vera inferma condannata a non più levarsi dal letto e dal
divano. Tutti fanno a gara per rallegrarla, le portano fiori e
distrazioni, ma essa in segreto brama di essere lasciata sola per
piangere sulla sua sventura. Ecco che giunge una persona che l'ama
molto, e prova tale angoscia per l'infermità di lei che essa se ne
accorge:
"E subitamente il mio dolore fu nulla.
Cercai di confortare lui".
A questo fine si mostra lieta, parla delle tante
belle cose di cui si occuperà… E volendo persuadere lui, finisce col
persuadere se stessa delle molte gioie che le rimangono. Così fa piani
lieti per 1' avvenire che un momento prima le era parso un inutile
vegetare, una perpetua dolorosa rinunzia. E termina con la speranza, non
di dimenticare la propria dura sorte, - a sè non pensa più - ma di
farla dimenticare a lui
"E allora riderò di nuovo!"
Ogni tanto abbiamo un concorso; le socie stesse ne
suggeriscono i temi.
Il premio è sempre un libro. Ecco alcuni temi. - E'
nociva o giovevole la lettura dei romanzi - Il mio passatempo preferito.
- Un'avventura di Natale. Il mio personaggio storico preferito. - La
stagione che più mi piace. - La mia signora ideale, o forse tradurrei
meglio: il mio ideale d'una signora.
Signora non nel senso di maritata, ma in quello di
donna signorile, distinta, fine; poiché l'inglese lady, che è
anche titolo nobiliare, ha questo significato.
Mi sono già tanto dilungata che accennerò solo alle
idee principali svolte in quest'ultimo concorso. Una definì il proprio
ideale di signorilità femminile: "una gentildonna cristiana".
Un'altra fece una poetica descrizione del tipo gentile ed elevato che è
il suo ideale, e citò parole udite in una predica, sull'aiuto a
migliorare che ci danno gli ideali, i quali sono tanto più giovevoli
quanto più alti sono. Una terza disse che la signora ideale non
è che l'esterno, la superficie, per così dire, della donna ideale.
Paragonò questa ad una gemma, quella alla faccettatura che ne accresce
e mostra la bellezza; ma come nessuna faccettatura darà mai ad una
gemma falsa il valore e la bellezza di quella vera, così è inutile
tentare di essere signora ideale se prima non si vuol essere donna
ideale. Perciò, prima di tutto, curiamo di essere gemme vere! Seguitò
traendo molte riflessioni dal paragone tra il lavorio che la gemma
naturale, opaca e informe, trasforma in una piccola meraviglia di
simmetria, di scintillio, e ciò che rende una donna signora.
Un altro concorso interessante è stato quello delle
citazioni originali; si doveva mandare quattro pagine di pensieri presi
da libri letti; l'originalità stava in questo, che dovevano essere
brani che - per quanto si sapesse - non erano mai stati citati prima. Fu
una graziosa coincidenza che tre concorrenti presero le loro citazioni
da libri di George Eliot; fu davvero un'accolta di pensieri originali e
profondi, sia arguti che seri.
Ho detto tanto sulla parte letteraria della Firefly
che non oso dilungarmi su quella artistica che è composta di
fotografie, disegni, pitture, ed ha anch'essa i suoi concorsi. Una socia
bravina, che ha studiato l'arte sul serio, dà utili consigli alle altre
pittrici; le persuade a non mai copiare altri lavori, ma dipingere
sempre dal vero, se vogliono progredire, se hanno vero amore all'arte,
per quanto inabili siano. Fiori, paesaggi, figure, sono i soggetti più
soliti. Abbiamo anche avuti disegni per spillo, fibbie cintura,
copertina di libri, dorsi di carte da giuoco. La nostra migliore
artista, oltre alle pitture, ci manda spesso figure nude, finemente
disegnate a penna. Oltre ai pregi del disegno corretto, ammiro in esse
l'assenza di ogni posa conscia della nudità, sia ritrosa che procace.
Sono figurine snelle e gentili che spirano un non so che di franca
naturalezza, di grazia semplice e sicura.
Vorrei raccontarvi ancora molte cose sulla Firefly,
ma credo aver detto abbastanza per darvene un'idea, e per invogliare
quelle di voi che amano la letteratura e l'arte, ma si sentono solitarie
nei loro intenti, a unirsi, pur abitando paesi diversi, ed avere una
"Lucciola" anche loro.
Ma non è soltanto per farvelo desiderare che vi ho
parlato di questo passatempo. Quando la nostra Direttrice istituì la
Catena d'oro, e ci invitò tutte a cooperare in qualche in modo
all'opera sua, mi chiesi: Io che posso fare? Ci ho pensato e pensato, e
per molte ragioni ho dovuto scartare tanti bei progetti di riunioni tra
ragazze per giovare ai bambini, ai poveri, a noi stesse con le
festicciuole, il lavoro, la lettura, la compagnia reciproca. Oh, spero
che ci arriveremo... ma chissà quando! Per introdurre un po' di lieta
socievolezza, per allargare la cerchia di ciò che interessa le
giovinette, per distruggere ridicoli pregiudizi, io mi adopero quanto
posso senza dare noia. Ma non potrei intanto fare qualche cosa per la
Catena d'oro, portare il mio piccolo contributo all'opera buona? E ho
pensato che potrei fondare un giornalino come la Firefly, riunire
parecchie fanciulle lontane e procurare loro questo bel passatempo. Io
posso fare da direttrice poiché ne ho avuto l'esempio, se non
l'esperienza; la direttrice ha da fare da copista, e in parte da
rilegatrice. C'è da ricopiare le critiche di ogni fascicolo per unirle
a quello del mese seguente, affinché ognuna possa leggere quello che
scrissero le socie che ricevettero il fascicolo dopo di lei.
Uno dei migliori risultati di questo passatempo è
che esso si porta ad interessarci a tali cose che prima ci lasciavano
indifferenti, e che ora esaminiamo con attenzione, per vedere se si
potrebbe scriverci su qualcosa; poiché è quasi sempre dal vero che
scriviamo, come s'è visto dagli esempi dati. Specialmente per chi non
ha molto ingegno, o è molto giovane, è assai più utile scrivere dal
vero che inventando. E lo scrivere sui libri che leggiamo ci insegna a
leggere attentamente e riflettendo
Le socie della Firefly non sono delle
letterate, delle scrittrici, e non se ne danno le arie. Basterebbe il
fatto che essa è un manoscritto, per impedirci qualunque gloria di pubblicare.
E probabile che qualcuna un giorno scriverà abbastanza bene perché
i suoi lavori vengano pubblicati; e molto le avrà giovata questa
palestra giovanile ove essa fa le sue prime armi tra un piccolo pubblico
pieno d'attenzione e d'interesse, che vuole a sua volta essere ascoltato
e giudicato. Altre non vi giungeranno, ma egualmente utile sarà stato
per loro questo passatempo che spinge a sviluppare le proprie idee, a
interessarsi a quelle altrui e a tanti soggetti che altrimenti
passerebbero inosservati, a lavorare col pensiero.
Anche quando non si può sperare di diventare
scrittrici, il comporre può essere un utile diletto, purché sia bene
indirizzato e non rubi tempo ad occupazioni più importanti. Una brava
autrice inglese incoraggia a scrivere le fanciulle che le chiedono
consiglio, anche, quando francamente dice loro che esse possono divenire
scrittrici.
Ma scrivere è come è come parlare: ci vuole
qualcuno che vi ascolti, vi circonda, e a sua volta vi esponga le sue
idee. A questo bisogno risponde una società come la Firefly; le
socie hanno una piacevole occupazione in questo scambio di pensieri, di
giudizi reciproci, nel dovere ogni mese produrre un piccolo lavoro che
si sa che verrà letto attentamente. Si promuove così un'attività
mentale che ci porta a tutto osservare, a studiare; si stabilisce una
corrente d'interesse e di simpatia tra fanciulle lontane, che rallegra
ore altrimenti vuote e monotone; alle volte così sorgono buone
amicizie, basate su affinità di gusti e di pensieri.
Spesso osservo che questi lavori sono quasi sempre
migliori dei componimenti che si facevano a scuota nella mia classe; e
mentre questi sono un piacere, quelli erano un fastidio. Eppure nella
mia classe c'erano intelligenze sveglie quanto tra le socie della Firefly.
Credo che le ragioni siano due: il tema, e il professore. Eravamo
incatenate al tema datoci, anche se in quel momento esso era molto
lontano dalla nostra esperienza, dai nostri pensieri; bisognava scrivere
anche quando non riuscivamo ad amare, ad assimilare il nostro soggetto.
Come si fa a scrivere bene su un soggetto che annoia? Era naturale che
scrivendo con un interesse obbligato, artificiale, fittizio, i nostri
componimenti riuscissero slavati, stupidi, convenzionali, senza vita.
Oltre a ciò, il pensiero che si scriveva, non pei nostri simili, ma per
il professore, persona grave, conscia della sua grande superiorità e
infastidita dalla nostra ancor più grande inferiorità, estranea ai
nostri interessi, ai nostri pensieri, che non ci poteva comprendere, ma
ci doveva giudicare - ci paralizzava, ci impediva quella naturalezza e
quella originalità che ci vengono spontanee scrivendo per delle ragazze
come noi. Sono ben lontana dal volere asserire che scrivere per la Firefly
sia più utile dei componimenti di scuola; voglio solo si comprenda
che sono cose assolutamente diverse, con altri intenti; quella è
scuola, questa è ricreazione.
Spero che la mia proposta troverà amiche, e se
riceverò più di dieci adesioni potremo incominciare subito il nostro
giornalino. Manderò altre spiegazioni a chi me le chiederà, ma sarà
bene fin d'ora dirvi che cosa ci sarà da pagare: La spesa maggiore è
la spedizione dei fascicoli dall'una all'altra, anche perché bisogna
raccomandarli. In Inghilterra non c'è bisogno di questo, e inoltre la
Firefly viaggia sempre come libro; in Italia la posta esige spesso che
vada come manoscritto; e inoltre, l'esperienza che ho fatta della posta
italiana (mi dispiace molto doverlo dire!) fa sì che ritengo necessaria
la raccomandazione.
Oltre a questo c'è da contribuire alla rilegatura
mensile ed ai premi; con dodici socie, credo basterebbero due lire a
testa, all'anno.
Dunque chi vuole aderire mi scriva, mi dica se il
titolo di Lucciola le piace, o ne suggerisca qualche altro, e
faccia qualunque osservazione vuole; questa è una piccola repubblica:
ognuna dice la sua, si cerca di attuare i suggerimenti di tutte, e la
direttrice ha soltanto l'onore di lavorare un po' più delle altre.
Bisognerà che il nostro giornalino italiano gareggi con la Firefly inglese;
non fosse che per patriottismo, dovremo curare che abbia vita anche più
prospera!