da "Incubo di una notte
siciliana"
La buda
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L'anno scorso di questi tempi, appunto, incontrai Luigi che mi propose una battuta di caccia al lago qui vicino.
Disse che c'erano migliaia di folaghe, che il suo cane
era un fenomeno in questo tipo di caccia, e che poi al lago c'era più
fresco che non in piazza.
Alle due del pomeriggio, partimmo per il lago, distante
circa dieci chilometri dal paese: io e Luigi armati di fucile mentre
Turi, che non possedeva il porto d'armi, avrebbe fatto l'avvistatore di
folaghe, mestiere coniato per l'occasione.
Le battute di caccia con Luigi erano uno spasso dal
momento che si combinavano le cose più' strampalate come quella volta
che fummo fischiati da alcuni contadini mentre andavamo a caccia di
pernici con una radiolona a tutto volume!.
Giunti al lago con la famosa bianchina di Luigi, che in un
paio d'occasioni aveva perso il motore, e posteggiatala vicino la riva,
ci inoltrammo in un piccolo canneto mentre Turi, con i palmi delle mani
aperte sopra gli occhi per proteggersi dal sole, ci avrebbe segnalato
eventuali avvistamenti di volatili. Giungemmo nei pressi della riva del
lago camminando su un'erba secca che scricchiolava sotto i nostri piedi:
la "buda" appunto. E' un'erba che i contadini raccolgono, la
stendono ad asciugare al sole e poi ne fanno delle fascine.
"Picciu'!" gridano dei
tizi nei nostri riguardi sbucando dal canneto, armati di falce,
"Non calpestate la buda!".
Chiesto scusa, Luigi si spostò sul lato sinistro del
canneto mentre io mi indirizzai verso il lato opposto.
Sentivo Luigi incitare il cane, mentre Turi urlava
qualcosa di incomprensibile dal momento che si era alzato un po’ di
vento e la sua voce non giungeva fino a noi.
Ad un tratto sentii uno sparo provenire dalla parte
opposta, Luigi che urlava come un cacciatore sa fare nei momenti
cruciali della battuta, come quando viene stanato un coniglio o una
lepre salta fuori da un cespuglio, vidi il cane correre in mezzo alla
buda, Turi gesticolare, Luigi continuare ad urlare che era caduta lì,
la folaga...
Corro anch'io da quella parte a vedere cosa stesse
succedendo e trovo Luigi che litigava coi due contadini incontrati
in precedenza, perché, secondo lui, la folaga era caduta nei loro
pressi e l'avevano nascosta in mezzo all'erba. Dopo varie ricerche con
l'aiuto del cane, il mitico cane, la folaga ancora non si trovava.
Nella confusione inevitabilmente finimmo sopra la famosa
buda posta ad asciugare: e qui scoppiò l'inferno!
I due contadini cominciarono ad urlare che avevamo rotto
i coglioni, che rovinavamo la buda, ".... e se non ve ne andate vi
sirràmmu li corna!", urlavano.
A questa frase Luigi, già arrabbiato per aver perso,
a suo dire, una folaga fregata dai due contadini, cominciò ad urlare:
"La buda! La buda dei miei coglioni!".
Mentre quei due imbecilli, con le falci che luccicavano
al sole, avanzando verso Luigi, continuavano a gridare: "Vi
sirràmmu li corna!".
A questa scena, mentre in un primo momento sghignazzavo
assieme a Turi, che nel frattempo si era avvicinato, cominciai a
preoccuparmi.
Quelli, nella loro scemenza, facevano veramente sul
serio, incuranti del fatto che eravamo armati di fucili.
I due si erano avvicinati a non più di dieci passi
sempre con le falci che fendevano l'aria e gridando insulti.
Luigi, vistosi perso e preso dal panico, cominciò ad
urlare: "Federico! Lupara!!", per
intimorirli un po’ di più, come se due fucili carichi con cartucce a
pallini non rappresentassero già di per sé una minaccia sproporzionata
rispetto alle falci di quei due folli, picchiati sicuramente dal sole.
Che dovevo fare? Gridai anch'io: "Lupara!"
mentre estratte le due cartucce a piombo piccolo per le folaghe le
sostituii con altre a lupara, puntando il fucile verso i due che,
imperterriti, continuavano ad avanzare fra la buda secca sparsa sulla
riva che, al loro passaggio, emetteva strani sibili.
Furono attimi di paura! Sparare? Sarebbe stata una
sciocchezza; scappare? Forse meglio, senza però dargliela ad intendere,
altrimenti sarebbe stato peggio.
Cominciammo ad indietreggiare lentamente coi fucili
rivolti verso i due, Turi si pose in fretta alla guida della bianchina,
Luigi cominciò a chiamare il cane che, resosi conto anche lui del
pericolo, corse verso l'auto, saltammo su e via di corsa mentre i due,
con la bava alla bocca tentavano di inseguirci roteando le falci per
aria, luccicanti più che mai.
Luigi, infuriato e con il lungo collo fuori dal
tettuccio della bianchina, come una giraffa sahariana, continuava ad
urlare all'indirizzo dei due: "La buda! La buda dei miei coglioni!
Sadifarchisi, cu li corna tisi, tisi,
tisi!!".
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