IL VENTO DI MILANO
Soffia veloce venendo da levante
tra una torre e un palazzo sibilando,
urla tra i tetti con furia da gigante
scompare dietro i monti mugugnando.
M’affaccio esterrefatto al mio balcone
a mirare uno spettacolo stupendo:
la nebbia che copriva ogni visione
correndo se ne va come d’incanto.
Il sole ch’era andato non so dove
ritorna a illuminare da ponente
portando sulla terra il suo calore
ridando alla città luce splendente.
Un arco di montagne tutte bianche
risplendono laggiù all’orizzonte,
il Monte Rosa sovrasta tutte quante
illuminato dal sole verso il tramonto.
Le guglie traforate e pittoresche
somigliano a milioni di merletti,
mentre la torre alta del Velasca
come fungo compare sopra i tetti.
Girandomi a guardare a mano manca
vedo i navigli fumanti di vapori
e la porta romana un poco stanca
dei millenni ricorda gloria e onori.
Vedo tanta agitazione in quella piazza
forse sarà un comizio, forse un mercato:
m’accorgo ch’è una folla che schiamazza
con urla e slogan sta osannando il capo.
Sono la banda dei padan leghisti
che dall’Italia si voglion separare:
poveri illusi e poveri egoisti
credon la Patria di poter spaccare.
Hanno le armi e anche un capo pronto
e pure una banca con tanto di milioni:
ma in fondo non convien tenerne conto
poiché sono una banda di sbruffoni!
La Madonnina che ha grande memoria
sorride a quest’ennesima minchiata
sicura della fine della storia:
il ricordo di una grande buffonata!
Quel forte vento che soffia su Milano
spazzerà via l’esercito padano:
sì come nebbia che t’opprime il cuore
e che il sole dissolve in poche ore.