Antichi sapori dei frutti dimenticati

                                             

Chi ricorda, ormai, gli antichi prodotti della civiltà contadina mediterranea? Quanti ricordano i sapori della pera cotogna, della sorba o della 'nzinzula? Nell'ultimo secolo sembra che siano spariti migliaia di varietà vegetali, vittime dell'agricoltura intensiva, che privilegia la stagionalità dei prodotti, del più bello e perfetto contro il più buono. Con questo tipo di agricoltura diminuiscono le varietà biologiche e si incrementano quantità e perfezione estetica. Fortunatamente, tanti frutti dimenticati negli ultimi decenni, piccoli arbusti legati tenacemente alla terra, resistono contro ogni dimenticanza voluta o casuale dell'uomo.
Quante volte, per un complimento o un successo, siamo andati in "BRODO DI GIUGGIOLE"?
Sapete cosa sono le giuggiole e cosa c'entrano col brodo? O perché le sorbe e le nespole maturano con la paglia?

Le giuggiole altro non sono che li 'Nzinzuli, quegli acini rossi dalla polpa farinosa e dolciastra simile ai datteri: con le giuggiole, l'uva e le mele cotogne cotte insieme alla scorza di limone, veniva preparata una bevanda, dolce, languida e sciropposa, da offrire agli ospiti; era il bicchiere della festa, come l'attuale spumante o champagne!

Ecco di seguito un elenco dei nostri frutti, alcuni rari da trovare, ed offerti come primizie "carissime" sulle bancarelle delle nostre città.
 

          
                               Giuggiolo
                                        'NZINZULA

Zizyphus sativa Gaert.    Famiglia Ramnaceae

E' spesso coltivato a scopo ornamentale. Caratteristica di questa pianta sono i frutti (giuggiole o zizzole) che hanno polpa farinosa, dolciastra simile a quella dei datteri

Foglie :  decidue, semplici, ovali, margine seghettato, inserzione alterna, rami spesso spinosi 
Fiori :  a 2-3 infascetti globosi-ascellari, fior. apr/giu  var. ornamentale) 
Frutti :  drupe ovoidali rosso-brune  (var. ornamentale) 
Portamento:  fino a 8 m, più spesso arbustivo

             
                                    Azzeruolo

  

                                               ZALORA

Crataegus azarolus L.  famiglia delle Rosacee

L'Azzeruolo (Crataegus azarolus L.) appartiene alla Famiglia delle Rosaceae.
E' detto anche "Lazzeruolo".
Gran parte dei botanici ritiene che questa specie sia originaria dell'Asia Minore o dell'isola di Creta, da cui si sarebbe diffusa come coltivazione in tutto il resto del Mediterraneo e dell'Europa.

Le azzeruole (molto gustose, che ricordano il sapore delle nespole) consumate fresche sono dissetanti, rinfrescanti, diuretiche e ipotensive; la polpa ha proprietà antianemiche ed oftalminiche.
In confetture, marmellate e gelatine, insalate e macedonie di frutta; si utilizzano in pasticceria, si conservano sotto spirito e grappa.
In cosmesi rivitalizza le pelli sciupate grazie alla provitamina A.
Coltivato in frutteti familiari e giardini in esemplari isolati, in filari  o innestato in siepi di biancospino.
Pianta ornamentale.
Foglie :  decidue, coriacee, lobi non molto incisi e di forma triangolare, 2 stipole alla base, verde chiaro sulla pagina inf.
Fiori :  bianchi , formano corimbi, fioritura ad apr/mag 
Frutti :  pomo globoso di 2 cm o 4 cm nelle varietà coltivate(vd. foto), 2-4 semi legnosi 
Portamento:  fino a 4 m di altezza
 Originario dell' Asia Minore si è diffuso da tempo remoto in tutta la fascia mediterranea. Si incontra sia spontaneo che coltivato (foto della scheda) per la ricca fioritura e la colorazione rosso intenso dei pomi.
          
                              Corbezzolo

 
                                      CORBEZZOLO

Arbustus unedo L.      Famiglia: Ericaceae

Foglie :  sempreverdi, obovato-ellittiche, alterne, coriacee, finemente seghettate sul margine
Fiori : da ott. a dic. allorquando i frutti 
dell' anno precedente sono maturi. Biancastri in pannocchie pendule di 15-30 elementi 
Frutti :  contemporanee ai nuovi fiori, bacche globose rosse, eduli 
Portamento:  alberello alto sino a 12 m
Frutto
In inverno, quando la natura si riposa questo frutto veramente unico, si copre di profumati fiori color avorio e di frutti piccoli, rotondi che vanno dal giallo, all’aranciato e al rosso fuoco.
I frutti maturi del Corbezzolo sono molto dolci, hanno un delicato e tipico aroma e la polpa, di colore gialle, è estremamente morbida;
Caratteristiche al consumo
Le foglie , utilizzate nella farmacopea moderna per lenire vari disturbi, sono ovali, oblunghe e con margini seghettati.
Storia, curiosità e particolarità
Antichi miti vogliono che i suoi rami, sacri alla Dea Cardinea, rendessero gli uomini più previdenti e parsimoniosi.
Uso gastronomico
si prestano alla preparazione di ottime confetture e marmellate, la dolcezza delle quali contrasta con l’amaro del miele ricavato dal nettare dei fiori.
Dal Corbezzolo deriva anche un liquore dolce e delicatamente profumato.
 Questo alberello è un tipico componente della macchia mediterranea dove si dimostra ottimo colonizzatore di terreni poveri di base. E' spesso il primo arbusto colonizzatore di terreni devastati dal fuoco. I frutti, dotati di proprietà astringenti, possono essere consumati freschi o in confettura
          
                             Melo cotogno
Caratteristiche
L’albero è originario dell’Asia Occidentale, dove cresce ancora oggi allo stato spontaneo.
Oggi la pianta del cotogno è presente in Sardegna sia spontanea che coltivata.
Frutto
Buccia cotonosa e vellutata, polpa consistente, quasi legnosa.
Sapore
Aspro ed aromatico.
Forma
Le Mele Cotogne, hanno forma grossa, piriforme.
Caratteristiche al consumo
Questi frutti sono salutari per loro proprietà antidiarroiche, astringenti, stomatiche, epatiche.
Storia, curiosità e particolarità
Dai Greci era conosciuto con il nome di Malon Cydonian sin dal VII secolo a.C. ed offerto agli dei durante alcuni riti religiosi.
Rappresentava anche un delicato pegno d’amore.
Nel VI secolo a.C. Solone, saggio legislatore ateniese, in un decreto prescriveva che le spose prima di varcare la soglia della camera nuziale, dovessero mangiare una mela Cotogna.
I romani conobbero il cotogno nel 69 a.C. quando conquistarono Cidonia, sulla costa settentrionale dell’isola di creta. Da cui il nome scientifico Cydonia Oblonga Mill.
Uso gastronomico
Particolarmente gustose consumate cotte con lo zucchero o la sapa, sono anche alla base di tradizionali confetture o marmellate.
                                           CUTUGNU

Cydonia oblonga (Mill.)   Famiglia delle Rosacee
Foglie :  decidue, semplici, ovali-ellittiche, apice acuto o leggermente arrotondato, margine intero, grigiastre e tomentose sulla pagina inf.
Fiori :  ermafroditi, grandi(4-5 cm) di colore bianco-rosa , fioritura mar/apr
Frutti :  pomi tondeggianti o piriformi giallo-verdastri con buccia coperta da fitta peluria
Portamento:  alto sino a 5 m
 Pianta originaria dell' Asia e utilizzata da noi anche come portainnesto per il pero.I frutti, maturi a metà ottobre, molto profumati , sono immangiabili da crudi.Diventano gradevoli e molto gustosi sotto forma di confetture e gelatine 
       
                                   Melo
                           
         
                                                PUMU

Malus domestica Borkh  Famiglia delle Rosaceae
Foglie :  decidue, semplici, ovoidali, margine seghettato   
Fiori :  ermafroditi, riuniti in corimbi a piccoli gruppi di 3-8, 5 petali color bianco-rosato, fioritura primaverile   
Frutti :  pomi con dimensioni , forme e colori diversi a seconda della varietà   
Portamento:  altezze diverse a seconda delle varietà, sino ad un massimo di 10 m 
 Il melo è pianta di grande interesse agrario, molto diffuso per il frutto per il quale sono state selezionate svariate varietà. Esistono anche varietà ornamentali(vd. melo da fiore)e il "malus sylvestris" più rustico del congenere coltivato , da cui differisce per i rami spinosi e i frutti piccoli e verdastri. 
       
                                 Melograno
      
                                               GRANATU

Punica granatum L.   Famiglia delle Punicaceae
Foglie :  decidue, lanceolate , amrgine liscio, 
Fiori :  terminali, grandi 3-4 cm imbutiformi di colore rosso intenso, stami numerosi(20) , fioritura giu/ott
Frutti :  globosi e grandi nelle piante coltivate, piccoli come una noce in quelle selvatiche,.Il frutto è un particolare tipo di bacca, color giallo-rosso contenente numerosissimi semi circondati da una parte rossa e carnosa. Matura in autunno
Portamento:  arbusto o alberello di 5 m
 

Questo piccolo albero è originario delle regioni orientali dei bacino mediterraneo e dell'Asia occidentale, da dove già in epoca romana si era diffuso in tutte le zone a clima mite, coltivato e inselvatichito qua e là. Fa parte della macchia mediterranea, dove s'incontra su terreni aridi. Cresce lentamente, e la sua coltivazione non richiede cure eccessive, solo esposizione soleggiata. Del frutto sono commestibili i semi di un bel rosso porpora. Il legno è duro, ma le dimensioni ne limitano l' impiego. Il melograno infine è apprezzata pianta ornamentale per la splendida e prolungata fioritura.


          
                                Nespolo
                                             NIASPULA

Mespilus germanica L.  Famiglia delle Rosaceae
Foglie :  decidue, semplici, ellittico-lanceolate, margine seghettato
Fiori :  solitari o a due, , corolla a 5 petali bianchi , fioritura a mag/giu
Frutti :  pomi di colore rugginoso
Portamento:  spesso arbustivo, come albero sino a 5 m di altezza
 Questa pianta, nonostante il nome , è originaria dell'Asia Minore . Non comune, vegeta nelle boscaglie sino a 1000 m prediligendo esposizioni soleggiate e adattandosi a substrati poveri. I frutti vengono raccolti immaturi(non ancora commestibili perchè duri e dalla polpa fortemente astringente) diventano maturi dopo un periodo di stramaturazione. 

           
                                  Sorbo

                                                 ZORBA

Sorbus aucuparia L.  Famiglia delle Rosaceae
Foglie :  decidue, composte, imparipennate, da 5 a 19 foglioline, lamina lanceolata, m,argine finemente dentato
Fiori :  ermafroditi, biancastri a 5 petali, riuniti in infiorescenze a corimbo dapprima erette poi pendule, fioritura mag/giu
Frutti :  piccoli pomi rosso-arancio
Portamento:  arboreo o arbustivo, alto sino a 15 m
 Il sorbo degli uccellatori ha areale che comprende tutta l'Europa, dove s'incontra frequente nelle foreste, boscaglie, macchie rade, arbusteti fino a 2000 m di altitudine. Pianta eliofila, sopporta anche l'ombreggiamento, ed è adattabile a qualsiasi terreno; è spesso coltivata come ornamentale in montagna per lo splendido aspetto decorativo dei fogliame, dei fiori e dei frutti. I frutti sono acidi e ricchi di tannino.

        
                               Gelso nero
      
                              Gelso bianco
  
                                              CIANSU

Morus alba   L.      Famiglia delle Moraceae
Morus nigra L
Foglie :  decidue, cordate e assimmetriche alla base, margine irregolarmente dentato, a volte trilobate
Fiori :  ermafroditi o unisessuali(prevalenti),infiorescenze masch. in amenti cilindrici di 2-4 cm , inf. femm. in amenti ovali di 1 cm o meno con breve peduncolo, fioritura apr/mag 
Frutti :  more dolci di color bianco-rosato
Portamento:  Comunemente è coltivato a capitozza, con un breve tronco da cui si dipartono numerosi rami arcuati, sottoposti a periodica potatura.
 Il gelso è originario del continente asiatico ed è stato importato in Europa da antica data, diffuso per il legno e i frutti e successivamente per l'allevamento del baco da seta. Pianta piuttosto frugale e rustica, resiste discretamente al freddo; s'incontra dalla pianura fino a 800 m di altitudine. 
Il gelso bianco ( Morus alba) si è diffuso in Europa dalle zone originarie dell'Asia orientale piú tardi rispetto al gelso nero, intorno al XII secolo, parallelamente al diffondersi dell'allevamento dei baco da seta, che ne utilizzava le foglie come alimento.
Simile è il G. Nero (Morus nigra L.) che ha foglie più piccole e frutti che a maturità passano dal color porpora al nero
   

                               LIMONE

  
                                         LIMUNI

Il Limone (Citrus limon) è originario dell'India e dell'Indocina.
Secondo alcuni studiosi è un ibrido naturale tra il cedro (Citrus medica) e il lime (Citrus aurantifolia).
L'albero del limone (alto fino a 6 metri) ha un portamento aperto ed i rami a frutto sono procombenti; i rami sono normalmente spinosi.
Le foglie sono alterne, rossastre da giovani e poi verde scuro sopra e più chiare sotto, generalmente ellittiche.; il picciolo è leggermente alato.

I fiori, dolcemente profumati, possono essere solitari o in coppie, all'ascella delle foglie; in condizioni climatiche favorevoli sono prodotti praticamente tutto l'anno. Il bordo dei petali è violetto. I frutti sono ovali oppure oblunghi, con apici appuntiti: Normalmente la buccia è gialla, ma ci sono varietà variegate di verde o di bianco: ricca di olii essenziali, può essere più o meno sottile: la polpa è divisa in otto-dieci spicchi; generalmente è molto aspra e succosa: molte varietà sono prive di semi.
Il limone è una specie rifiorente. I flussi principali di fioritura sono in primavera, con la produzione dei limoni invernali, e in settembre, da cui derivano i cosiddetti verdelli (che maturano nell'estate seguente). Per favorire la produzione di questi ultimi, che ottengono prezzi migliori sul mercato, si utilizzano tecniche particolari come l'interruzione delle irrigazioni per un certo periodo.
Il limone è piuttosto sensibile al freddo e si defoglia completamente con temperature di -4/-5°C, mentre temperature inferiori possono danneggare anche il legno; i fiori e i frutti, invece, sopportano valori fino a -2°C. D'altra parte, non ha invece bisogno di temperature estive molto elevate per la maturazione dei frutti. Le piante sono sensibili anche al vento (frangivento). In periodi prolungati di siccità è necessaria l'irrigazione. Cresce bene anche in terreni poveri e il pH ottimale è intorno a 5,5-6,5°C.
Si innesta su diversi portinnesti, dal franco al limone volkameriano fino all'alemow, al mandarino cleopatra e all'arancio amaro, incompatibile però con alcune varietà come la "Monachello".
A differenza di altri agrumi, i limoni possono maturare anche una volta staccati dalla pianta. Spesso vengono staccati, manipolati e spediti ancora verdi - protetti da un trattamento fungicida e da un'inceratura - quindi trattati in seguito per farli maturare: per questo motivo non è consigliabile utilizzare le bucce dei frutti, a meno che non provengano da colture biologiche.
 
                           MANDARINO

                       
                                           MANNARINU

Con il termine Mandarini viene designato un gruppo eterogeneo di agrumi di grande importanza economica (a livello mondiale, seconda solo all'arancio). Diverse sono le scuole di pensiero riguardo alla loro classificazione botanica.

Il Mandarino King (Citrus nobilis - Citrus deliciosa), di origine cinese, è stato portato in Europa all'inizio dell'Ottocento. sembra sia un ibrido tra Citrus reticulata (mandarancio) e Citrus sinensis (arancio dolce).
e' una pianta robusta con chioma espansa, alta fino a 4,5 m. Le spine sono presenti soltanto sui succhioni. Le foglie, da ovato-oblunghe a ovato-lanceolate, hanno picciolo con alette sottili. I fiori sono piccoli, bianchi, profumati e singoli. I frutti sono di taglia media, globosi e depressi ai poli, con buccia sottile non aderente alla polpa; quest'ultima è color arancio, aromatica e succosa e ricca di semi (anche se sono state selezionate varietà apirene).
Molto diffusa è la varietà "Avana" da cui sono state ottenute numerose selezioni come l'Avana apirena e il Tardivo di Ciaculli. Molte varietà sono usate a scopo ornamentale per la lunga permanenza dei frutti sulla pianta.

Il Mandarino Cleopatra (Citrus reshni), originario dell'India, forma piante a portamento compatto e arrotondato. Le foglie sono piccole, strette, verde scuro. I fiori sono piccoli e bianchi e i frutti, globosi e depressi ai poli, sono simili alle clementine; la buccia è di color arancio, poco aderente alla polpa, che ha un sapore gradevole ed è ricca di semi.. Resiste bene al freddo e viene usata come portinnesto. Utilizzata anche come pianta ornamentale per la lunga persistenza dei frutti.

Le origini del Mandarancio sono incerte: secondo alcuni studiosi è una specie molto antica originaria della Cina e più in generale dell'Estremo Oriente; altri la ritengono un ibrido tra il mandarino e l'arancio (dolce o amaro), altri ancora un ibrido tra mandarino e chinotto.
Piccolo albero, a volte con rami spinosi, con chioma arrotondata, simmetrica e aperta. Le foglie sono lanceolate, verde vivo, con picciolo leggermente alato. I fiori sono singoli o riuniti in piccole infiorescenze, molto profumati. I frutti arancioni, hanno una buccia arancione facile da togliere e una polpa dolce, ricca di succo, con semi piccoli e appuntiti 
    
                                 Arancio
    
                                      ARANCIU

Citrus sinensis (L.)       Famiglia delle Rutaceae
 
Foglie :  persistenti, lucide, coriacee, con o senza ala obovoide sul picciuolo(a seconda della varietà), possibile presenza di spine  
Fiori :  bianchi, ascellari, profumatissimi, fioritura in primavera ma presenti anche in estate    
Frutti :  esperidio arancione(arancia)   
Portamento:  alt. sino a 5 m 
Caratteristiche
L’Arancio (citrus sinesis), fra gli agrumi è la specie più coltivata in Sicilia, Calabria e Campania, regioni leaders per produzioni.
Frutto
I frutti divisi all’interno in spicchi di frutta sugosa, ricca di zuccheri, acidi organici, vitamina C, pectine e sali minerali,
Albero
In primavera i fiori ricoprono l’albero di candide corolle di petali bianchi e da novembre in poi il frutto raggiunge la completa maturazione.
Le piante si ricoprono di turgidi globi di color giallo - arancio.
Varietà cultivar
Thompson, Vaniglia e Tarocco; di color rosso-arancio, nella varietà Washington, Naveline.
Valori
Bisogna tuttavia evidenziare le numerose proprietà salutistiche dell’arancia; è antiemorragico, antiscorbutico, antispasmodico, febbrifugo, sedativo, tonico, aperitivo, digestivo.
Utilizzo
Vengono preferibilmente consumati freschi.
 Questa specie è originaria della Cina ed è arrivata in Europa verso il 1600, diffondendosi largamente con la coltivazione solo nelle regioni mediterranee, perché resiste poco al freddo. Anche questa specie è coltivata per i frutti, le arance, pregevoli, oltre che per le qualità organolettiche e per l'elevato contenuto in vitamina C.
Da ricordare anche la specie "citrus aurantium" o"a. amaro", alto sino a 10 m e molto spinoso. 


          
                                  Ficodindia
         
                                              FICUDINIA

Opuntia ficus-indica Mill. Famiglia delle Cactaceae
Foglie :  le foglie hanno subito la trasformazione in spine 
Fiori :  gialli o rossi, ma comunque molto appariscenti, fioritura tra aprile e maggio
Frutti :  bacche ovoidali rosso-violaceo che maturano a lug/ago coperte di fine setole spinose
Portamento:  può raggiungere anche altezze di 3-4 m
Produzione
Il ficodindia si sta diffondendo, quale frutta esotica, in tutta Europa e conseguentemente si sono impiantati fichidindieti specializzati, con cultivar che hanno pochi semi. Queste colture si trovano anche nel ragusano, con risultati economici sorprendenti vista la continua richiesta sul mercato. Superficie di produzione: 50 ettari. Quintali prodotti 7.500.
Storia, curiosità e particolarità
Notissima pianta della flora mediterranea, originaria dalle Americhe e diffusa anche nella costa settentrionale dell'Africa. Fu definito cibo dei poveri, perché crescendo liberamente ai limiti delle strade di campagna poteva essere raccolto da tutti. Una particolarità: i frutti maturano nei mesi estivi, ma sulla pianta rimangono intatti e perfettamente commestibili anche fino alla tarda primavera successiva.
Uso gastronomico
Il ficodindia è stato da sempre consumato come frutta, vista l'abbondanza si sono trovati molti modi per sfruttarli per una più lunga conservazione e si sono inventati: la mostarda e i mostaccioli di fichidindia, dolci tradizionali in via di estinzione.
 Pianta originaria del Messico e dell' America latina che si è naturalizzata nei nostri ambienti più caldi. Pianta rustica che si adatta a tutti i terreni , ma teme il freddo. 

  
              
                                 Mandorlo
           
                            Mandorlo in fiore
                                             MIANNULA

Prunus dulcis Mill.  Famiglia delle Rosaceae
Foglie :  lanceolate e seghettate
Fiori :  fiorellini bianchi con sfumature rosate, fioritura a gen/mar prima della fogliazione
Frutti :  drupe(mandorle) verdi
Portamento:  sino a 5-10 m di altezza
 Essenza tipicamente mediterranea ,predilige pendii ben esposti senza preferenza di substrato.
Il seme del mandorlo è utilizzato dopo essiccazione nella preparazione della pasta di mandorle , nel marzapane, nel torrone

         
                                 Fico
Valori
Il fico è molto digeribile e nutriente, ricco di vitamine (A, C, B1 e B2) e minerali come il ferro, il calcio ed il manganese. È un buon tonificante ed è consigliato nella dieta degli sportivi; esercita un’azione emolliente nelle malattie polmonari ed aiuta, inoltre, a risolvere i problemi dell’apparato digestivo.
Produzione
È una pianta resistente, frugale, che dà il meglio di sé su terreni poveri. Nella provincia di Cosenza si è diffusa la coltivazione dell’albero del fico tra gli anni ‘30 e ‘60 e ben presto è diventata la prima provincia d’Italia per la produzione di questo alimento, grazie alle piccole e medie imprese che operano sui mercati internazionali e per l’ottima ed apprezzata qualità della lavorazione del fico essiccato.
Utilizzo
I fichi si consumano freschi, anche in abbinamenti salati con prosciutto o formaggio, ma per l’elevato contenuto zuccherino si prestano all’essiccazione e alla preparazione di confetture, canditi e sciroppi. L’essiccamento può essere effettuato al sole, al forno o in appositi essiccatoi ad aria calda.
Storia, curiosità e particolarità
La pianta di fico è giunta in Calabria prima della civiltà greco-romana, portata da viaggiatori che giungevano dal bacino del Mediterraneo orientale; infatti, i fichi secchi erano tra le provviste più gradite, grazie anche alla lunga conservazione adatta per i viaggi. Citato più volte nell’Antico Testamento, il fico è una pianta originaria dell’Asia Minore, affermatasi soprattutto nell’Egitto dei faraoni, si è poi estesa a tutte le coste del Mediterraneo.
                                                 FICU

Ficus carica L.   Famiglia delle Moraceae
Foglie :  decidue, palmato-lobate
Fiori :  unisessuali, fior. giu/ago
Frutti :  infruttescenze carnose e zuccherine
Portamento:  corteccia grigia, liscia e sottile, alto sino a 10 m
 L'areale dei fico comprende l'Asia sudoccidentale, da dove si è diffuso in tutti i paesi dell'Europa . La specie è frugalissima e, selvatica, riesce a vegetare in ambienti ingrati, adattandosi a substrati sassosi, rupestri, aridi, perfino fessure di vecchi muri, purché caldi e riparati. Raggiunge dimensioni discrete sia nella statura , che nel diametro dei tronco; questo fornisce legno tenero, color bianco avorio, che ha scarse applicazioni ed è mediocre anche come combustibile. Comunemente è coltivato il Ficus carica domestica per i frutti eccellenti, molto dolci e nutrienti.



Di altezza media intorno ai 4-5 metri, puo' superare anche gli 8-10 m. Ha una corteccia di color grigio cenere, una chioma ampia e branche pendule. Il legno e' duro e pesante, giallo intenso nelle piante giovani e rosso bruno in quelle adulte. Foglie composte, caduche, imparipennate, tomentose nelle piante giovani, glabre e coriacee in seguito. Fiorisce in aprile-maggio e presenta fiori apetali, portati da infiorescenze ascellari a pannocchia; quelli femminili sono simili a un piccolissimo frutto con stimma trifido, carenato, allargato e papilloso, mentre quelli maschili sono provvisti di brattee e di grosse antere. Il frutto e' una drupa monosperma, con mallo sottile, peduncolata, ovale. Il seme, contenuto in due valve giallo crema o biancastro, e' unico e allungato, di colore verde chiaro, ricco di olio e proteine, sostanze estrattive inazotate e vitamine. Pianta dioica e l'impollinazione viene assicurata sia da piante maschili di Pistacia vera che da piante spontanee di Pistacia terebinthus  e da ibridi naturali tra P. vera e P. terebinthus 

           

                            PISTACCHIO       

     

                
                
                                    Il frutto
   
                 


                                     FASTUCA

Il Pistacchio (Pistacia vera L.) e' orginaria di una vasta zona dell'Asia Minore, Siria e Turchestan.
Diffusa soprattutto in Iran, Turchia, Gracia e Siria. E' sta introdotta recentemente anche negli Stati Uniti e in Italia viene coltivata quasi esclusivamente in Sicilia.
Appartiene alla Famiglia delle Anarcadiaceae, genere Pistacia, che comprende le seguenti specie:
 - Pistacia vera L., o pistacchio, specie a foglia caduca, coltivata per i frutti;
 - Pistacia terebinthus L., o terebinto, specie a foglia caduca, usata come portinnesto del pistacchio;
 - Pistacia lentiscus, o lentisco, specie sempreverde, usata come portinnesto del pistacchio.

Bronte,
capitale italiana del pistacchio!

La Sicilia è l'unica regione italiana dove si produce il pistacchio ("pistacia vera") e la cittadina etnea, con oltre tremila ettari in coltura specializzata, ne esprime l'area di coltivazione principale (più dell'80% della superficie regionale) con una produzione dalle caratteristiche peculiari.
Bronte, Eden di pistacchio, con un frutto dal gusto e dall'aroma universalmente riconosciuti come unici e particolari.
L'"oro verde", così è denominato il "pistacchio verde di Bronte", rappresenta la principale risorsa economica del vasto territorio della cittadina etnea.

Bronte, capitale italiana del pistacchio
Il Mediterraneo è stato da sempre uno dei principali centri di scambio e di valorizzazione delle produzioni agro-alimentari mondiali. È stato, tradizionalmente, il mare del gusto, degli aromi, dei sapori, delle spezie. Una peculiare caratteristica che ha disegnato e formato la cultura, l'economia ed anche il paesaggio, trasformandolo profondamente ed in modo quasi irreversibile.
Le spezie in genere ma anche il basilico, il rosmarino, il pepe, l'olivo, gli agrumi, i carciofi, il vino e la vigna e mille altri prodotti e coltivazioni di maggiore o minore diffusione hanno invaso e trasformato questo spazio geografico e culturale, portando allo scambio di merci ma anche al confronto culturale e al mantenimento di un costante valore comune di sapori e tradizioni.
I prodotti di origine mediorientale rappresentano un particolare aspetto di questo patrimonio ed hanno avuto una notevole influenza nella cultura gastronomica europea e mediterranea. Il cus cus, il peperone, perfino il vino, la castagna e cento altri prodotti derivano dal progressivo e millenario scambio e il Mediterraneo ne ha rappresentato lo spazio di comunicazione.
Il Pistacchio, un frutto dalla storia antichissima, noto ai Babilonesi, Assiri, Giordani, Greci, citato addirittura nel libro della Genesi e riportato nell'obelisco, fatto innalzare dal re dell'Assiria, attorno al VI secolo a.C., è uno di questi prodotti agro-alimentari, che ha contribuito a delineare il patrimonio culturale-gastronomico dei popoli mediterranei. Di questo prezioso frutto, portato in Sicilia dagli Arabi, Bronte rappresenta la capitale italiana.

L'Iran è il principale produttore mondiale di pistacchio (56%) con una superficie di 230.000 ettari di terreno coltivato, seguito dalla Turchia, con 39.000 ettari, gli Stati Uniti, 31.000 (dove è presente la cultivar "Bronte") e la Siria, con 20.000. Nell'Unione Europea solo Italia, Grecia e Spagna ne sono produttori (i primi due con circa 9.000 ettari di terreno coltivato e la Spagna con 1.500, di cui 2.000 in Andalucia).
In Sicilia il Pistacchio cresce in prevalenza a Bronte con l'80% della superficie regionale coltivata (e nei comuni di Adrano e Ragalna) e nelle province di Agrigento (i cui centri di produzione sono Favara e Raffadali) e di Caltanissetta (S. Cataldo). La produzione biennale media siciliana è di circa 32.000 quintali di prodotto sgusciato, l'80% dei quali viene esportato all'estero.
La peculiarità del pistacchio brontese è il colore uniformemente verde vivo della sua pasta, nonchè la sua pronunciata aromaticità, per cui è senz'altro privilegiato nella manifattura dei torroni, dei prodotti dolciari e dei gelati ma soprattutto delle carni insaccate di pregio e nella gastronomia di alta classe.
Tali caratteristiche, uniche fra i prodotti similari di altre zone, sono egregiamente valorizzate proprio nel luogo di produzione.

            
                                 Albicocco


                                              FRACCOCA

Prunus armeniaca L.   Famiglia delle Rosaceae
Foglie :  decidue, cuoriformi, margine seghettato
Fiori :  bianco-rosei, fioritura a mar/mag prima della fogliazione
Frutti :  drupe vellutate di colore giallo-arancio
Portamento:  raggiunge i 5-7 m
 Albero da frutto per eccellenza, fu creduto da Linneo originario dell' Armenia (Iran) , ma la pianta era già coltivata in Cina. Fu diffuso in Europa dagli arabi moltissimi secoli fa.
           
                                  Ciliegio
Caratteristiche
Pare lecito ammettere che il Prunus Avium (Ciliegio dolce o Ciliegio di monte) e il Prunus Cerasus (Ciliegio acido) siano specie oriunde di zone comprese fra il Mar Caspio e l’Anatolia.
Frutto
Dal punto di vista pomologico, le Ciliegie dolci vengono chiamate “tenerine” per la polpa tenera, e “duroni” per la polpa soda; ”amarene”, “visciole”, e “Marasche” quelle acide.
Varietà cultivar
dove oltre la varietà locali più apprezzate (la ciliegia comune di Bonnanaro, la Barraccocca, la Turca, la Regina, sono state introdotte nuove cultivar.
Utilizzo
frutto dalle benefiche virtù, un alimento energetico ricco di sali minerali e vitamine.
Storia, curiosità e particolarità
Non è infrequente con l’arrivo della buona stagione in prossimità della massima arteria SS131, vedere esposti, su simpatici banchetti approntati dagli stessi produttori, questi gradevoli e irresistibili frutti.
Uso gastronomico
Generalmente le Ciliegie della prima specie vengono consumate fresche, quelle della seconda vengono destinate per la produzione di marmellate, canditi, sciroppi e bevande alcoliche come il Maraschino, il Kirsch e il Ratafia.
                                                 CIRASA

Prunus avium L.   Famiglia delle Rosaceae
Foglie : decidue, ovato-accuminate, alterne, provviste di 2 caratteristiche ghiandole rosse nel punto di inserzione dell lamina
Fiori : bianchi in ombrelle, fior. ad apr/mag 
Frutti : drupe globose, rosse 
Portamento: alt. sino a 20 m
 

Pianta molto rustica è diffusa allo stato selvatico praticamente ovunque ed è coltivata per le diverse varietà del frutto e per il legname pregiato dal tipico colore rossastro.
Esistono anche varietà ornamentali derivate da incroci o selezioni con le specie Prunus serrulata, P. sargentii, P. Kanzan, P. Kokusai, P. tayoma -zakura coltivate generalmente per l' abbondante fioritura   .


Vanno citate anche le due specie Prunus mahaleb e il Prunus subhirtella. Il P. mahaleb (ciliegio di santa Lucia) è originario del centro Europa , ha foglie ovali(vd. foto sotto)e fiori abbondanti   (piccoli -meno di 1 cm di diametro)bianchi in grappoli terminali e frutto rappresentato da piccole drupe nerastre   . Predilige ambienti non troppo freddi e suoli calcarei e argillosi. E' utilizzato anche come porta-innesto per alcuni ciliegi.
Il Prunus subhirtella è un piccolo albero di origine giapponese utilizzato nelle sue molteplici varietà a scopo ornamentale per le fioriture decorative e abbondanti che cominciano già a fine inverno. I fiori sono semplici o doppi di colore bianco, rosato o crema.

             
                                       Pero
Frutto
La pera iblea per virtù del clima, anche se di modesto aspetto, ha un gusto e un profumo invidiabili.
Produzione
Nel Ragusano il pero è presente in poche colture specializzate. Superficie di produzione: 35 ettari. Quintali prodotti: 5.560.
Storia, curiosità e particolarità
Il pero è forse l'albero più diffuso nel mondo, essendo coltivato ovunque. Esistono una trentina di varietà con oltre 5.000 cultivar diverse.
Uso gastronomico
La pera, nella nostra provincia, viene utilizzata quasi esclusivamente quale frutta fresca; ma alcune qualità (quelle più dure ed a polpa soda, le cosiddette “invernali”) vengono anche cotte con vino e zucchero. Scarsa la sua utilizzazione per farne composte e marmellate.
                                                  PIRU

Pyrus comunis L.       Famiglia delle Rosaceae
Foglie :  decidue, semplici a lamina ovato-ellittica e margine seghettato. Le foglie del pero selvatico sono simili , ma hanno lamina più arrotondata e i giovani rami sono provvisti di spine
Fiori :  ermafroditi , bianchi a 5 petali, riuniti in infiorescenze a corimbo(fino a 15 fiori), circondati alla base da un gruppo di foglie,fioritura ad apr/mag a seconda della varietà
Frutti :  pomo di forma allungata e di colore e peso diversi a seconda della varietà. Il frutto del pero selvatico è più piccolo(1-4 cm)duro, a polpa acidula che diventa dolce dopo una sovramaturazione
Portamento:  generalmente di 5-6 m , ma può raggiungere i 15 m
 Di origine è incerta questa pianta è coltivata per il frutto in tutta Italia in svariate varietà che si differenziano per peso, forma, colore e periodo di maturazione
          
                             Susino-Pruno
                                                PIRUNI

Prunus domestica L.  Famiglia delle Rosaceae
Foglie :  semplici, ellittiche, dentellate al margine
Fiori :  gruppi di 2-3, petali bianchi, fioritura a mar/apr
Frutti :  drupe di 2-7 cm
Portamento:  sino a 10 m di altezza
 L' origine non è certa, si pensa che sia giunto dall' Europa centrale in tempi remoti. Cresce spontaneo come pure coltivato in varietà migliorate per il frutto.
 
           
                                       Vite
Varietà cultivar
Le varietà, oggi dominanti sono:
Frappato di Vittoria (a buccia nera). Ha la sua elettività nel Vittorese, da cui il nome. Una volta a coltura estensiva si è ormai ridotta a piccoli vigneti. Ciò a torto, perché quest’uva produce vini di eccezionale finezza, struttura, profumo, ma soprattutto per l'incredibile possibilità di invecchiamento se adeguatamente vinificato. Il grappolo ha media struttura, a volte compattissimo, ad acini relativamente grossi, dalla polpa succosa, lievemente dolce appena inizia la maturazione e sempre più dolce man mano che essa procede. I vini che ne derivano sono alcolici, corposi, dal particolare aroma.
Calabrese. Vitigno molto produttivo, ha frutto a grappolo allungato, molto compatto, acino dal colore rosso–bluastro, pruinoso, molto zuccherino. Il vino che se ne ricava ha ottima alcolicità, colore e profumo. Se quest'uva è mescolata con altre tipiche, si hanno vini decisamente superiori.
Grossonero. Un tempo presente in buona misura nei vigneti, era considerata sia uva da mensa, per via dei suoi acini grossi, carnosi, dolci e gustosi, sia uva da vino, per la sua resa ottimale, è infatti ricchissima di glicerina. Oggi la sua produzione è scarsa.
Produzione
Superficie di produzione: 3.298 ettari. Quintali prodotti: 298.891.
Utilizzo
Sia l’uva Frappato di Vittoria, che il Vitigno Calabrese, concorrono alla produzione del Cerasuolo di Vittoria, per questo vino Doc è tollerata la presenza del Grossonero, fino a un massimo del 10% rispetto al totale.
Storia, curiosità e particolarità
Un tempo erano numerosissime le varietà delle uve da vino coltivate, sia a buccia nera che bianca: dopo le distruzioni della filossera e quindi con i nuovi impianti, si innestarono nuove varietà con l'intento di trovare la qualità più adatta al territorio, per avere vini più ricchi di profumi. e gusto.
                                              RACINA

Vitis vinifera L        Famiglia delle Vitaceae
Foglie :  decidue, semplici, 3-5 lobi, sul nodo opposto alla foglia si origina un viticcio che serve alla pianta ad aggrapparsi ad un sostegno.  
Fiori :  ermafroditi , di colore verdastro, poco appariscenti, fioritura a mag/giu   
Frutti :  grappoli portanti bacche(acini) differenti a seconda della varietà  e maturazione da sett. a ott. 
Portamento:  

 

Ampiamente coltivata in Italia per la produzione dell' uva che può essere bianca o nera. Si distinguono poi uve da tavola ad acini grandi e polposi e buccia sottile ed uve per vinificazione ad acini più piccoli e compatti. Per rafforzare le varietà dal parassita "fillossera" queste vengono spesso innestate sulla cosidetta "Vite americana" . L' uva viene anche molto apprezzata se seccata; a questo scopo si utilizza l' uva sultanina , caratterizzata da acini privi di semi e molto dolci.
            
                                    Pesco
Varietà cultivar
Le varietà più pregiate sono quelle a maturazione media tardiva (luglio - settembre), con frutti grossi, polpa gialla, molta succosa e profumata.
Produzione
attualmente coltivata in tutta l’Italia e la sua produzione è indirizzata sia al mercato del fresco che all’industria della trasformazione.
Storia, curiosità e particolarità
Confucio nelle sue “Prescrizioni” attesta che la fioritura del “Tao”, ovvero del pesco (Prunus Persica Stokes), conosciuta dai cinesi sin dal X secolo a.C., era considerata come simbolo di rinnovamento, di giovinezza e di amore fugace.
Il pesco della Cina si diffuse in tutto l’Oriente e nel Mediterraneo, dove i greci e i romani lo propagarono capillarmente.
Uso gastronomico
Una gustosa consuetudine, tutta isolana, è quella di aromatizzare il vino con i pezzi di polpa di Pesca matura. Pesche in scatola, conserve, gelatine e succhi di frutta.
                                             SBERGIA

Prunus persica (L.)    Famiglia delle Rosaceae
Foglie :  decidue, semplici a lamina stretta, margine seghettato
Fiori :  ermafroditi, generalmente singoli, di colore rosa o bianco-rosa, fioritura ad aprile
Frutti :  drupa di diametro e colore variabile a seconda della varietà .
All' interno è presente un nocciolo corrugato che contiene una mandorla 
Portamento:  raggiunge altezze che vanno dai 3 ai 7 m
 Originario della Cina fu introdotto moltissimi secoli orsono in altre regioni asiatiche (la Persia da cui deriva il nome)e successivamente diffuso in Europa. Questa rosacea è coltivata per il frutto in molteplici varietà, anche se le più diffuse sono la P. gialla(60%), la P. nettarina(30%), la P. bianca(10%). Da sottolineare che attualmente l' Italia è il 2° produttore mondiale dopo gli Stati Uniti .
A scopo ornamentale è da ricordare il "pesco da fiore" coltivata per la bellezza della fioritura a fiori doppi o semidoppi di colore rosa-rosso, la cui fioritura avviene a marzo/aprile
          
                                   Ulivo

                                                  ULIVU

Olea europea L.     Famiglia delle Oleaceae
 
Foglie :  persistenti, coriacee, ellittico-lanceolate, la pagina inf. bianco-argentata
Fiori :  bianco-giallini in pannocchie ascellari, fioritura apr/mag
Frutti :  drupe ovoidali
Portamento:  il tronco è tipicamente sinuoso e nodoso, con l' età si divide e diventa cavo, arriva a 10 m di altezza
Dell' Olea europaea occorre innanzitutto distinguere due sottospecie: u>Olea europaea oleaster conosciuto con il nome volgare di Oleastro che rappresenta la pianta selvatica e l' Olea europaeo sativa conosciuto con il nome volgare di Olivoe rappresenta la pianta coltivata.
L'Oleastro è caratterizzato da un portamento per lo più arbustivo, da rametti a volte quadrangolari forniti di spine . Le foglie sono di dimensioni ridotte; nei giovani arbusti le lamine fogliari sono ovali, mentre nelle piante adulte sono lanceolate. La drupa è di piccole dimensioni (1 -2 centimetri). L'Oleastro è diffuso lungo i litorali, si consocia soprattutto con il Carrubo, creando delle macchie che sostituiscono il Leccio nelle fasce climatiche più calde. Riveste quindi un grosso interesse dal punto di vista paesaggistico e non si deve confondere con l' Olivastro (Phillyrea latifolia) al quale assomiglia. L'Oleastro è inoltre molto longevo ed a lenta crescita, entra nella fascia più termofila della macchia mediterranea, prediligendo terreni argillosi a reazione neutra od alcalina. Non teme la siccità, ma non sopporta il gelo.

L' Olivo è invece caratterizzato da un portamento arboreo, con rametti cilindrici e senza spine. Le foghe sono lanceolate e la drupa ha il mesocarpo molto polposo e ricco d'olio. Viene coltivato intensamente e si può spingere a latitudini leggermente più elevate dell' Oleastro, ma caratterizzate comunque da un clima mite. Nelle zone interne con clima continentale abbastanza rigido può essere coltivato ad esclusivo scopo ornamentale in vaso o interrato in luoghi estremamente riparati e con particolari microclimì miti. In questo caso manterrà portamento arbustivo e dirnensioni contenute. L' Olivo viene coltivato per la produzione della drupa (oliva) . Il legno, molto apprezzato, duro,robusto e di colore bruno rossastro, si presta all'impiego in falegnarneria ed alla produzione di piccoli oggetti di artigianato e come parquet.

  
                                     NOCE

 
                                         LA NUCI

Il noce (Juglans regia L.) è una pianta originaria dell'Asia (pendici dell'Himalaya), introdotta in Europa in epoca antichissima per i suoi frutti eduli.
Diffusa in tutto il mondo, in Italia la coltura della noce da frutto, in genere promiscua, ha una certa rilevanza solo in Campania.
Il noce può essere coltivato anche per la produzione di legno o per entrambi gli scopi. Il noce è un albero vigoroso, caratterizzato da tronco solido, alto, diritto, portamento maestoso; presenta radice robusta e fittonante.
Le foglie sono caduche, composte, alterne (formate da 5-7-9 e, più raramente, 11 foglioline

È una pianta monoica in cui i fiori maschili sono riuniti in amenti penduli, lunghi 10-15 cm, con numerosi stami, che appaiono sui rami dell'anno precedente prima della comparsa delle foglie. 
I fiori unisessuali femminili schiudono da gemme miste dopo quelli maschili (proterandria), sono solitari o riuniti in gruppi di 2-3, raramente 4, appaiono sui nuovi germogli dell'anno, contemporaneamente alle foglie. Il frutto è una drupa, composta dall'esocarpo (mallo) carnoso, fibroso, annerisce a maturità e libera l'endocarpo legnoso, cioè la noce vera e propria, costituita da due valve che racchiudono il gheriglio con elevato contenuto in lipidi.
Limiti pedoclimatici: sensibile ai ristagni idrici e stress idrici conseguenti a terreni sciolti; non tollera i terreni pesanti, asfittici, mentre resiste anche ad elevato tenore in calcare. Teme gli eccessi termici (caldo e freddo).

Il legno è molto pregiato, duro, compatto, resistente e di facile lavorazione.
Prima di essere posti in commercio, i frutti devono essere sottoposti a:
 - smallatura, per evitare l'annerimento del guscio;
 - lavaggio, per eliminare ogni residuo del mallo;
 - imbiancatura con anidride solforosa;
 - essiccazione graduale allo scopo di abbassare l'umidità al 4-5%;
 - selezione, calibratura e confezionamento;
 - è possibile la conservazione a 0°C con UR di 60-75% sicura contro l’irrancidimento.
          
                                 Carrubo
        
                                          CARRUBBU

Ceratonia siliqua L.  Famiglie delle Leguminosae
Foglie :  sempreverdi, paripennate, composte da 2-5 paia di foglie, ovate, coriacee, inserzione: alterna
Fiori :  esistono sia esemplari a fiori ermafroditi che a fiori unisessuali, di piccole dimensioni, colore verde-giallastro, riuniti in grappoli, fioritura da fine primavera ad fine autunno. (fiore femm.) (fiore masch.)
Frutti :  legumi nerastri, commestibili
Portamento:  alt.: sino a 10 m
 La forma allungata dei baccelli, spessi e bruni, ha dato il nome al genere, dal greco keras, corno. La pianta probabilmente è originaria dell'Asia Minore, da dove si è diffusa a tutto il bacino dei Mediterraneo, grazie alla coltivazione praticata fin da tempi remoti. Il carrubo è coltivato lungo i litorali, su suoli calcarei, ingrati, sui pendii assolati fino a 600 m di altitudine. Pianta eliofila, tollerante del caldo e dell'aridità, viene utilizzata anche per proteggere e valorizzare terreni poveri e sassosi. Si utilizzano i frutti, detti carrube, che sono dei legumi indeiscenti, carnosi, eduli, come mangime per gli animali. Corteccia e foglie contengono tannini. Il legno, di color rosa-porporino, molto venato, può essere usato per lavori di tornitura.