Nel decimo libro della Repubblica Platone paragona il pittore ad un
illusionista,ad un volgare imitatore che,nel momento in cui riproduce la
realtà,non solo si ferma alla superficie delle cose,ma propone,in modo
ingannevole le immagini del mondo delle apparenze come reali espressioni
dell'essere. L'arte, però è molta lontana dal vero,quando propone solo
il mondo manifesto e non si inoltra nella dimensione parallela ma
sconosciuta dell'interiorità.
Per poter cogliere la radice trascendente della realtà è
indispensabile superare il limite del visibile ed immergersi nell'ambito
emozionale dell'immaginario e dell'inesprimibile,senza forme e figure.
Le rappresentazioni astratte di Agostino Tulumello hanno sempre, come
punto di partenza una forte emozione ed una grande commozione per la
sacralità di una vita che deve essere vissuta con tanta intensità e
tanta religiosità.
Il nostro artista ci fa vibrare sensibilmente e ci coinvolge in un
ritmo vitale incalzante, fatto di segni
vivaci e colori caldi con tonalità tenui e seducenti. Si ha quasi
l'impressione che egli voglia ricordarci che vivere significa coniugare
realtà e fantasia, sogni e verità,delusioni ed illusioni.
Le sue tele,i suoi canovacci cosi ricchi ed impregnati di parole e
linee significative sembrano volerci regalare emozioni e
passioni,tentando di fermare l' ineffabile fluire del tempo che non deve
essere mai sciupato e dissipato ma goduto e gustato,anche con l'alchimia
di un' arte magica che può compensare la mancanza di bellezza nella
vita.( P. Mondrian ,1927).
Prof. Carla Lezzi.
IMMAGINE