Al Sig. Intedendente della Valle di Caltanissetta

D. Franco Caico da Montedoro le sommette d’avere ottenuto da lei nello scorso mese di ottobre di quest’anno un permesso d’aprire una solfara in una possessione di terra sita nell’ex feudo Gibellini contrada Segreto del Sonno, e di poter bruciare ivi lo zolfo.

Dopo un mese che era nell’esercizio del suo diritto si vede citato dal Sindaco di Montedoro per commissione ricevuta dal Direttore Provinciale, che l’aveva ricevuta dal Direttore Generale dei Dazi e Diritti Diversi di giustificare, se avesse ottenuto il permesso, e pagato il diritto fiscale, e nel caso negativo desistere dal travaglio, al che non prestandosi, passare al sequestro di tutto ciò che nella solfara si vi trovasse.

Il Supplicante, avendo giustificato al Sindaco quanto si richiedeva, non è stato impedito in alcun modo ed ha proseguito nelle sue operazioni. Nel mentre che sicuro si reputava ed attendeva al suo lavoro vede comparire nel giorno 12 Dicembre un certo D. Giuseppe Dainotto da Girgenti usciere , che spacciandosi incaricato dal Direttore Generale di quella Valle, accompagnato dal Cancelliere e Servente Comunale di Racalmuto e da due Rondizzi ha voluto verificare cosa si faceva nella zolfara, ed eseguire a modo suo un ordine del Direttore Generale dei Dazi e Diritti Diversi diretto al Direttore Provinciale di quella Valle, e conseguito negli stessi sensi di quello diretto al Direttore Provinciale di Caltanissetta di cui sopra si è fatta menzione.

E detto che ivi si dicesse di verificare se si fosse ottenuto il permesso, intimando formalmente gli interessati ad esibirlo, e nel caso negativo intimarli a desistere, e proseguendo sequestrare i zolfi manipolati dopo l’intima, l’incaricato Dainotto senza eseguire tutto l’anzidetto e senza volere badare al permesso ed al tallone, che gli furono nel luogo esibiti onde giustificare il diritto fiscale, passa a notificare il sequestro di carichi diciassette e mezzo di zolfi, ivi esistenti che si trasporta a Racalmuto, licenzia i picconieri, che per altro non cavavano zolfi, ma erano occupati in tentativi, e si nega di consegnare i zolfi sequestrati a persone solvibili del D. Caico.

Or essendo tuttociò contrario alla legge, e all’ordine stesso del Sig Direttore Generale viene a prevalersene, vuole ottenere la restituzione degli oggetti sequestrati, essere garantito nel proseguimento dei suoi lavori e rifatto dei danni ed interessi: tanto spera e così la supplica.

Montedoro a 13 Dic.(?) 1833 -------------

Giovanni Caico per commissione di suo fratello D.Franco Caico assente--------------