Ho perso ogni speranza, amico mio:
quel poco che restava ancor serrata
che mai vorresti dare, manco a Dio,
tenuta stretta in serbo e conservata.
Si dice che finita pure quella
la vita ormai dirige verso valle;
è come restar chiusi in una cella
mirando solo sbarre color gialle.
Gridavano i bisnonni a tutta voce:
"Li turchi su' sbarcati a la marina".
Solandosi le scarpe e poi una croce
di corsa andavan via "pi li pinnìna".
Li turchi che oggidì sbarcano a sciami
son solo poveracci pieni di fame;
i veri turchi son quegli Isolani
che credon d'abitar in un reame,
il cui reuccio ride a crepapelle,
promette di riaprir le case chiuse,
diverte a raccontar tante storielle:
e quelli lì a gioìr, anime illuse!
Non basta che costoro per millenni
di pene ne han subite a non finire!
Soggetti alle invasioni ormai perenni
non hanno volontà a reagire.
E piangono miseria estate e inverno,
si stracciano le vesti e le mutande,
rivolgono le preci al Padre eterno
sperando che dal ciel vengano ghiande!
E tutti insieme, allora, fanno un coro
che sembrano le oche dei romani:
lasciate l'Aventino, andate al foro,
tirate su la schiena, braccia e mani,
che ricca è la Sicilia in ogni dove
coperte ha le tre punte di tesori!
Aprendo al mondo intero le sue alcove
potrebbe ritornare ai vecchi allori.