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Poesie e filastrocche scritte con la mente rivolta agli anni cinquanta
e sessanta, per ricordare amici e parenti oramai scomparsi per sempre;
mio nonno Federico, i caratteristici personaggi paesani, dal
"tolemaico" Francischella, a Turiddu Filidda, al paralitico
Zi´ Luvigi. Come scordare la "sparatina" in pieno giorno,
mio zio Ludovico che "si isola" sopra una panca allo
scoppiare d´un temporale, la discesa nella miniera Gibellini!
Impresse su un pezzo di carta e rilette ogni tanto, mi fanno rivivere
con un sorriso i momenti gioiosi, e forse anche tristi, del passato.
Ché la vita così è fatta, di cose liete e tristi, e la loro
rievocazione più che oppressione, spesso dà un senso di sollievo.
in lingua italiana |
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Poesie e filastrocche scritte con la mente rivolta agli anni cinquanta
e sessanta, per ricordare amici e parenti oramai scomparsi per sempre;
mio nonno Federico, i caratteristici personaggi paesani, dal
"tolemaico" Francischella, a Turiddu Filidda, al paralitico
Zi´ Luvigi. Come scordare la "sparatina" in pieno giorno,
mio zio Ludovico che "si isola" sopra una panca allo
scoppiare d´un temporale, la discesa nella miniera Gibellini!
Impresse su un pezzo di carta e rilette ogni tanto, mi fanno rivivere
con un sorriso i momenti gioiosi, e forse anche tristi, del passato.
Ché la vita così è fatta, di cose liete e tristi, e la loro
rievocazione più che oppressione, spesso dà un senso di sollievo.
in lingua siciliana |
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La storia del grande FEDERICO II di SVEVIA, nipote del Barbarossa
Federico II di Svevia, uomo eclettico e versatile in ogni scienza
della sua epoca, non ha certo bisogno di presentazione, anche se per
lunghi anni, addirittura per secoli, la sua memoria e le sue gesta
sono rimaste sepolte sotto uno strato di polvere impenetrabile.
Abbandonato con “le pezze al culo”, dal suo tutore Papa Innocenzo
III, e lasciato languire nei bassifondi di una Palermo piena di
intrighi, di avventurieri e di pretendenti al trono, seppe con la sola
forza della sua volontà, della sua intelligenza e di una spiccata
perspicacia, emergere dal torpore orientale della bella capitale
dell’Isola, e sfidare l’arroganza dei principi, gli anatemi
papali, la lega dei Comuni del nord, i potenti feudatari tedeschi.
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BATTUTA DI CACCIA A RAFFI
La scoperta di un vecchio vaso di terracotta, usato per la
coltivazione del basilicò, regalato a papà da un venditore in cambio
della riparazione di una strana pistola, evoca il ricordo di una
battuta di caccia nella contrada di Raffi, sede degli antichi Sicani.
Un´intensa battuta di caccia di due giorni rallegrata dai salaci e
saggi proverbi di zi´ Vicìanzu, che ne ha sempre uno pronto, sia che
si parli di mafia o di politica, sia che si discuta di argomenti più
frivoli. E la natura con panorami mozzafiato, serpenti, uccelli
rapaci, l´antica pratica della ricotta nell´ovile, ed un fiume dalle
anse tortuose, sempre presente e quasi in secca. Non mancano le
colorate annotazioni sul Paese e sui caratteristici abitanti come:
Marasanta, Turiddu, Buzzichinu, la donna del cortile delle rose. Il
tragitto alla ricerca di conigli e pernici, la permanenza notturna
nella casa di zi´ Pietro, la cena a lume di citalena, l´escursione
notturna nelle grotte sicane, i tombaroli, la caratteristica
trebbiatura, la fine del povero mulo, evocano forti emozioni
attraversando quelle contrade ricche di antiche memorie, dove l´orologio
della Storia sembra essersi fermato al tempo degli antichi Sicani.
"Testo gustoso e commosso su una Sicilia ormai molto malata"
- Elvira Sellerio
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La storia dei Caico, i lamenti di don Eugenio, LUCCIOLA
Storia della famiglia Caico di Montedoro (CL), emersa dal ritrovamento
di un certo numero di documenti che ne testimoniano l´ascesa e la
rovinosa caduta. Ricchi proprietari terrieri e di miniere di zolfo, si
ridussero quasi in miseria a causa del fallimento per una truffa
subita alla fine dell´ottocento. In particolare vengono raccontate le
vicende di don Eugenio, che sposò Luisa Hamilton, una scrittrice
inglese, e delle loro figlie Lina e Letizia autrici della stupenda
storia di "LUCCIOLA", un giornale manoscritto, unico al
mondo, che vagò per l´Italia dal 1908 al 1926. Sono riportati
inoltre avvenimenti e curiosi documenti a cavallo del novecento.
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La storia di Montedoro, a volte
"un po' burlesca", ma spesso seria come la morte di Lucia, di
Tanu, dei due ragazzi.
Povira armuzza, piccirìdda bedda, chi fini
ladia tu duvisti fari! M'arrìzzanu li carni e li vudèdda pinsannu ca
finisti a pinnuliari,
doppu ca la fiducia vinni tradita putì la tò 'nnuccenza viulintari,
tagliannu a tridici anni la tò vita pi un desideriu oscenu suddisfari.
Eramu forsi vicini di vanedda o amici di jiùcu a l'achianata, ricùardu
ancora 'a to' facciuzza bedda avìamu vistu la luci 'a stessa annata.
Circaru casi casi cu l'affannu, gridaru lu tò nnòmu a dìanti stritti;
ristaru cu lu nasu cchiù d'un parmu, di tìa mancu li rràsti nuddu
vitti.
Quannu t'ashiàru ni dda rrobba vecchia, fu straziu pi parìanti, nichi
e ranni, pietà pi tìa unn'appi, mancu tecchia, cu pòtti disprizzari
li tò anni.
Cu fu ddu disgraziatu nun si sappi, armenu nun lu sappi cu cumanna;
pirchì di nnomi tanti fùaru fatti ma nuddu ni scuntà giusta cunnànna.
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PINOCCHIU PUPU PARLANTI - Pinocchio in siciliano con poesie e
ballate
Anche se esiste già qualche versione in siciliano di Pinochio, mi
sono cimentato lo stesso e con passione a questo lavoro. Il racconto
del pezzo di legno che diventa "pupu parlanti", con un corpo
tutto snodato e un´anima, e che dopo un´infinità di peripezie
diventa addirittura un bambino, un bravo "carusu" che va a
scuola, dovrebbe fare sorridere i ragazzi, e invece li appassiona come
e più dei tempi di Collodi. C´è come un collante che li tiene
legati al burattino, che sembra essere nato già "´mparàtu",
pieno di esperienze di vita, e li fa immedesimare in lui. Il dialetto
siciliano parlato, come tutti i dialetti del resto, anche se
comprensibile da tutti i siciliani, varia da area ad area, come il
palermitano dal nisseno, il catanese dall´agrigentino, il messinese
dal trapanese, e da paese a paese nell´ambito della stessa area
geografica. Nella traduzione mi sono attenuto ad una via di mezzo, al
nisseno, mia zona d´origine. Questo lavoro l´ho fatto con passione,
sperando d´attirare l´attenzione degli amanti di questa storia, ma
anche di quei pochi che ancora non si sono accostati alle avventure di
questo recalcitrante burattino: che poi detto in siculo, "un pupu
parlanti era"!
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VITA A MONTEDORO NEGLI ANNI SESSANTA
Vita, lavoro, problemi e mitici personaggi ormai tramontati per
sempre, a Montedoro, nel profondo sud. Il nostro "mastro scarparo"
può campare una famiglia con due paia di scarpe all´anno? A chi
chiederà aiuto, per un posto nella gialla miniera di zolfo, per
sfamare la sua bella Annina ed il figlio Diego? Al boss del luogo,
naturalmente. "Baciò la mano, promise il suo voto, convinse e fu
convinto: si ritrovò sull´uscio con in mano una carta di pasta da
dieci chili con la scritta: "Maria S.S. dei Miracoli di Mussomeli".
Quel voto fu la sua salvezza, ma anche l´inizio della sua triste
fine, in quel paese "dorato" dal delicato e prezioso
minerale.
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RACCONTO
Incubo notturno di un bambino innocente, in un paese del centro
della Sicilia.
A furia di sentir parlare di mafia, di loschi personaggi e di
"sparatine", il suo inconscio
evoca una triste storia di omicidio mafioso, verosimile, anche se dai
contorni fantastici |
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RACCONTO
Donna Luisa Caico ed il suo fido campiere Alessandro all'affannosa
ricerca delle
origini del famigerato Barone di Torretta. Chi tenta di svelare il
sottile mistero
si attira una scarica di pallottole o si ritrova con un cappio al collo. |
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Racconti
Il
crollo
L'agguato
I ragazzi di Monte Ottavio
Il
vicolo delle rose
L'ignorante
Il grande treno
L'innamorata
Congrsso a Balatazza La
pernice Bianca
La
piazza
Il caso Filomena
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