IL BARBIERE
Appollaiato su quella magica poltrona
che manco il Papa possiede in Vaticano,
gli occhi chiusi tenea e chiacchierava
mentre il barbiere la faccia insaponava.
Un rasoio afferrato tutt'a un tratto,
a lisciare iniziò su strano attrezzo:
parea un ramo di "ferla" tutta annerita,
per la lama affilar di venti dita.
Poi con delicato tocco e mano lesta,
a rasare iniziò la barba tosta,
ripulendo il rasoio ad ogni passata,
su un foglietto di carta un pò ingiallita.
Giunto alla fine del magico intervento,
a spruzzare iniziò profumo santo,
per medicare le parti un pò arrossate,
massaggiando le guance a più passate.
Quindi con la perizia di un valente,
forbici e pettine impugnò ugualmente,
cominciando a tagliar baffi e capelli,
peli e pelucchi e non soltanto quelli.
Rovesciata la testa dentro un catino,
tutta la zucca lavò a quel poverino,
asciugandola in men che non si pensi,
e poi spruzzi di odori e tanti incensi.
Rimesso a nuovo il cliente sorridente,
tutto lo specchia con aria da sapiente,
e avuti i complimenti e qualche pacca,
incassa i soldi e dice: "Sotto a chi tocca!".
|