Santa Lucia
(Lillo Paruzzo)
A Montedoro si è
rinnovata la tradizionale Vampa di Santa Lucia, Vergine siracusana, la
sera della vigilia, nella piazza Europa antistante la chiesa. Alle ore
19 dopo la celebrazione dei Vesperi in onore della Santa martire, il
sacerdote don Salvatore Asaro ha benedetto il cumulo di legna, rami e
paglia, preparati nella mattinata, ed Enzo Zaccaria e Giuseppe Salvo
hanno dato"luci" provocando un iniziale colonna di fumo che ha
fatto indietreggiare tutti gli spettatori bambini, giovani ed anziani.
Alcuni bambini hanno acceso "le fanare" con l’assistenza dei
papà e dei nonni dando adito alla fantasia di andare, ancora negli anni
intorno al 1950, quando le Vampe venivano realizzate dai ragazzi in
molti crocevia del paese.Allora erano i ragazzi i protagonisti che, nel
pomeriggio, andavano a recuperare la paglia dalle "paglialore"
delle case dei contadini, legna, rami secchi, cartoni per realizzare un
grande cumulo che sarebbe stato acceso la sera. La gran parte dei
ragazzi avevano "le fanare", lunghi steli secchi che i
genitori avevano avuto la cura di raccogliere nel tempo debito lungo i
corsi d’acqua del territorio. Dopo l’accensione della Vampa davanti
alla chiesa i ragazzi procuravano di accendere "le fanare" e,
poi, di corsa raggiungevano la propria Vampa e l’accendevano. Le mamme
del vicinato di ogni Vampa distribuivano la Cuccija, mentre le donne
anziane recitavano il Rosario e, quando si spegnevano le fiamme,
prendevano la brace riempiendo gli scaldini – maritiaddru e tancinu
– ed anche "li braçeri". Qualcuna diceva: "All’ottu
pi Maria, a lu tridici pi Lucia, a lu vinticincu pi lu veru Musia",
le ricorrenze religiose che, nei tempi andati, erano segnate dalle
Vampe.
Luisa Hamilton
Caico, nel libro Vicende e costumi siciliani, pubblicato nel 1910, a
Londra, scrive:" Una folla di uomini, ragazzi e bambini si
riversava per le strade, nel più grande strepito e totale confusione.
Ciascuno reggeva una manciata di lunghi steli di paglia in fiamme, che
brandiva e agitava alta sulle teste, e correva come un invasato,
gridando. E, nella corsa, tutti formavano una ressa selvaggia,
inciampando uno sull’altro come gente che fugge da un pericolo. Il
buio della notte era rischiarato, a tratti, dal fiume danzante delle
primitive fiaccole e dai grandi falò che ardevano agli angoli delle
strade: l’intero villaggio sembrava preda del fuoco."
Ritornando all’oggi,
mentre La Vampa mandava le sue lingue di fuoco in alto, nel cielo,
alcuni giovani: Salvatore Duminuco, Salvo Giuseppe, Enzo Zaccaria,
Giuseppe Alba, Davide Duminuco distribuivano la Cuccija, preparata dalla
mensa scolastica, a tutti gli astanti, alcuni dei quali si sono fatti
riempire "lu picchiu" per portare la cuccia a casa ai propri
familiari. La Vampa ricorda quella con la quale è stata martirizzata
Santa Lucia, mentre la Cuccija ricorda l’assedio di Siracusa quando la
popolazione stava per morire di fame e rivolgeva pressanti preghiere
alla Santa aretusea. Sulla spiaggia di Ortigia affiorava del grano e la
gente stremata dalla fame lo raccoglieva e diceva:"cuccija, cuccija!".
Ancora c’è qualche famiglia che prepara la cuccia a casa per
devozione alla Santa protettrice degli occhi e della vista.
Lillo Paruzzo