Il fabbro talvolta si innamora
del ferro forgiato e ribattuto
al fin della giornata e a tarda ora
quando stanco lo rimira compiaciuto.
Il calzolaio quando le scarpe completa
alla vista del cuoio sagomato
allorquando ha raggiunto la sua meta
lo accarezza per vederlo lucidato.
Il villano all’ondeggiar di maggio
del suo campo di grano rigoglioso
ritrova gioia nonché nuovo coraggio
per affrontar l’inverno fiducioso.
Il pastore quando vede il suo gregge pascolare
e sogna che quell’erba e che quel fieno
con quel lento e continuo ruminare
faran tracimare il suo secchio ripieno.
L’oratore gode dei propri discorsi
quando rivolto al vulgo incantato
prova gioia e non prova rimorsi
pur sapendo di averlo beffato.
Il piacere non è quello a cui tu pensi,
il piacere non è uno, e non è quello,
non il connubio di amorosi sensi
fra frivola passera ed invaghito uccello.
Il piacere è qualcosa di complesso
provato invero dall’umana gente
in maniera difforme dall’amplesso
qualcosa che ognun diverso sente.