La Germania
Enrico, nella lotta di potere tra i feudatari
tedeschi e le città, aveva parteggiato per queste ultime, contro il
parere dell’Imperatore. Ad Aquileia, nel 1232, si era comunque
sottomesso ai voleri del Sovrano, sennonché Enrico, d’accordo coi
vescovi, continuò ad osteggiare la politica del padre, che aveva
autorizzato per questioni politiche la persecuzione degli eretici, anzi
pubblicò un manifesto contro l’Imperatore e strinse un’alleanza coi
comuni d’Italia. Incredibilmente, il figlio dell’Imperatore s’era
alleato coi Milanesi, suoi acerrimi nemici, per strappargli la corona!
Capito il pericolo della ribellione del figlio, Federico si mosse con
grande circospezione, cercando d’entrare nelle grazie del riottoso
Pontefice affinché scomunicasse il ribelle, prima che prendesse le
armi. Fu molto docile con Gregorio IX, ed utilizzò le armi spirituali
della Chiesa, non tanto per il loro valore intrinseco, quanto per
evitare che si stabilisse un accordo tra il ribelle ed il Pontefice.
Raggiunse in fretta la Germania, passando da Rimini, Venezia e Trieste,
osannato dai principi che con le loro milizie bloccarono il passaggio ad
Enrico verso l’Italia, ed evitando che questi potesse congiungersi coi
nuovi alleati. Ad Enrico non restò che la resa (luglio 1235), e
Federico lo mandò prigioniero in un castello delle Puglie, dove morì
sette anni dopo, forse suicida. Enrico, figlio della prima moglie
Costanza d’Aragona, era stato allevato in Germania, e credendo d’essere
amato e protetto meno dell’altro figlio Corrado, avuto dalla seconda
moglie, aveva cominciato ad odiare il padre, accarezzando l’idea di
potersi sostituire a lui nell’Impero. Nessuno avrebbe potuto
immaginare una fine così miserevole.
Federico convocò una dieta a Magonza nell’agosto
del 1235, nella quale fu emesso un importante editto col quale intendeva
portare la pace nel regno tedesco e consolidare i suoi diritti. Molto
influsso ebbe la legislazione siciliana in quelle disposizioni, ma in
Germania, dove ormai il feudalesimo aveva trasformato il paese, non
poteva attuare il regime assolutistico e centralizzato del regno di
Sicilia, ma gli servì per tenere a freno un processo di disintegrazione
dei feudi in piccoli stati. Nella stessa dieta denunciò i Milanesi in
quanto istigatori della ribellione del figlio, e fu decisa la ripresa
della guerra contro i Comuni. Quindi tornò in Italia. Ma dovette fare
ritorno in Germania alla fine del 1236 per sedare la ribellione del duca
Federico d’Austria, detto il Bellicoso. Vienna veniva elevata a
capitale, e nel febbraio del 1237, nella dieta di Spira,
incoronava re dei romani suo figlio Corrado, avuto in seconde nozze da
Isabella di Brienne, sotto la reggenza dell’arcivescovo di Magonza.
Memore del tradimento di Enrico, non lesinò consigli e norme alle quali
doveva attenersi: "Vitare noxia tui fratris, quondam regis Henrici",
ricordandogli la sua "incauta temeritas".