Anno mille
Erano ormai trascorsi due secoli dall’anno mille, e
gli spiriti infernali sembravano scatenati: dovevano avere un bel da
fare, vista l’atmosfera infuocata che regnava in tutto il mondo
conosciuto d’allora.
Il valico del millennio ormai era un ricordo per
tutti i fedeli timorosi del castigo divino: con gioia e sorpresa, i
mille anni previsti dall’Evangelista, trascorsi i quali sarebbe
arrivata la fine del mondo, erano passati senza che avvenisse nessun
cataclisma, e senza che la terra venisse inghiottita dalle paventate
lingue di fuoco. Ma erano stati anni di terribile paura e di penitenza,
per quanti, terrorizzati dalle violente prediche dei vescovi dai pulpiti
delle chiese, si erano dati ad opere di bene, vestivano sai e compivano
pellegrinaggi, si battevano il petto notte e giorno ed andavano in giro
con una croce dipinta sulle loro vesti. Ogni azione quotidiana era
improntata all’imminente fine del mondo, e persino a tutti gli atti
notarili, quasi a generale rassegnazione per l’imminente catastrofe,
veniva apposta la formula: "Appropinquante fine mundi".
Varcato il millennio e trascorsi gli attimi fatali
(spostati in avanti al 1033, 33 anni dopo la nascita di Cristo), senza
che si avverassero i temuti cataclismi e senza che la folgore divina
colpisse a morte l’umanità, vi fu come un rinascere a nuova vita,
ripresero le normali attività, ricominciarono i commerci, si tornò
alla vita di sempre.
Verso la fine del dodicesimo secolo, il mondo stava attraversando
grandi cambiamenti: le spedizioni dei crociati per la liberazione del
Santo Sepolcro continuavano sia via terra che via mare, la Francia stava
conoscendo un periodo di unità sotto il regno di Filippo Augusto, l’Inghilterra,
invece, si avviava verso una certa decadenza; mentre in oriente l’impero
bizantino era attraversato da una forte corruzione, e Gengis Khan si
apprestava a conquistare l’intera Asia.