IL
CARDINALE GIUSEPPE GUARINO |
CRONOLOGIA ESSENZIALE
DELLA VITA DEL SERVO DI DIO
GIUSEPPE GUARINO
6. III.1827
Nasce a Montedoro (CL) dal notaio don Michele Guarino e donna
Angela Papia.
19.X.1840
Entra nel Seminario di Agrigento da cui uscirà il 3.VI.1850
dopo aver completato gli studi teologici.
22.IX.1849
É ordinato sacerdote dal vescovo di Caltanissetta Mons.
Stromillo.
1850-1855
Si perfeziona nello studio della morale e del diritto canonico e
civile nel Collegio dei Santi Agostino e Tommaso di Agrigento.
1855-1871
É a Palermo, sino al 1862 in qualità di funzionario del
Tribunale di Regia Monarchia ed Apostolica Legazia (1855-1859)
e poi della Segreteria di Stato dell'allora Regno delle Due
Sicilie (1859-1860) ed infine del Dicastero degli Affari
Ecclesiastici della Luogotenenza di Sicilia (1860-1862). Nel
1857 è nominato canonico beneficiale della Magione. Dopo la
formazione dello Stato unitario rifiuta la proposta di un
incarico governativo a Torino e si trattiene nel capoluogo
siculo dedicandosi all'esercizio del ministero sacerdotale e ad
opere di carità.
1871-1875
Eletto Arcivescovo di Siracusa (3.XII.1871) accetta per
ubbidienza a Pio IX dopo aver invano richiesto, per umiltà, di
essere esonerato dall'incarico. Il 17.III.1872 riceve la
consacrazione episcopale dall'Arcivescovo di Palermo Mons.
Celesia ed il 17 aprile fa il suo ingresso in Siracusa. Nel
triennio successivo svolge un'intensissima attività pastorale.
2.VII.1875
E' trasferito alla sede di Messina dove è accolto come
"una grande promessa". Subito si distingue per zelo
apostolico: rinnova ed organizza il seminario e chiama vecchie e
nuove famiglie religiose a lavorare nell 'Arcidiocesi.
1883
È nominato da Leone XIII anche Amministratore Apostolico della
Prelatura nullius di S. Lucia del Mela (10 aprile)
nonché Archimandrita del SS.mo Salvatore di Messina (3 agosto).
1885-1887
Nel territorio dell'Arcidiocesi di diffondono, a più riprese,
epidemie di vaiolo e di colera. Il Servo di Dio si distingue per
la sua carità operosa che tocca i vertici dell'eroismo al punto
da non poter essere ignorata dal governo anticlericale che, nel
1888, lo riconosce benemerito della salute pubblica
conferendogli la medaglia d'argento, decorazione che
immediatamente fa vendere a beneficio dei poveri.
2.VII.1888
Fonda a S. Pier Niceto (ME) una nuova famiglia religiosa:
"La Congregazione delle Piccole Serve della Sacra
Famiglia" e, due anni più tardi, autorizza l'apertura
d'una casa autonoma della stessa Congregazione a Messina.
16. I. 1893
È elevato alla porpora da Leone XIII col titolo presbiterale di
S. Tommaso in Parione.
16.XI.1894
In occasione del terremoto che sconvolge Messina compie
l'offerta della propria vita per il suo popolo e lavora
instancabilmente per alleviare ogni sofferenza.
I . II. 1895
È colpito da emiparesi. Pur limitato dall'infermità continua
ad esercitare con zelo e dedizione il suo ministero.
17.11.1897
Celebra il giubileo episcopale con la partecipazione ed il
plauso degli Arcivescovi e Vescovi della Sicilia e della
Calabria.
21.IX.1897
Muore a Messina verso le ore 21 e le sue spoglie sono inumate
nel cimitero monumentale cittadino.
Da qui, nel 1907, le sue spoglie vengono
solennemente traslate in Duomo a seguito delle petizioni di
numerosissimi fedeli riconoscenti che, per l'occasione,
organizzano e danno vita a manifestazioni assimilabili ad una
vera e propria apoteosi.
Dal 1983 è sepolto nella cappella della casa
generalizia delle sue figlie spirituali .
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MONTEDORO E IL SUO CITTADINO PIÙ ILLUSTRE
Intevista al parroco Don Amedeo Duminuco
L’intervista ad un intero
paese attraverso la voce del suo Parroco. È un
po’ quel che è risultato da una lunga e piacevole conversazione –che
qui riassumiamo- con don Amedeo Duminuco, da quasi un trentennio alla
guida della comunità ecclesiale di Montedoro, ove è nato nel 1943 e
dove, il 6 marzo 1827, vide la luce il Cardinale Giuseppe Guarino. È
anche l’autorevole testimonianza del ricordo imperituro di questi,
meritatamente ritenuto "il più illustre" di quella terra,
verso la quale, da vivo, nutrì sempre un sincero affetto e la cui gente
continua a dimostrargli amore e venerazione.
* * * * *
Don Amedeo vuole parlarci un poco di Montedoro?
È un piccolo paese, situato nel cuore della
Sicilia, ad una trentina di chilometri da Caltanissetta e ad un’altitudine
di circa 470 metri sul livello del mare.
La popolazione, poco più o poco meno, è di 1700
abitanti, ai quali si possono idealmente aggiungere i numerosi
discendenti degli emigrati nel nord Italia e, soprattutto, all’estero:
in Francia, in Belgio e nelle Americhe. Il fenomeno dell’emigrazione
è stata infatti, una dolorosa realtà, specialmente in seguito alla
chiusura delle miniere di zolfo e di sali potassici, il cui
sfruttamento, per un certo tempo, aveva costituito la principale fonte
di sostentamento per il paese stesso.
Oggi, invece, l’economia è prevalentemente basata
sull’agricoltura, con la coltivazione, la raccolta e lo smercio di
cereali, d’uva, di mandorle e d’olive, e sulle attività terziarie.
Non nuotiamo certo nell’abbondanza, ma conduciamo un’esistenza
dignitosa, dotati anche di moderne e funzionali strutture
socio-culturali nonché ricettive e ricreative.
Forte è poi la nostra identità cristiana e viviamo
consapevolmente la nostra fede e la nostra religiosità col ritrovarci
insieme nella nostra chiesa parrocchiale, dedicata alla Madonna del
Rosario, patrona del paese, la cui festa celebriamo con particolare
solennità nella prima domenica d’ottobre. E proprio la nostra
identità cristiana e la nostra religiosità vissute hanno costituito l’humus
da cui sono fiorite tante vocazioni, da quella del Servo di Dio a quelle
di altri tre presuli che possiamo vantare come concittadini: Mons.
Giovanni Rizzo, Arcivescovo di Rossano Calabro, Mons. Salvatore Paruzzo,
Vescovo di Ourinhos (Brasile) e Mons. Angelo Rizzo, Vescovo emerito di
Ragusa, oltre quelle di numerosi sacerdoti, religiosi e religiose del
passato e del presente.
Bene, e cosa può dirci del ricordo del Servo di Dio
nel suo paese natale?
Potrei risponderle con quanto detto proprio da
lei in una manifestazione che tenemmo una dozzina d’anni fa. Rammenta?
"Sono venuto a parlare di Lui proprio qui, dove, al di là della
memoria degli uomini, si può dire che le stesse pietre lo ricordino . .
." Non fu retorica la sua. Di fatto, il popolo di Montedoro ha
venerato e venera la figura del Cardinale Guarino nel ricordo della sua
santità di vita.
Per il tempo in cui egli era vivente, uno storico
locale, Giovanni Petix (1884 -1970) si è peritato di raccogliere le
testimonianze desunte dagli archivi della Parrocchia, del Comune e delle
più cospicue famiglie del paese. Sono testimonianze (peraltro tutte
già pubblicate nella rivista) dalle quali emergono l’interesse, l’ammirazione
e l’affetto, non soltanto campanilistici con cui i suoi concittadini
seguivano le tappe del suo cammino terreno e del suo impegno ecclesiale,
ma anche i sentimenti che legavano il cardinale alla "patria
nostra", mai venuti meno ed anzi sempre rinnovati quanto più le
circostanze della vita non gli consentivano che ritorni sempre più radi
e quasi fugaci . . .
E in che maniera s’è concretato e si concreta
questo ricordo?
Senza andare troppo lontano va rammentato il bel
busto marmoreo, opera dello scultore Lo Verso di Palermo, che, nel 1935,
è stato collocato nella Chiesa Parrocchiale ed il "numero
unico" stampato per l’occasione, dove venivano rievocate la vita,
le opere e le virtù del Servo di Dio. Da tempo poi gli è stata
intitolata una strada, tra le più belle del paese.
Infine in questi ultimi anni folte rappresentanze di
montedoresi non hanno mai mancato di intervenire alle varie
manifestazioni legate alla celebrazione della causa di beatificazione e
canonizzazione o ai suoi momenti più significativi, in particolare alla
chiusura dell’inchiesta diocesana nel Duomo di Messina, il 25 novembre
1997, come pure all’inaugurazione dell’attività del "Centro
Studi Cardinale Guarino", il 23 giugno dello scorso anno. In
precedenza avevamo compiuto due pellegrinaggi: uno a Messina, sulla
tomba del Servo di Dio, nel 1991 ed un altro a Siracusa, che fu la sua
prima sede vescovile, nel 1993 in ambedue le occasioni eravamo ben oltre
cento. Ed ancora nel 1993, nella ricorrenza del 166° anniversario della
sua nascita, abbiamo voluto ricordarlo in modo particolare qui a
Montedoro con una intera giornata, nel corso della quale Mons. Angelo
Rizzo celebrò una Messa e tracciò, nell’omelia, un appassionato
profilo biografico del Cardinale. Fece poi seguito un’affollatissima
assemblea nell’Auditorium della biblioteca comunale con una tavola
rotonda alla quale partecipò anche lei . . .
Sì, e ricordo che dissi quelle parole che ha voluto
citare. Ricordo anche gli interventi suoi, del sindaco Federico Messana,
dello stesso Mons. Rizzo, del Prefetto di Caltanissetta e quello del
dott. Angelo Lo Maglio, pronipote del Servo di Dio ed autore di una tesi
di laurea sulle sue lettere pastorali. Ma soprattutto ricordo la
presenza di tanti giovani ed anche dei bambini ai quali venne
distribuito l’album a fumetti sulla vita del Cardinale Guarino. Fu un’esperienza
molto bella. Si potrà ripetere una giornata simile?
Certamente, anche perché qui c’è tanta
aspettativa per la conclusione della causa ed occorre incoraggiare l’attività
dei comitati, sia quello costituito in loco, che quello tra i residenti
all’estero. Le ho parlato del ricordo vivissimo e vivificante del
cardinale Guarino. voglio ancora sottolineare la realtà della
venerazione personale dei montedoresi verso il Servo di Dio. In
moltissime famiglie la sua immagine è custodita con particolare cura, e
ci si rivolge alla sua intercessione nei momenti di bisogno. Di fatto la
rivista ha pubblicato non poche notizie di grazie ricevute e, se non
sbaglio, anche qualche lettera attestante particolari esperienze.
Aggiungo che abbiamo anche un gruppo locale di "Figli di Dio",
la comunità fondata nel 1946 da don Divo Barsotti, ovviamente
intitolato al cardinale Guarino e posto sotto la sua protezione.
Può segnalare qualche altra iniziativa?
Sì. L’istituzione a breve, e d’intesa con l’amministrazione
comunale che già in passato aveva lanciato l’idea, d’una borsa di
studio in favore di singole persone, enti o associazioni che vorranno
intraprendere ricerche per l’approfondimento della conoscenza, sotto
il profilo pastorale, storico e sociale, dell’operato del cardinale e
farne oggetto di pubblicazione.
Mi sembra che il candidato ideale sia il "Centro
studi" sorto l’anno passato. Ovviamente se la meriterà. E per
concludere . . .
Un auspicio, formulato più volte e che ora ripeto:
quello che le Apostole della Sacra Famiglia possano stabilirsi con una
loro casa a Montedoro. Sarebbe un po’ come un ritorno nel luogo ove
sono state concepite anche loro ed il nostro paese ne trarrebbe un
indiscutibile vantaggio.
A cura di Enrico Venanzi
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A che punto è la causa di
beatificazione e canonizzazione
del Cardinale Guarino ?
Usando la terminologia propria degli addetti ai
lavori la risposta è: "stiamo nella fase reda-
zionale della positio super vita, virtutibus, fama sanctitatis et
miraculorum, più precisamente di quella parte della stessa
chiamata Informatio ed ancora più precisamente di quella
sezione costituita dalla "biografia documentata".
Un lavoro alquanto complesso,
che è stato preceduto dalla
redazione della "storia della causa" e della esposizione sistematica
e critica di tutte le fonti utilizzate nella loro qualità di
"di materiale di prova". Un lavoro impegnativo che rielabora
non soltanto gli oltre 6800 fogli degli atti dell'Inchiesta diocesana
ma anche molta documentazione extraprocessuale; un lavoro a cui la
Postulazione attende sotto la dirczione della Congregazione delle
Cause dei Santi nella persona dell'Officiale appositamente
designato quale Relatore: il Padre Daniel Ols, O. P. , peraltro
(sarebbe più corretto scrivere "purtroppo") impegnato, e
gravosamente, anche nello studio di non poche altre cause.
Difficile pertanto poter precisare quanto tempo si
renderà ancora necessario per concludere la presente, laboriosa ed
indispensabile fase.
Per ora preferiamo non sbilanciarci in previsioni,
ma lo faremo presto, augurandoci, d'intesa con lo stesso P. Ols (al
quale abbiamo già chiesto un'intervista da pubblicarsi in una dei
prossimi numeri di questa nostra rivista) di poter contrarre un vero e
proprio impegno in tal senso con gli "amici" del Servo di
Dio, i quali, giustamente, desiderano che si giunga il più
rapidamente possibile in porto.
Enrico Venanzi |
Guarino Giuseppe
Arcivescovo di Messina, cardinale, fondatore delle Piccole Serve -
oggi Apostole - della Sacra Famiglia, servo di Dio
Nato a Montedoro (CL) il 6 marzo 1827, compì gli
studi nel Seminario di Agrigento e fu ordinato sacerdote nel 1849,
perfezionandosi al contempo nello studio della teologia morale e del
diritto canonico e civile, l'approfondita conoscenza del quale gli valse
ben presto una cattedra all'Università di Palermo ed altri importanti
incarichi, che seppe disbrigare con apprezzato zelo, nella pubblica
amministrazione dell'allora Regno delle due Sicilie. In particolare si
distinse nella soluzione di annose controversie tra Greci e Latini nella
Chiesa sicula, favorendo la restituzione della pace ai fedeli dei due
riti.
Nel 1871 venne eletto Arcivescovo di Siracusa,
ufficio che per umiltà cercò di rifiutare, piegandosi solo di fronte
alla ferma volontà di Pio IX. Quivi, - dopo un inizio difficile a causa
del rifiuto dell'exquatur da parte del governo, con conseguente
espulsione del presule dal palazzo arcivescovile, nonché per
l'ostilità dei massoni e degli anticlericali, - seppe conquistare gli
animi e rinvigorire il fervore della vita religiosa, intiepi-ditasi a
motivo della lunga vacanza della sede e dei torbidi politici che erano
riusciti a rallentare la disciplina del clero e persino a corrompere la
condotta morale di alcuni sacerdoti e di molti fedeli.
Pertanto, nel 1875, resasi vacante la sede di
Messina, lo stesso Pio IX, ritenne opportuno affidare quella a Mons.
Guarino che vi fece il suo ingresso il 3 agosto, accolto come "una
grande promessa".
Reggerà per ben 22 anni questa insigne Arcidiocesi
e, dal 1883, anche con il titolo Archimandritale del SS. Salvatore,
continuando a distinguersi per la sua
instancabile attività.
A lui, in particolare, si debbono la riorganizzazione
del Seminario e la fattiva e benemerita presenza di religiose e
religiosi chiamati a portare la loro collaborazione: Gesuiti,
Carmelitani, Piccole Sorelle dei Poveri, Figlie della Carità,
Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Figlie di Sant'Anna, nonché
l'incoraggiamento e l'aiuto affettuoso al Beato Annibale M. Di Francia,
fondatore dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo.
Inoltre fondò egli stesso una nuova famiglia
religiosa: le Piccole Serve - oggi Apostole - della Sacra Famiglia,
affidando loro la missione di operare per la crescita e la maturazione
religiosa e sociale delle giovani e per la promozione integrale della
famiglia. Queste religiose nel 1890 già operano a Messina facendo
"un gran bene alla gioventù femminile con le scuole e con il
convitto".
Ma soprattutto si distinse per la carità operosa
che, del resto, l'aveva sempre caratterizzato e che toccò i vertici
dell'eroismo in occasione delle epidemie di vaiolo e di colera che
colpirono il capoluogo siculo tra il 1885 ed il 1887.
In quei frangenti il suo operato venne esaltato anche
dalla stampa anticattolica ed il governo gli conferì la medaglia
d'argento al valor civile che il Servo di Dio volle però vendere a
beneficio dei poveri, ai quali aveva già distribuito il suo patrimonio.
In occasione poi del terremoto che sconvolse Messina nel novembre 1894
giunse ad offrire a Dio la propria vita perché fossero limitati danni e
vittime.
Nel frattempo, e precisamente nel Concistoro del 18
gennaio 1893, fu creato cardinale da Leone XIII ed anche in
quell'occasione i giornali "radicali" e "liberali"
vollero associarsi al giubilo dei fedeli, scrivendo che
"l'altissima onorificenza toccata a Mons. Guarino ... è
ricompensa, non chiesta ma meritata per le sue opere buone".
Ma tanta abnegazione, tanto lavoro compiuto per
alleviare ogni sofferenza minarono seriamente la salute del Servo di Dio
che, nel febbraio 1895, fu colpito da doppio colpo apoplettico. Le sue
grandi sofferenze non gli impedirono tuttavia di continuare ad
esercitare sino all'ultimo e con la consueta dedizione, il suo
ministero.
Morì a Messina la sera del 21 settembre 1897, dopo
aver avuto la gioia di presenziare, pochi mesi prima, alle celebrazioni
del suo giubileo episcopale, le quali rivelarono quanto fosse
sinceramente rato e amato da tutti.
Nel discorso funebre, pronunciato in Duomo tre giorni
dopo, il beato Annibale M. Di Francia così ne compendiò l'operato:
"Tutto in quell'uomo è degno di memoria. La sua persona, il suo
discorso, il suo sguardo vivo e penetrante, le sue facezie, i suoi sani
consigli, le sue grandi pene morali, le vicende tutte dell'Episcopato,
le sue molte relazioni coi più grandi personaggi, la sua pietà, il suo
forte e tenero attaccamento al Sommo Pontefice, il suo ardente zelo per
la Santa Chiesa, della cui libertà era così geloso da ripetere più
volte che volentieri avrebbe subito il martirio per la santa causa:
tutto, tutto, in Guarino è degno di indelebile ricordanza".
Attesa la sua fama di santità e richiesto ed
ottenuto, il 20 gennaio 1986, il nulla osta della Santa Sede è stata
introdotta la causa per la sua canonizzazione ed è stata costituita una
commissione storica che si occupa di raccogliere tutta la documentazione
del caso.
BIBLIOGRAFIA
D. De Gregorio, II Cardinale Giuseppe Guarino, Arcivescovo e
Archimandrita di Messina, Messina 1982;
AA.VV., Il Cardinale Giuseppe Guarino - Atti del "Convegno di
studio della persona e l'opera del Cardinale Giuseppe Guarino"
tenuto in Messina dal 27 al 29 aprile 1983, ivi 1984; G. Costa, il
Cardinale Guarino, ivi 1985.
Enrico Venanzi |
Ricordo
di un grande arcivescovo di Messina
II cardinale Guarino
Una biografia, scritta da Domenico De Gregorio,
ripropone giustamente l'attenzione sul presule che fu titolare della
diocesi peloritana dal 1875 al 1897 - La commovente opera di pietà
pastorale durante il colera che colpì la città nel 1887 - Il
ripopolamento del Seminario - Le Suore Apostole della Sacra Famiglia.
La storia di una Chiesa particolare non
coincide mai esattamente con la storia dei vescovi che l'hanno retta. Ma
quando si tratta di vescovi dalla grande personalità, che ne sono stati
pastori santi e illuminati per lungo tempo, la loro attività, per
l'incidenza che ha sulle vicende di quella Chiesa, permette di
ricostruire almeno una buona parte della sua storia. È il caso di un
grande arcivescovo di Messina, il card. Giuseppe Guarino, che fu a capo
di questa Chiesa per ben ventidue anni, dal 1875 al 1897. La sua vita e
la sua attività pastorale sono state presentate in un recente volume di
Domenico De Gregorio, stampato a Palermo dalla Scuola Grafica Salesiana
a cura dell'Istituto messinese delle Suore Apostole della Sacra
Famiglia.
Domenico De Gregorio è uno storico
agrigentino che ha al suo attivo oltre una diecina di volumi che
riguardano la Chiesa di Agrigento. Non deve far meraviglia che abbia
scritto di lui un agrigentino, perché Giuseppe Guarino nacque nel 1827
a Montedoro che si trova in provincia di Caltanissetta, ma apparteneva
in quel tempo alla diocesi di Agrigento. In quella città egli
frequentò il Seminario (fondato nel 1577 dal vescovo Cesare Marullo di
origine messinese) e poi il famoso collegio dei Santi Agostino e
Tommaso.
Non c'è neppure da meravigliarsi se la
pubblicazione di questo volume si deve alle Suore Apostole della S.
Famiglia di Messina, perché il loro Istituto fu fondato dal Guarino,
tra il 1885 e il 1890, durante il suo ministero episcopale a Messina.
Con questa pubblicazione le suore hanno voluto dimostrare l'affetto
filiale a colui che dopo pazienti ricerche d'archivio hanno riconosciuto
come vero fondatore dell'Istituto, lasciando al parroco Gaetano Bianco
il merito di direttore spirituale delle prime suore di Messina: incarico
che ebbe dallo stesso Guarino.
Il libro è una biografia completa del Guarino,
ma ferma particolarmente l'attenzione sugli anni di episcopato vissuti a
Messina.
La documentazione è ricca di testimonianze
coeve e di numerose citazioni di scritti dello stesso Guarino: documenti
ufficiali, lettere private e un diario personale.
Ci pare opportuno far conoscere meglio ai
messinesi di oggi i dati salienti della vita e dell'attività di questo
arcivescovo, forse dimenticato per via del terremoto del 1908, avvenuto
pochi anni dopo la sua morte, che distrusse non solo case e chiese della
città ma anche ricordi degni di essere riportati alla nostra
considerazione.
Com'è noto, sin dal tempo dei Normanni
il re di Sicilia aveva sulla Chiesa siciliana l'autorità e le
attribuzioni di legato apostolico, esercitate per mezzo di un
ecclesiastico chiamato Giudice di Monarchia, che presiedeva il Tribunale
della Regia Monarchia ed Apostolica Legazia. Il cammino ecclesiastico
del Guarino si apre a Palermo nel 1855 appunto con il delicato incarico
di Segretario del Giudice di Monarchia l'arcivescovo mons. Diego
Pianeta. Egli fu nominato in seguito canonico della Magione e nel 1859
ufficiale capo del 2. Carico degli Affari ecclesiastici del real
ministero e segreteria di Stato.
Il Guarino in questi incarichi espresse e
insieme perfezionò la sua formazione giuridica oltre quella sacerdotale
ed apostolica. Nel 1860, in seguito all'annessione della Sicilia al
nuovo regno, Pio IX soppresse l'Apostolica Legazia; nel 1862 con la fine
della Luogotenenza fu soppresso anche il dicastero degli affari
ecclesiastici. Seguì per il Guarino un decennio di intenso ministero
pastorale dedicato alla predicazione, alle confessioni, alla direzione
spirituale. Conobbe in quegli anni il Servo di Dio padre Giacomo
Cusmano, fondatore del Boccone del Povero, di cui fu consigliere
spirituale, incoraggiandolo e accompagnandolo nella sua attività
caritativa.
Il 3 dicembre del 1871 Pio IX lo nominò
arcivescovo di Siracusa. Consacrato il 17 marzo del 1872, si recò in
quella città nell'aprile dello stesso anno e vi rimase sino al giugno
del 1875, incontrando dapprima una diffusa ostilità favorita dalla
massiccia presenza di massoni e anticlericali. La vita gli fu resa
difficilissima sino al punto che si vide persino costretto a lasciare
l'abitazione del palazzo arcivescovile. Ma furono d'altra parte
anni di fecondissimo magistero, di instancabile attività pastorale, sì
che quando si diffuse la notizia del suo trasferimento il dispiacere dei
siracusani fu grandissimo.
Pio IX con Bolla del 2 luglio del 1875 lo
nominò arcivescovo di Messina, dove giunse il 3 agosto. L'accoglienza,
a differenza di quella ricevuta a Siracusa, fu calorosissima, ma non
furono minori le difficoltà che egli incontrò nei primi anni.
Per prima cosa non poté alloggiare nel palazzo
arcivescovile, perché egli era sfornito del regio exequatur. Dovette
perciò accontentarsi del Seminario, distrutto in parte da terremoti e
incendi e per il resto ridotto in pessime condizioni; dovette per sino
lottare perché, dato lo sparuto numero di alunni, poco più di una
diecina, il demanio intendeva impadronirsene; in pochi anni fu in gran
parte ricostruito e popolato da oltre un centinaio di alunni. Riebbe il palazzo
arcivescovile dopo quattro anni, ma dovette ancora difenderne il
possesso, perché nel 1884 il municipio di Messina progettò di
espropriarlo per trasformarlo in sede dei tribunali. Fece ricorso alla
sua solida preparazione e alla ricca esperienza giuridica per
allontanare quel pericolo.
Ma era soprattutto la situazione
spirituale a rattristare l'anima del pastore. Trovò un clero scarso di
numero, economicamente indigente, scadente nella preparazione spirituale
e culturale. La vita cristiana del popolo era, conseguentemente, in una
tristissima situazione, aggravata dall'azione della massoneria e
dall'anticlericalismo. Scarsa era la presenza di religiosi e religiose,
di istituzioni giovanili e caritative.
Appena giunto a Messina pensò alla
visita pastorale che iniziò nel 1877 e portò a termine in quattro
anni, con instancabile impegno ove si pensi alla vastità della
archidiocesi e alla difficoltà dei mezzi di comunicazione. Man mano che
si rese conto della situazione provvide a organizzare ritiri spirituali
e incontri di studio per i sacerdoti; l'istruzione religiosa popolare
per la quale fece pubblicare uno speciale catechismo, dando l'incarico
di ispettore al can. Annibale M. Di Francia che gli fu sempre
affettuosamente vicino: la fondazione di convitti, istituti,
associazioni per ragazzi e giovani.
Per i giovani appunto chiese a don Bosco, con
il quale ebbe sempre cordiali rapporti, l'invio dei suoi Salesiani a
Messina, ottenendoli però solo nel 1893 dal successore don Rua.
Il suo peso pastorale si accrebbe quando con
Breve del 31 agosto del 1883 Leone XIII nominava Archimandrita del SS.
Salvatore l'arcivescovo pro tempore di Messina. La decisione era
resa necessaria dallo stato di abbandono dell'Archimandritato, che nello
zelo del Guarino trovò la spinta alla ripresa della sua vita
spirituale.
Mons. Guarino nutriva spiritualmente i fedeli
affidati alle sue cure anche con le frequenti lettere pastorali e altri
documenti in gran parte ritrovati.
Ma la prova più alta della sua paternità
spirituale si ebbe durante il colera, che a cominciare dall'agosto del
1887 afflisse Messina con parecchie migliaia di morti. L'Osservatore
Romano del 18 settembre riferiva in sintesi le notizie ricevute da
Messina con queste parole "I giornali liberali scrivono elogiando
quell'arcivescovo per la carità e lo zelo da lui spiegati,
manifestatesi il brutto morbo in quella città. È ammirevole l'opera
cristiana che compie questo santo pastore della Chiesa. Egli gira per i
casolari dove sono i malati di colera e li conforta e loro appresta i
sacramenti, porgendo un esempio luminoso di vera religione al clero
della sua diocesi al quale non tralascia di inculcare di essere pari
alla missione che è chiamato ad esercitare. In un altro articolo del 23
settembre chiama l'arcivescovo "angelo della carità",
"padre sollecito ed affettuoso di tutti".
Cessato il colera, nel 1888, Guarino ebbe
una medaglia al merito civile; egli la destinò in favore degli orfani
del colera. A riconoscimento per tutta la sua attività pastorale Leone
XIII lo creò cardinale nel con-cistoro del 16 gennaio del 1893. Grande
fu la gioia dei messinesi che gli tributarono trionfale accoglienza al
suo ritorno da Roma.
Il culmine della sua attività pastorale
e della sua eroica carità si ebbe l'anno successivo. La sera del 16
novembre del 1894 uno spaventoso terremoto scosse Messina. Qui non conta
dire quel che fece per soccorrere i feriti e i senza tetto, quanto il
gesto da lui compiuto appena avvertita la prima tremenda scossa: cadde
in ginocchio e offrì se stesso e la propria vita per il suo popolo. I
danni furono gravi, ma non quanto avrebbe potuto produrre quel terribile
sisma. Lo si dovette anche alla sua offerta?
Così pensarono tanti e lo dichiarò
pubblicamente mons. Blandini durante le feste giubilari per il
venticinquesimo di episcopato del card. Guarino il 29 giugno del 1897.
Di fatto il primo febbraio del 1895, meno di tre mesi dopo l'offerta
della sua vita, il cardinale fu colpito da un colpo apoplettico e rimase
paralizzato. Si riprese parzialmente e continuò ad esercitare il suo
ministero sino al 21 settembre del 1897, giorno della sua morte.
Le suore Apostole della S. Famiglia hanno
ora ottenuto di collocare i resti mortali del card. Guarino in un
artistico sarcofago situato nella cappella dell'Istituto Leone XIII,
loro Casa Madre. Ma il loro desiderio va al di là di questo segno della
loro pietà filiale.
Esse sperano ottenere l'autorizzazione
all'inizio del processo di beatificazione e canonizzazione del grande
arcivescovo e loro illuminato fondatore.
È questo il desiderio anche della Chiesa
messinese che finalmente rispolvera, rivivifica cioè il ricordo di un
pastore che considera grande e sapiente e soprattutto con una carità
eccelsa.
+ Ignazio Cannavò
Arcivescovo di Messina, Lipari, S. Lucia del Mela
Archimandrita del SS. Salvatore 7
7 gennaio 1983 |
Un "grazie" particolare a
Suor Luigina Bellomo
delle Apostole della Sacra Famiglia di Messina
che mi ha gentilmente concesso parecchio materiale
sulla
vita e le opere del nostro Cardinale |
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