IL CONSOLO


Gli occhi sgranati per grande meraviglia
intorno a quel tavolo imbandito
compunta si trovò la mia famiglia
per la fine del lungo sacro rito.

Una bella tovaglia a fiorellini
copriva il grande tavolo di panni,
con tanti bicchieri, piatti e piattini
mai visti in quella casa da cent’anni.

Comparve all’improvviso una signora
dalla testa fino ai piedi nera nera:
portava di spaghetti un pentolone
per lenire dei presenti ogni magone.

Svuotati i piatti colmi in tre secondi
due capponi ripieni furono pronti:
ruspanti per la via fino al mattino
e finiti malamente, poverini.

Tanti cannoli e tante paste frolle
addolciron le pance ormai satolle,
mentre un odore di caffè espresso
dalla cucina faceva il suo ingresso.

Stupito per quel pranzo truculento
chiesi alla mamma quale fosse il Santo:
"Stupido!" mi disse col sorriso,
"Il nonno se n’è andato in paradiso!".

Capii finalmente che per mangiare
un nonno in cielo se ne doveva andare:
ma chiedendo a chi toccava appresso
un gran ceffone mi guadagnai da fesso!