CHIARAVALLE
(La torre detta
ciribiciaccola)
Una torre armoniosa alta si leva
rossi mattoni, ancor più vivi a sera,
quando il sole calato giù dal cielo
inonda di raggi quel silenzio austero.
Meditabondi tra colonne snelle
vagano i frati, sembran pecorelle
dietro un pastore dalla barba bianca
che lento incede e pare quasi arranca.
Rallenta il passo quel canuto frate
di quell'ovile di sicuro abate:
le nere ombre che fantasmi parmi
alzano al cielo i loro austeri salmi,
che tra le arcate di quel chiostro antico
diffondono un'eco di quel rito;
e dopo aver lodato Padre e Figlio
riposano a dir poco in un giaciglio.
S'ode del gufo grave il ritornello,
la rana che già gracchia nel ruscello;
un pellegrino che batte sul portone
va in cerca di pace e d'un boccone,
attirato in quell'oasi di pace
dalla "smarrita" che da poco tace,
dopo avere indicato al pellegrino
che avrebbe lì trovato pane e vino.
Passata appena un'ora di riposo
riprende per quei frati un rito annoso:
in fila indiana e sempre salmodiando
raggiungono il vicino camposanto,
dove l'anime pie dei confratelli
riposano in pace, e i ritornelli
elogiano quei che a mani nude
sanavano i campi e la palude.
La torre rossa è sempre lì a guardare
le alterne vicende, e a ricordare
quei laboriosi frati medievali
la notte oranti e il dì da manovali.