Lo Scampirro
In un
paesino, nelle vicinanze di Caltanissetta, quasi tutti gli abitanti
erano poveri; più che vivere, sopravvivevano per non morire. Le loro
case erano tutte a piano terra, composte da una sola stanza, il
cosiddetto "dammuso"; nel "dammuso"
coabitavano i numerosi componenti della famiglia più gli animali come
il gatto, il cane, l’asino, le capre, le galline ed i conigli. D’inverno
nel "dammuso" non si ci poteva entrare tanto la puzza che
emanava; non si riusciva a distinguere di che puzza si trattasse; era un
"cocktail" di diversi odori di esalazione organiche. D’estate,
invece, si aprivano le porte e la gente con tutti gli animali si
trasferivano in mezzo alla strada o nel cortile. Nelle serate calde sia
le persone che gli animali dormivano fuori davanti alle loro porte;
dormivano per terra su di un po’ di paglia, come modesto giaciglio,
insieme alle pulci e alle cimici; pensate un po’ come si poteva
dormire tra quella puzza e tra i pungiglioni di quegli spregevoli e
nauseanti parassiti e, inoltre, tra i rumori dell’asino che ragliava,
del gallo che cantava, del gatto che miagolava, del cane che abbaiava,
la capra che belava e le galline che mentre facevano l’uovo
strillavano il loro felice coccodè. In uno di questi vicoli,
durante una di queste serate calde, un topolino attraversava la strada
in cerca di cibo, pieno di paura sentendo già il gatto felice di averlo
visto ….. e puffiti in bocca! "Povero topolino" disse
dispiaciuta, vedendo la scena seduta sul suo giaciglio, accaldata,
Commare Assunta, mentre con incredibile pazienza si tirava via dalla
testa con il pettine, tra capelli e cute, quell’ancor più orribile e
disgustoso parassita: il pidocchio. Prima ancora di terminare quel
disgustoso rituale, l’alba cominciava a illuminare quei poveri tuguri
chiamate case; di corsa, Commare Assunta, si alzò dal suo modesto ed
umile giaciglio ed andò a svegliare suo marito. Mastro Bastiano, tra
uno sbadiglio e l’altro, si andava grattando tutto il corpo con le
mani, dicendo alla moglie di aver fatto un sonno da papa; anche la
nipotina Nicoletta si era svegliata chiedendo a gran voce, per la fame,
una tazza di latte di capra. Nicoletta da quando le era morta la madre
dormiva sempre accanto alla nonna Assunta che aveva continuato ad
allevarla dopo che suo padre risposatosi si era trasferito in un altro
paese; lei era tanto amata dai suoi nonni, era tanta vezzeggiata ed
accontentata ad ogni una sua richiesta. Dopo aver mangiato, il suo
solito tazzone di latte con il pane, aiutava la nonna nelle faccende di
casa e a dar da mangiare agli animali. Mastro Bastiano faceva il "conza
scarpe" (calzolaio) cioè riparava le scarpe di tutti i paesani
per pochi centesimi. Ogni giorno si sedevano tutti e tre davanti alla
porta e mentre Commare Assunta filava la lana e Nicoletta giocava con il
gatto, Mastro Bastiano, tra una suola ed una tomaia, intonava la solita
canzone, accompagnandosi ritmicamente, con il martello: "Affacciati,
affacciati o Nofria, nun ti scantari ca c’è lu carusu ca ti voli
taliari! …. (Affacciati, affacciati o Onofria non ti spaventare
che c’è un giovane che ti vuole guardare)" e puntualmente
Commare Assunta e Nicoletta rispondevano a tono: "….M’affacciu,
m’affacciu o Turi miu, ca puru iu ti vuagghiu taliari e na vasata ti
vuagghiu dari! …. (Mi affaccio, mi affaccio o Salvatore mio, che
pure io ti voglio guardare e un bacio ti voglio dare)" poi tutti e
tre in coro: "…. Nofria e Turi quannu va ta a maritari, ca li
testimonia vi vuliammu fari (Onofria e Salvatore quando vi dovete
sposare, che i testimoni vi vogliamo fare)". Un giorno mentre
cantavano furono improvvisamente interrotti dagli strilli di un
ambulante che vendeva porcellini e con molta foga gridava:
"Comprate, comprate questi porcellini di razza buona, comprateveli
che fra sei mesi, per Natale, vi divertirete a mangiare salsiccia e
costolette". Compare Ciccio ogni estate andava girando per il paese
portando in groppa al suo mulo delle cassette di legno con dentro tanti
piccolissimi maiali che grugnivano in continuazione e tutti gli si
avvicinavano per comprarli. Mastro Bastiano guardando Commare Assunta,
visto che gli mancava soltanto un porcellino alla loro piccola
"fattoria", si riprometteva che se lo avessero comprato lo
avrebbe allevato anche al costo di fare altri sacrifici: come andare a
prendere l’acqua alle fontanelle o andare a macinare del grano al
mulino, per poter racimolare degli avanzi di cibo per ingrassare il
porcellino. Decisi si avvicinarono al mulo di Compare Ciccio e
cominciarono a guardare quei porcellini per sceglierne uno da portare a
casa. "Questo mi piace!" disse Mastro Bastiano alla moglie,
prendendo in mano un porcellino di colore rosa e con quella peluria
appena spuntata; il porcellino irritato, issando in su quel suo musino,
grugnì con rabbia e cominciò a scalcitare come un asino. Orgoglioso
per la scelta Mastro Bastiano disse: "Voglio proprio questo, già
vedo come sarà veramente un maiale di razza" e cominciò a
patteggiare il prezzo; Compare Ciccio disse: "Per il mio porcellino
di un mese voglio 7 tarì" mentre Mastro Bastiano rispose: "Ve
ne do 5 di tarì e me lo prendo subito", "No! …. - rispose
il venditore - …. se volete comprare veramente il mio porcellino mi
dovete dare 7 tarì; prendere o lasciare". Con insistenza Mastro
Bastiano era irremovibile sulla sua offerta ed anche Compare Ciccio non
si discostava neanche di un centesimo dalla sua richiesta, al costo di
mandare in fumo la vendita. Con prontezza intervenne Commare Assunta,
decisa a prendere il maialino, dicendo: "Ve ne daremo 6 di tarì ed
il porcellino sarà nostro". Colpito dalla risolutezza di Commare
Assunta, Compare Ciccio si arrese e stringendo con le mani le mani di
Mastro Bastiano disse: "E va bene il maialino è tutto vostro.
Affare fatto!" Commare Assunta contenta e soddisfatta, assieme alla
nipotina con quel porcellino tra le mani, saltellando, si avviò verso
casa, mentre il marito porgeva i 6 tarì stabiliti all’ambulante. Come
ogni mattina il rituale si ripeteva e, nel dare da mangiare agli
animale, particolare attenzione tutti e tre, con allegria, la prestavano
nei confronti di quel porcellino, per farlo ingrassare il più
possibile, così che per le feste di Natale avrebbero fatto una grande
abbuffata delle carni di quell’animale; intanto, il tempo passava e
quel maialino ingrassava a vista d’occhio. Ai primi giorni del mese di
dicembre, Nicoletta guardava come orgogliosamente i suoi nonni
osservavano quell’animale oramai diventato un maialone grande e
grosso; non vedeva l’ora di organizzare un cenone con gli altri
parenti per mangiarsi quelle succulente carni. Mentre vagheggiava, con
il pensiero, tra salsicce, zamponi, porchette e costolette, sentì sua
nonna che diceva al marito: "Bastiano, perché non lo vendiamo alla
fiera il nostro maiale, così ci facciamo le scarpe nuove e qualche
vestito alla nostra nipotina che ne ha bisogno? Tanto, se ce lo mangiamo
non ci resta che la mangiata, mentre in quel modo avremo vestiti e
scarpe per tutti. Ai nostri parenti offriremo i due capponi e i due
conigli per la cena di Natale". Quella proposta trovò subito il
conforto del marito e anche con un po’ di riluttanza quello di
Nicoletta, ritenendo più giusto vendere il maiale e comprare ciò che
necessitava. Così la mattina del 13 dicembre, per Santa Lucia, Mastro
Bastiano con il suo maiale al guinzaglio si avviò, di buon’ora, verso
la fiera di Canicattì, grosso paese vicino al suo. Mastro Bastiano
tutto allegro e contento, strada facendo, in mezzo ad amici e parenti,
anche loro diretti alla fiera a vendere le proprie mercanzie: pecore,
capponi, capre, galline, conigli, asini, ecc.., si notava con quella
grossa corda che trascinava quel grande e grosso bestione. Tutti lo
guardavano con meraviglia. Non appena arrivati alla fiera tutta la gente
si fermava per ammirare, come una cosa rara e mai vista, quel porco
così imponente: con quella peluria sottile, lucida e nera che brillava
sotto i raggi di quel gelido sole d’inverno. "E’
gigantesco!" dicevano mentre camminavano in mezzo a quella fiera
frastornante di voci di chi comprava e chi vendeva. C’erano bancarelle
stracolme di fagioli e lenticchie, fave, ceci e piselli per la semina, c’era
chi vendeva fichi secchi, datteri, mandorle e noci; tutti i mercanti
avevano la loro merce esposta in evidenza; tutti pregavano la Divina
Provvidenza e specialmente Mastro Bastiano che si era collocato in un
angolo della fiera. Molti si fermavano sbalorditi a ammirare quel
fenomeno naturale, specialmente i macellai i quali dicevano che quell’animale
poteva saziare mezzo paese. Mastro Bastiano, con gentilezza, diceva:
"Si vuliti pi Natali e Capudannu fistiari, 600 tarì pi su porcu
ma ta dari (Se volete per Natale e Capodanno festeggiare 600 tarì
per questo maiale mi dovete dare)". A quella richiesta gli
interessati si allontanavano dicendo che era troppo caro per le loro
tasche. In quel mentre, passava di là un monaco cappuccino e vedendo
quell’enorme bestia, si incantò nel pensare la fine che gli avrebbe
fatto fare: con la parte destra ne avrebbe fatto succulente cotolette,
mentre con la parte sinistra un gustoso sugo di carne e cotenna, poi del
tritato per le polpette e chilometri di salsiccia condita con tutti gli
aromi che aveva essiccato durante l’estate e, già, aveva l’acquolina
in bocca. Fu come posseduto dal demonio ed il suo pensiero fisso era
quello di avere quel porco ad ogni costo. All’improvviso ebbe un’idea
diabolica. Si avvicinò ad una bancarella dove vi era il giardiniere del
convento con la moglie intenti a comprare delle lenticchie e
cortesemente, con molta discrezione, si rivolse a lui: "Giovanni
…. - così si chiamava il giardiniere - …. ti debbo parlare a quattr’occhi"
con sorpresa, nel vedere il frate, Giovanni rispose: "Cosa c’è
Padre Cosimo?" "Cosa c’è? …. - continuò il frate - ….
hai visto là?" "Dove là?" rispose Giovanni guardandosi
intorno, "Non ti voltare, non dare nell’occhio, guarda me"
disse Padre Cosimo irritato; "Ma insomma, .… - rispose
spazientito il giardiniere - .… cosa vuole? Cosa c’è? Chi mi vuole?
" "Zitto! Giovanni. Ascoltami e stai fermo …. - disse Padre
Cosimo - …. vedi, dietro di te, non ti voltare. C’è un enorme
porco. Ecco, adesso, voltati e guarda"; "Mizzica!!
(espressione tipica siciliana)" disse sbalordito Giovanni,nel
vedere quella bestia, "Ecco, vedi, quel porco sarà nostro!"
replicò il frate; rispose Giovanni: "Ora capisco …. Ci risiamo,
la solita cosa di ogni anno ….", "…. già, hai capito! ….
- continuò Padre Cosimo - …. vedi Giovanni, questo cristiano è la
prima volta che viene dalle parti di Canicattì, è una faccia nuova …."
"…. e lei come lo sà? E’ sicuro? " disse preoccupato
Giovanni. "…. Lo so, lo so" rispose scuotendo la testa Padre
Cosimo. E così tutte e due si prepararono a recitare la solita scena
alle spalle dell’incauto Mastro Bastiano. Padre Cosimo andò diritto
verso Mastro Bastiano che intanto carezzava il porco che grugniva, con
quel grosso musone, e con i piedi grattava la terra, facendo delle
grosse buche. L’incauto Bastiano capì che si stava avvicinando un
probabile compratore; avendo visto quel frate girare intorno
interessato, guardare così attento, ma così attento, che già pensava
tutto contento di vendere "a quel fratacchione di monaco .…"
il suo prelibato porco "…. e me lo pagherà con i fiocchi; 600
tarì .…". Infatti sentì frate Cosimo chiedere: "Oh
buonuomo, quanti tarì volete per questo "SCAMPIRRO"?"
Mastro Bastiano non aveva capito bene: "Come avete detto? Come
avete chiamato il mio porco? E che siete un monaco orbo Giurgintano (di
Agrigento)? Forse?" disse irritato Mastro Bastiano, "Si, si .…
scampirro, scampirro mi volete imbrogliare, forse? Volete imbrogliare un
povero monaco che vive di carità e di preghiera? Che ha ad esempio la
Missione di nostro Signore? Una menzogna a me? A che pro? Vi dovete
vergognare di chiamare questo banale scampirro con il nome di porco. E’
una diabolica menzogna, la vostra!" Mastro Bastiano frastornato e
irritatissimo, a quelle parole, urlò: "Uno scampirro? Che dite!?
Ma è un porco, non vedete .… un porco! Non è uno scampirro!
Mettetevi gli occhiali!", "Ma io vi dico …. - disse Padre
Cosimo - …. caro .… come vi chiamate, .…" "Bastiano, mi
chiamo: Bastiano Sarda" aggiunse orgoglioso, "…. allora caro
Bastiano Sarda…. - continuò Padre Cosimo - …. o non vi persuadete o
mi volete vendere uno scampirro per porco e questo si chiama imbroglio,
inganno, menzogna; è cattiveria prendere in giro un’anima candida
come la mia. Questo è peccato grave al cospetto di Dio; ma io voglio
credere che non vi persuadete, perché questo, caro figliolo, non è
assolutamente un porco ma uno scampirro". A Mastro Bastiano, a
quelle parole, gli salì la bestia in testa e agitatissimo disse:
"Ma voi mi provocate! Guardatelo bene, il mio selezionatissimo
porco! E’ porco da mille generazioni, il mio porco! Ha tutti i
particolari al posto giusto; guardate, guardatelo bene!" indicando
e lisciando orgoglioso il suo animale; "Appunto, appunto perché l’ho
guardato bene ripeto che non è un porco ma una scampirro. Si vede da un
miglio! .… Guardate voi, Bastiano, com’è squadrato ….,
guardategli le gambe, per esempio, come sono grosse e tozze, non vi
rendete conto voi stesso? E le orecchie? Vi sembrano orecchie da porco
queste? Sono piccole rispetto alla testa. E il grugno (muso)? E’
stretto rispetto ai denti …. Non lo vedete che è uno scampirro di
quanto è scomposto?…. E la coda poi? …. - continuò Padre Cosimo -
…. Vi sembra coda di porco, forse? Di quanto è corta e molto all’insù?
Un vero porco, caro Bastiano, ha la coda più grossa, più lunga, più
attorcigliata e messa un poco più bassa, fino quasi a toccare i
piedi". Mastro Bastiano guardava stonato nel sentire tutti quei
particolari che il monaco indicava. Poi si rivolse a squadrare il monaco
con quella sacca a tracollo, fatta di tanti pezzettini di stoffa cuciti
insieme; quel lungo saio marrone che gli arrivava ai piedi, cinto da
quel bianco cordone che reggeva sul lato destro il santo Rosario,
testimonianza di vero frate di fede; calzava dei miseri sandali da cui
si intravedevano ditoni grossi e sporchi, testimoni di lunghi cammini e
di scarse elemosine. "Ma chi vi manda? Il diavolo a voi! …. -
scoppiò Mastro Bastiano scuotendo il monaco per un braccio - …. ma
guardatevi! Voi si che siete squadrato! Più squadrato del mio porco!
Sembrate forse un frate, voi? Con questa faccia e con il personale che
tenete? I vostri piedi poi, sono piedi di monaco? Ve lo dico io chi
siete voi, voi siete un diabolico monaco scalcinato, ecco cosa siete! Ed
io vi …." "Basta! …. - disse interrompendolo Padre Cosimo
- …. adesso offendete, caro Bastiano, offendete un uomo di Dio e
questo è blasfemo, è bestemmia, sapete! Caro Bastiano la verità vi fa
male; siete stato smascherato da un umile servo di Dio …. - continuò
con presunzione - …. e offendete, calunniate, maledite, quasi …. e
quel che è più grave, non volete ammettere che il vostro presunto
porco è un banale, semplice scampirro, scampirro! Uno scampirro, uno
scampirro! Uno scampirro!" concluse gridando. Mastro Bastiano,
arrabbiato ed avvilito, guardandolo di traverso, si asciugava la saliva,
che gli usciva dalla bocca, con la manica della camicia.
Inaspettatamente Padre Cosimo, con fare persuasivo, prese Mastro
Bastiano per il braccio e con una risata sarcastica si complimentò per
la sua testardaggine proponendogli una scommessa: "Sentite,
buonuomo, a questo punto non possiamo più andare avanti, perché io
voglio comprare il suo scampirro …. ehm scusi! Anzi il suo presunto
porco …. quindi questa è la mia proposta: voi dite che l’animale
qui presente è un porco, bene! Se è così io ve lo pago di faccia. Toh
1.000 tarì! Se invece risultasse essere uno scampirro voi me lo
regalate! Che dite! Non è una scommessa leale?" "Ebbene ci
sto!" disse l’allocco abboccando, e già contava i suoi 1.000
tarì, uno per uno. Oh quante cose avrebbe comprato a sua moglie: le
scarpine di pelle per la grande festa, lo scialle di seta come quello di
Donna Letizia, la moglie del barone, che quando andava a messa,
camminando la punta del sua scialle con la frinza (merletto),
gli dondolava sui fianchi …. "una volta di qua, una volta di là
…. una volta di qua, una volta di là". E’ si che poi Comare
Assunta sarebbe sembrata una vera signora. E alla nipotina? Già, cosa
poteva comprare? La più bella bambola del mondo, che aveva sempre
desiderato, "ma non di pezza", pensò, quella di porcellana
con gli occhi che si muovono davvero e con gli abiti di dama di corte, i
capelli con i boccoli biondi e che, quando si corica, fa ngnè, ngnè,
ngnè. Una così l’aveva visto a Palermo, dove era andato per una
commissione, quando per strada ebbe un attacco di uallara
(ernia), arrivando quasi a morire, se non era per un ricco signore che
lo aveva soccorso portandolo a casa sua e adagiandolo, dolorante, sul
proprio letto. Non appena aveva aperto gli occhi, nel delirio, gli era
sembrato di aver visto un Angelo del Paradiso con i capelli d’oro,
venuto a confortarlo nella sua ultima ora. Uscito, poi, dal delirio si
rese conto che era una di quelle bambole che quel signore si era
dimenticato, per la fretta di adagiarlo, di togliere dal letto. Si!! Una
di quelle bambole, con la faccia di Angelo avrebbe comprato, per la
gioia della nipotina. "Compare Bastiano, Compare Bastiano vi siete
incantato? …. - lo riportò alla cruda realtà, scuotendolo da quella
visione, Padre Cosimo - …. Allora ascoltate quello che vi dico.
Prendiamo un uomo a caso, il primo che passa, e gli chiediamo cosa ne
pensa di questo animale…. Ecco! Guardate questo che sta avvicinando,
che tra l’altro al fiuto mi sembra un esperto"; guarda caso era
il "compare" giardiniere già pronto ad intervenire ad
un suo cenno; "Ehi!, …. Galantuomo, …. - lo chiamò il
fratacchione - …. buonuomo, venite qua, a voi dico!" Il
giardiniere, Giovanni, a quel richiamo rispose con massima indifferenza:
"Scusate, parlate con me? O santo Padre?" "Si, si
figliolo …. vi vogliamo, io e questo signore qui con noi mostrare una
cosa; prima di tutto spero che voi siete un esperto di animali di
allevamento!?" "Certo! Sono qui alla fiera per questo. Dovete
sapere, Santo Padre, che io ho tanto bestiame quanto guai e poco fa ho
comprato 6 vacche ragusane da latte …. bene, cosa volete quindi da
me?" ribadì con forza e vigore il falso allevatore. "Non ci
poteva capitare di meglio …. - disse Padre Cosimo a Mastro Bastiano -
…. ecco buonuomo, per quanto avete detto, vediamo se ci date un
giudizio su questo animale; …. - e indicò con la mano il porco che
Mastro Bastiano teneva stretto al guinzaglio - …. vi prego di dirci
con coscienza, perché Dio vi è testimone sapete!? A quale razza
appartiene?" concluse il monaco. Dal canto suo Mastro Bastiano era
attento a scrutare, da capo a piedi, quello sconosciuto; il quale
iniziò ad analizzare il suo porco palmo a palmo, come un vero esperto:
prima gli toccò e soffiò nell’orecchio per vedere la reazione che
faceva; poi con il palmo gli misurò la testa ed il muso, poi le gambe
ed il corpo, per la lunghezza; si fermò un poco e si appoggiò la mano
sul mento come se pensasse; poi di nuovo si diresse verso la coda e la
tirò; si sentì un grosso grugnito, infastidito l'animale tirava calci
con tutte e quattro le zampe; poi, infine, chiese chi era il padrone di
quell’animale, "E’ mio questo campione unico di fiera!"
rispose orgoglioso Mastro Bastiano, "E le do ragione …. -
concluse Giovanni - …. è veramente unico questo esemplare di
scampirro!". A Mastro Bastiano, a quelle parole, gli venne un
tremolo per tutto il corpo che si sentì svenire, ma la rabbia lo fece
urlare: "Ma voi siete pazzo, un ammazza cristiani! Chiamate
scampirro il mio porco? Ma siete visionario? Altro che esperto! Il mio
bel porco di razza …." continuava a gridare, come un topo oramai
in trappola, Mastro Bastiano; il giardiniere sicuro di se disse:
"Caro amico capisco la vostra delusione che vi fa straparlare, ma
io non ci guadagno niente a dirvi che, purtroppo per voi, avete allevato
uno scampirro credendo che fosse un porco. Anche un bambino se ne
sarebbe accorto!". "E’ la sacrosanta verità! …. - scoppio
felice Padre Cosimo - …. Avete visto, o caro Bastiano, voi non
volevate capire che avevo ragione e credo che ancora non lo volete
capire, specialmente adesso che avete perso la vostra scommessa". A
Mastro Bastiano gli venne la bava alla bocca, talmente era rincitrullito
dallo sgomento che non poteva più nemmeno parlare; tutti i suoi sogni,
in un istante, si erano mutati in tremendi incubi. "E’ un porco
il mio scampirr …. no! No! E’ un porco, il mio porco di razza ….
ehm …. porco …." continuava allibito e frastornato a
farfugliare. Frattanto gli si avvicinò il giardiniere, il quale,
prendendolo sotto spalla, gli disse quasi per consolarlo: "Sono
addolorato per voi, non sapevo che il mio giusto giudizio vi dovesse
costare tanto; ma i patti sono patti, specialmente con un uomo di Dio!
Ma purtroppo per voi ha ragione da vendere. Avete perso la scommessa e
lo scampirro adesso è suo! Io vi saluto facendovi ancora i complimenti
di quanto bene avete allevato questo scampirro, parola di esperto"
e si allontanò sghignazzando. "Date a Dio quel che è di Dio e a
Cesare quel che spetta a Cesare" sentenziò il monaco alzando un
dito con aria quasi minacciosa; "Ma voi, santo padre, non potete
farmi questo! …. - disse vaneggiando Mastro Bastiano - …. È mio
questo porco! È mio! È mio il porco! …." e lo teneva stretto a
se, accarezzandolo, non si poteva rassegnare. "Ma siete più
testardo di un mulo! Adesso questo scampirro è mio, ho vinto la
scommessa davanti a Dio e agli uomini; se non volete per giunta una
Divina scomunica, datemi lo scampirro e toglietevi di mezzo!" così
dicendo con uno strattone tolse la corda di mano al disperato Bastiano e
si allontanò di corsa già pensando al bellissimo Natale che doveva
trascorrere, scoppiando in una soddisfatta e grassa risata nel
ringraziare il Buon Dio di aver creato anche i fessi. Ah! Le maledizioni
e le bestemmie che accompagnavano le lacrime di Mastro Bastiano per la
via del ritorno! Non si potevano contare. Giusto, giusto lo incontrò un
suo paesano, Compare Onofrio, che gli chiese: "Vedo che piangete di
gioia! Vi ho visto contrattare con quel monaco, ve lo ha pagato bene?
600 tarì vi ha dato? Non era questo il prezzo? Certo che ne valeva
anche di più il vostro porco, era il più bel porco di tutta la fiera
…."; Mastro Bastiano, avvilito, non aveva più nemmeno la forza
di parlare "…. mi era sembrato …. - continuò Compare Onofrio -
…. che lo voleva comprare pure Compare Giovanni, il giardiniere, visto
che era lì con voi; ma mi sono detto: come se lo compra Giovanni, un
porco, visto che non sa come è fatto un tarì? E’ la rovina della
famiglia! Devi sapere che è il cognato di mio fratello di latte,
Vincenzo Scarfò di Delia, ha sposato la sorella dicendo che era un
bravo giardiniere ambito da tutti i nobili, invece vive di infamie e
disgrazie e muore di fame! Ah! Ah! Vi è piaciuta la battuta? Vedo che
vi fa pure ridere"; "Ah! Ah! Ah! …. - rideva a crepapelle
per non piangere, Mastro Bastiano, avendo capito che era stato raggirato
da due lestofanti - …. Ah! Ah! Ah! Mi vengono le lacrime agli occhi di
quanto siete spiritoso, Compare Onofrio. Si caro amico avete ragione l’affare
è stato fatto! Oh! Quanto ci ho guadagnato! Vi saluto, vi saluto che
vado a dare il lieto annunzio a mia moglie" concluse allontanandosi
da Compare Onofrio, mordendosi la lingua e strappandosi i capelli mentre
correva verso casa. Si dava manate in faccia. Lui, Bastiano Sarda, era
stato truffato da un fottuto monaco e dal suo lurido compare. La
delusione di avere perso il suo bel maiale si trasformò in ira furiosa,
in desiderio ardente di feroce vendetta; ma prima, c’era un più
urgente problema da risolvere: affrontare la moglie. Come le doveva
dire? A colei che aspettava ansiosa il suo ritorno con tanti bei tarì?
Tutti i sacrifici che avevano fatto per allevare quel porco! Più ci
pensava, più si scatenava dentro un demonio; ma oramai era quasi giunto
davanti la porta di casa. Vide la moglie e la nipotina che già gli
correvano, festanti e contenti incontro: "Mi hai portato il pane a
forma di borsetta, Papà Bastiano?" disse felice la nipotina. A
quelle parole Mastro Bastiano quasi cadde su di una panca vicino alla
porta e scoppiò a piangere disperato. La moglie spaventata da quanto
aveva visto, prese la mano del marito e gli disse agitata: "Ma cosa
ti è successo? Parla! Dov’è il porco? Madre di Dio! Non mi dire! Hai
venduto il porco e ti hanno rubato i tarì! Oh maledetti! Oh maledetti!
….", "Peggio, peggio! …." costernato tentava di
parlare il malcapitato; "…. Un carretto lo ha investito ed è
morto? …." chiedeva sempre più arrabbiata Commare Assunta,
"…. Magari, almeno ce lo saremmo mangiati noi! …." gridò
Mastro Bastiano, "…. Ma Dio Santo, Bastiano, cosa è successo,
allora?", "….Ecco moglie mia, ci sei vicino, c’entra si
Dio Santo, anzi un suo parente, un monaco! Un fottutissimo monaco,
moglie mia!…. - gridava Bastiano - …. fammi sfogare e poi parli
tu". Raccontò quanto gli era successo, tutta la farsa con quel
falso esperto, come si erano approfittati della sua poco
esperienza nel settore e cioè come si è fatto fare fesso da un
maledetto diabolico monaco e dal suo degno complice. "Uno scampirro
…. - continuava lo sfogo Bastiano - …. mi hanno detto che era uno
scampirro, moglie mia!…." "E che è uno scampirro?" lo
interruppe la moglie, "…. e mi sfotti pure tu adesso? Moglie? Lo
scampirro sono io: il fesso, il credulone, l’imbecille!
Lo scampirro sono io! Hai capito? Io! …." e così gridando si
dava botte in testa "…. Lo scampirro non esiste, se l’hanno
inventato, quei tipi. Si credono più intelligenti degli altri e con
ragione, visto che ci sono caduto come uno …. uno scampirro.
Escogitano sistemi come fregare il prossimo; me stupido! Me scemo! Ed io
che mi credevo chissà che! Bastiano Sarda lu conza scarpi! Già
l’avranno macellato e se lo faranno a pezzi: questo per il sugo,
quello per l’arrosto, quell’altro pezzo per la salsiccia …., sa
che abbuffata colossale si faranno alla facciaccia mia! E le risate che
si faranno? Non ci posso pensare!" piangeva disperato Bastiano;
"Ma non gli farà venire il mal di pancia e la diarrea tutta quella
carne di porco, papà Bastiano? " disse d’un tratto la nipotina
che aveva assistito, da un angolino la scena; a quelle parole, Mastro
Bastiano, ebbe come un’illuminazione; da disperato che era, la sua
espressione diventò quasi felice. Era impazzito, forse? Si alzò in
piedi e, gioioso, inizio a baciare la nipotina "Brava, brava la mia
Nicoletta, sei più intelligente di tuo nonno!…. - continuando a
baciarla e ad abbracciarla - …. Tu sei la salvatrice della mia patria,
la benedizione di casa mia! La salvatrice del mio onore; ecco! …."
"Ma Bastiano, cosa ti prende adesso!? sei impazzito?" urlò
spaventata la moglie, "…. Zitta, zitta cara Assunta, Nicoletta mi
ha dato un’idea tanto geniale quanto terribile. Sarà la mia vendetta!
Forza moglie preparati a cucirmi il più bell’abito di ambulante mago
guaritore che si sia mai visto!" concluse Mastro Bastiano.
"Come dice voscienza!" gli rispose, impaurita, Comare Assunta
pensando veramente che fosse impazzito, temendo chissà che cosa se lo
avesse contraddetto. E con rabbia, iniziò a cucire il vestito da
chiromante. Così apparve, quella mattina del 29 dicembre, indossava una
veste di colore grigio perla lunga fino alla caviglia, un mantello rosso
fiamma gli copriva le spalle, i calzini rossi abbinati al mantello e le
scarpette dorate con la punta in su; in testa aveva un turbante anch’esso
grigio perla, a tracollo una sacca cenciosa e teneva stretto sulla
destra un maestoso bastone pieno di nodi; in faccia si aveva appiccicato
delle finte verruche pelose e si era lasciato crescere la barba. Era
irriconoscibile! La moglie Assunta e la nipotina non credevano ai loro
occhi; quasi svennero dalle risate dicendo che avrebbe vinto il primo
premio ad una sfilata di mascherati. "Ridete! Ridete che è giunto
il nostro momento di ridere, cara moglie" disse, con gli occhi che
già gli fiammeggiavano, spiegandogli tutto quello che aveva in mente.
Doveva recarsi al convento dove abitava quel fottuto monaco, che certo
come la morte, doveva avere come minimo il torci budella a quest’ora,
di quanto sicuramente si era abbuffato; "…. e i vermi gli
staranno rodendo il fegato a quel …. figlio di un demonio ….".
Doveva piazzarsi davanti al convento e tendere l’esca; era arcisicuro
che quel "…. Porco di un monaco …." avrebbe
abboccato, "…. Glie la farò pagare cara!" concluse Mastro
Bastiano. La moglie per renderlo ancora più credibile gli riempì la
sacca di arnesi e paccottiglie varie: pomata ricavata dai fondi anneriti
delle pentole; barattoli di creta usate per le ventusati
(pompate); una bottiglia con le sanguisughe; collana d’aglio, d’alloro
e vari sacchetti di erbe aromatiche appesi alla tunica come medaglie.
"Che impressione! …. – concluse la moglie, mentre gli anneriva
con della cenere, come tocco finale, gli occhi - …. Sembri proprio un
mago guaritore, uscito dall’inferno! ", "Ah! Ah! Ah!"
risero tutti e tre a crepapelle pregustando la vendetta. Così conciato,
Mastro Bastiano si diresse, verso il convento di Canicattì, in groppa
al suo asino. Si era coperto con un ampio scialle nero per non dare nell’occhio
per le vie del suo paese. Era certo di trovare li il suo maledetto
monaco, perché grazie a Dio aveva ancora dei "santi in
paradiso"; poiché, il gobbo del macello di Canicattì, che
ogni venerdì veniva a vendere le frattaglie dell’ultima macellazione,
involontariamente, mentre gli stava vendendo una mezza pancia di vacca,
gli aveva raccontato della meraviglia che aveva destato, prima di
Natale, la scannata (macellazione) di un colossale porco;
"Mai visto niente di simile in venti anni di lavoro al macello, ….
- diceva - …. lo ha portato un certo Padre Cosimo, del convento di
Canicattì, tanto devoto quanto spilorcio, pensa che si è preso persino
l’ultima goccia di sangue per farsi, come un papa, una mangiata di sangiunaccio
(insaccato di sangue bollito)". Se l’era fatta la scorpacciata
frate Cosimo e per questo che adesso Mastro Bastiano si trovava proprio
sotto le mura del convento ed iniziava a "vanniare"
(grido da venditore): "Affilo coltelli, aggiusto ombrelli, faccio
rientrare le "uallare" (ernie), sollevo i rognoni
(reni)! Miracoli faccio! Avete l’ombelico caduto? Avete lo sturbo
muto (il nervoso)? Vi guarisco da fratture e fatture! Avete mangiato
carne di gatto, di cane o di porco? Al vostro pertugio, se avete la
diarrea, io ci metto il tappo! Pomate d’oriente e tisane fumanti!
Chiamatemi subito o voi sofferenti!" Aveva appena, appena concluso
la sua "vanniata" che si sentì subito chiamare:
"Venite, venite è la Provvidenza che oggi vi ha mandato" era
un fraticello che si era affacciato al grande portone del convento. A
mastro Bastiano già gli brillavano gli occhi, felice, perché l’ora
della vendetta oramai era prossima. "Entrate, entrate …. - lo
pregò quel fraticello - …. c’è il nostro Padre Priore che sta
molto male, molto male! E’ da cinque giorni che ha degli atroci dolori
allo stomaco, come se dieci muli, appena ferrati, gli stessero ballando
sopra la pancia. Povero Padre Cosimo! …." e lì giù lacrime
grosse quanto un chicco d’uva Italia. "Ma cosa avete mangiato al
convento per Natale?" chiese mago Bastiano "…. Chi
noi? Niente per carità! Il nostro buon Padre Cosimo ci ha imposto la
purgazione dell’anima e del corpo per Natale. Come sacrificio per la
Gloria di Nostro Signore. L’abbiamo celebrato con preghiere e digiuno,
a Ave Marie, pane e acqua. Ci siamo purgati per i peccatori! E’ la
nostra missione, sapete!? …." "…. Vedo, vedo …. - disse
Mastro Bastiano guardando le quattro ossa del fraticello - …., come si
spiega allora tutto sto mal di pancia del priore? …." "….
Mah, …. - disse il frate - …. è un mistero che nessuno riesce a
spiegarsi! Come noi, il Santo Padre ha digiunato, ma cosa alquanto
strana, più digiunava più ingrassava; più pregava più gli cresceva
il doppio mento. Pensate un po’! Rifiutava persino il pane, quel sant’uomo;
si nutriva solo di acqua e Rosario! Ma il diavolo veniva a tentarci.
Ogni tanto, anzi spesso, arrivavano certe folate di odori di mangiare
che ci facevano rizzare i capelli in testa! …." "…. Era
per caso odore di arrosto di carne di porco? …." chiese con dotta
espressione il Bastiano, "…. Ma siete proprio un mago! Come avete
fatto a indovinare? Proprio così …. - ingenuamente ed ignaro rispose
il frate - …. ma non solo di salsiccia arrostita. Un mattino ero
seduto in chiesa con gli altri fratelli e mentre recitavamo il Rosario
sentimmo arrivare un forte odore di sugo con le cotiche; un’altra
volta odore di "sanguinaccio" fritto e ancora costate
arrosto; lardo fritto di mattina, mezzogiorno, sera e persino una volta
anche di notte. Un giorno sentendo odore di piedi di porco rosolato con
le lenticchie, svenni e mi risvegliai solo grazie alle urla del povero
Padre Cosimo. Da allora la tentazione del cibo, grazie a Dio, è
sparita. Ma adesso siamo afflitti dai terribili lamenti del Padre Priore
che gli si sono attorcigliate le budella dal digiuno e sono cinque
giorni che non va di corpo: ne di sopra ne di sotto! Non è un mistero
questo?" "…. Veramente strano, molto strano …. - disse,
con fare sospettoso, Bastiano, portandosi la mano sulla bocca, e poi -
…. adesso portatemi dal malato!" ordinò tutto ad un tratto.
Intanto si erano avvicinati altri fratelli, anche loro con le spalle
curve e molto magri. Lo condussero in un’ampia sala, dove c’era un
grande tavolone al centro con tante sedie attorno e, in un angolo, un’alcova
con un grande letto dove giaceva agonizzante Padre Cosimo. Ma quanto era
grasso! Era quasi irriconoscibile! Somigliava tanto al porco che gli
aveva rubato, messo così a pancia in aria e con la bocca aperta da dove
uscivano angosciosi lamenti; "Male, molto male!" sentenziò
mago Bastiano, "Che volete dire? …." dissero in coro
preoccupatissimi i frati, "Proprio questo, fratelli miei: IL
MALE! …." rispose Bastiano, sbattendo il bastone a terra,
al quale aveva appeso delle "cianciane" (campanelli); i
fraticelli ebbero un minuto di paura; "…. E’ inutile
nasconderlo, …. - continuò Bastiano - …. sono molto pratico di
queste cose e vi posso giurare che il vostro priore, essendo un’anima
santa, è stato vittima della "tentazione in persona";
è come se nel suo corpo vi fosse un porco di cento cantara
(quintali) e non riesce a scacciarlo fuori! Ma non vi preoccupate ci
sono qua io!…. "; tutti i fraticelli si fecero il segno della
croce terrorizzati, "…. ma vi raccomando …. - continuò
Bastiano - …. io adesso farò tutto il mio possibile per liberarlo, ma
voi non dovete assistere a quello che farò. Sapete!? Segreti del
mestiere! Poi, potete impressionarvi; quindi l’unica cosa che dovete
fare e di stare fuori, dietro la porta, a pregare, pregare, pregare.
Attenzione però! Sentirete delle urla infernali, quasi inumane. Non
lasciatevi tentare di aprire la porta, se no sarà tutto inutile, anzi!
…. Più sentirete urlare il vostro priore, più starà guarendo.
Allora state tranquilli e sereni, datemi la vostra benedizione ed io
entro in nome del Giusto!". Mandò, quindi, fuori i fratelli,
chiuse a chiave la porta dietro le sue spalle e si avviò verso il
letto. Padre Cosimo gemeva come un cane bastonato: "Aiutatemi, voi!
Oh che dolori! Mamma Santissima mia, che sofferenza! Fate presto, fate
presto che sto morendo! …. - implorava - …. Mi è rimasto tutto
sullo stomaco, un blocco, un blocco! Liberatemi! …." "Io
sono qua per questo, Santo padre! …. - disse Bastiano con sguardo
soddisfatto, l’ora della vendetta finalmente era arrivata - ….
Fatemi toccare qui, …. e qui …." ed intanto con il palmo della
mano gli premeva forte la pancia, "…. Che male! Che male!"
urlava il padre, "…. Voltatevi a pancia in sotto!" ordinò
Bastiano. Con molta fatica Padre Cosimo si mise in quella posizione;
Bastiano, allora, gli tirò su il saio e gli calò le braghe; che
orrendo spettacolo! Non aveva mai visto un sederone così grasso e
pasciuto. Prese la saccoccia e ne trasse fuori una corda con la quale lo
legò velocemente al letto; poi trasse fuori una grossa grattugia e un
sacchetto pieno di sale che cosparse su quel grosso sederone "Cosa
state facendo, dottore?!" chiese sofferente il frate, "Sto
liberando il porco che c’è in voi" rispose tutto contento
Bastiano. E incominciò a strofinare la grattugia su quelle enormi
natiche tonde e grasse, avanti ed indietro; le urla di dolore di Padre
Cosimo erano veramente disumane "Aiuto, aiuto!" gridava;
"E allora! E’ un porco o uno scampirro?" gli chiese urlando
Bastiano. Alla parola scampirro, Padre Cosimo capi che non poteva
capitare in mani peggiori e si mise a urlare ancora più forte, come un
indemoniato: "Misericordia! Pietà! Aiuto! Basta!". I
fraticelli che udivano da dietro la porta quelle urla bestiali,
pregavano dicendo: "Sia lode al Nostro Signore, per la guarigione
del nostro priore, che più urla, più in fretta guarisce!" I
glutei del povero frate erano, oramai, ridotti come un colabrodo e
Bastiano infieriva ancora: salava e grattugiava, salava e grattugiava e
mentre rideva di gusto continuava a dire: "Era porco o scampirro?";
Padre Cosimo stremato da quel martirio, più doloroso del mal di pancia,
cominciò a implorare: clemenza, misericordia e perdono, promettendogli
di dare tutto ciò che voleva pur di porre fine a quella massacrante
tortura. Era come se fosse all’inferno e un demonio gli inforcasse il
culo; gridò con quanto fiato aveva ancora in gola: "Si avete
ragione! Era un porco, un porco e non uno scampirro! Ma ora smettetela
…." "E cosa mi darete in cambio se la smetto?…. " gli
chiese Mastro Bastiano mentre continuava a grattare "…. Vi darò
…. - gridava il monaco - …. cinque muli carichi di ciò che volete
…." "…. Poco è!" ribadì Bastiano "…. e
ancora due capponi, conigli, capre e le 600 tarì, il prezzo del vostro
porco; però ora basta che sto morendo". A quelle parole la pancia
si sciolse in una grande scarica di diarrea che ci vollero tre giorni
per pulire quella stanza e per due settimane rimase ancora l’odore
acre di quella maestosa "cacata". Ai fraticelli fu
ordinato dal padre priore di caricare i muli con tutto ciò che il mago
dottore avrebbe desiderato. Gli furono riempite le tasche di 1.000 tarì,
il prezzo della scommessa vinta, e fu accompagnato fino a casa dai
fraticelli; i quali lo aiutarono pure a scaricare tutto quel bene di
Dio. La gioia e la sorpresa di Commare Assunta con la nipotina fu tanta
che non smisero di ballare dalla sera fino all’alba del giorno
successivo. Padre Cosimo si ritirò eremita in una grotta presso le
vicine montagne di Racalmuto e concluse i suoi giorni vivendo di pane
acqua e preghiera, ringraziando Iddio di avergli salvato, se non il culo,
almeno l’anima. |
|