AGLI AMICI POETI
In quel di Montedoro, a luci accese,
stanno gli amici miei a poetare,
a raccontar le glorie del Paese
e tutti i loro versi a recitare.
Scritti in un libro e ai pronipoti dato
stanno tanti ricordi, storie e amori,
in lingua ed in dialetto declinato
per meglio tramandare i propri ardori.
Io me ne sto solingo qui a Milano
all’ombra delle guglie e dei merletti
che adornano il tempio, e parmi strano
lasciar cotanti amici soli soletti.
Se in mano palpita a Milano il cuore
sul Monte Ottavio il mio volando sbatte,
e in quella sala aleggia in queste ore
che attenta ascolta e poi le mani batte.
Vedo la poetessa amica mia,
di onori piena e gloria in ogni dove,
mostrare i suoi bei quadri in poesia,
che tutta l’anima aprono ed il core.
Sento di Falci ogni sua avventura
che a "spirlicchiu" giocava ancor bambino,
e l’altro Nicolò che i mali cura
in lingua ci racconta il suo "becchino".
Di Lina ascolto i suoi versi d’amore
la "follia" ed il "tempo" e
"primavera",
e di sua mamma ammiro il grande ardore
raccontar la "vaneddra" sì com’era.
Il nipotino assiso stringe la mano
ed ascolta le mie storie e "La mia terra":
sperando che un bel dì senta il richiamo
del profumo che l’avo in cuor rinserra.
Plauso a Paruzzo che autore è stato
della raccolta, promotore e anello:
sicuri che del tempo ormai passato
andrà orgoglioso in nostro Paesello.
Federico
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